di Paolo Gabriele
NELLA SECONDA META’ DEL SECOLO XV DUE CONDOTTIERI DI VENTURA DIVENUTI FEUDATARI DI ALCUNI TERRITORI IN MOLISE DIEDERO DEL FILO DA TORCERE A FERDINANDO D’ARAGONA NUOVO RE DEL REGNO DI NAPOLI. DOPO QUELLE DI LIMOSANO E CAMPOBASSO VIENE INDIVIDUATA L’ATTIVITA’ DI UNA NUOVA ZECCA IN MOLISE, QUELLA DI TERMOLI. CRONOLOGIA DELLE EMISSIONI.
Nella ventiquattresima asta numismatica della sanmarinese Artemide svoltasi il 26 e 27 giugno 2010 il lotto n. 445 era così catalogato: Campobasso Nicola II di Monforte (1460-1461). Tornese. (riferimento:) D’Andrea-Andreani tipo 9. Mi (mistura). Peso grammi 0,40 (rarità:) RRR. (conservazione:) MB+ ed il prezzo a base d’asta era di 60 euro. Il lotto in questione è stato aggiudicato a 65 euro più diritti d’asta.
Ebbene la moneta del lotto 445 ha fatto ritorno in Molise ed ora appartiene ad un collezionista privato che, sapendo della mia passione per la numismatica e che studiavo monete molisane, mi ha mostrato la sua nuova conquista.
Ho esaminato la moneta cercando di leggerne le lettere del diritto e del rovescio. A causa della conservazione non ottimale, non è stato compito facile comprendere se la catalogazione data dalla casa d’aste fosse esatta o meno, ma, aiutandomi con il libro Le monete del Molise scritto da D’Andrea, Andreani e Bozza, ho scoperto che la moneta era più interessante di quanto non si potesse pensare, poiché, con certezza, ho avuto modo di appurare che la moneta era come quella classificata al n. 5 del libro sopra citato trattandosi della zecca di Limosano, di recente scoperta, e che quindi la catalogazione della casa d’aste era sbagliata ed era sbagliato anche il peso poiché ho verificato essere di 0,60 grammi anziché 0,40. Infatti, nonostante la moneta presenti evidenti tracce di ribattitura (la ribattitura è sempre su un denaro tornese, ma con conii invertiti: dove vi era la croce nel campo vi è il castello, e viceversa, dove vi era il castello, nel campo, vi è la croce) sul diritto della moneta, nel campo, vi è una croce patente entro cerchio lineare e nella scritta si intravedono + IACO [lettere illeggibili:BIIS X MO (rosetta)], mentre al rovescio, nel campo vi è un castello sormontato da croce che taglia la scritta dove si legge + NICOLAVS. (TE lettere illeggibili). Nonostante alcune lettere illeggibili e nonostante la ribattitura, per esclusione, si giunge facilmente alla conclusione che trattasi, come detto, della tipologia monetale catalogata per la prima volta sotto la zecca di Limosano al n. 5 del lavoro sopra citato. Di questo denaro tornese ne era conosciuto dagli autori un solo esemplare.
Come scrive il dr. Mario Pagano, che qualche anno fa è stato Soprintendente ai Beni Archeologici del Molise e si è interessato a che la Soprintendenza acquisisse delle monete medievali appartenenti alla storia molisana, nel suo studio sulle monete di Limosano, la lettera T, presente nella leggenda del rovescio di questa tipologia monetale,viene subito dopo il nome NICOLAVS (Nicola) del conte di Campobasso, e, dopo la lettera T e prima che la leggenda termini alla croce, vi è lo spazio che accoglie un’altra lettera illeggibile ma che si desume potrebbe essere una E od una I.
Da documenti d’epoca e studi risulta che Nicola di Monforte, il cui vero nome era Niccolò, fu conte di Campobasso e Termoli. Egli fece battere moneta dalla zecca di Campobasso situata presso il castello che domina la città e che recava e reca, ancor oggi, il nome del suo casato. Perciò confermerei l’ipotesi del dr. Mario Pagano poiché, essendo Nicola di Monforte conte anche di Termoli, è plausibile che egli abbia fatto coniare monete nella città che si affacciava sull’Adriatico istituendovi, di propria autorità, una zecca.
Giuseppe Ruotolo, il primo studioso a dedicare un libro alla zecca di Campobasso, attesta che i denari tornesi di questa città, ed io aggiungo molisani, furono volutamente coniati ad imitazione di quelli che circolavano in Abruzzo, in Molise, nei Balcani e nel Mediterraneo e, in generale, nel Regno di Napoli. Tutti da un lato avevano il castello e dall’altro la croce imitando il denaro tornese francese, una moneta ben conosciuta ed accettata poiché circolava dalla fine del XIII secolo. Gli originali denari tornesi erano, però, di buona lega d’argento mentre in Molise, per risparmiare su questo metallo, si utilizzava una tecnica che consisteva nell’applicare un’amalgama di mercurio e di argento sul tondello di rame, in tal modo il mercurio, al raffreddamento, si volatilizzava ed allo stesso tempo fissava l’argento sul rame. Terminata questa operazione si passava a battere la moneta.
Segue: articolo completo in formato PDF (2,3 MB), anteprima da Panorama Numismatico nr.263 di prossima uscita.