di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr. 111 / Settembre 1997
Questo contributo tende a mettere in luce alcune picco le varianti di conio riscontrate nelle monetazioni del Governo Provvisorio di Venezia in carica tra gli anni 1797 e 1798 e della Repubblica Napoletana del 1799. Non si tratta certo di varianti importanti e di grande interesse, per così dire, collezionistico. Derivano semplicemente dall’attenta osservazione di numerosi esemplari comparsi nelle vendite pubbliche degli ultimi quindici anni mettendo così a nudo alcune differenze nella predisposizione dei coni. L’elenco che ne deriva di certo è ben lontano dall’essere completo, tuttavia si spera di aver puntualizzato come, anche nella monetazione contemporanea, specie per certe zecche ed in alcuni periodi, si possano trovare coni sensibilmente diversi gli uni dagli altri.
L’analisi infatti è sicuramente più fruttuosa nelle monetazioni proprie di periodi di emergenza ma lo è soprattutto per la produzione di quelle zecche che meno erano attente allo standard qualitativo delle emissioni, non tanto sotto il profilo del contenuto intrinseco, quanto piuttosto nell’aspetto esteriore. Tutti sanno. ad esempio, che sono rarissime le varianti nella monetazione milanese dei periodi napoleonico ed austriaco, al contrario, ancora in pieno Ottocento, durante il regno di Ferdinando Il di Borbone, la zecca di Napoli varia va sensibilmente da un anno all’altro i suoi coni per cui i collezionisti si sono sempre sbizzarriti alla ricerca di varianti curiose, talvolta capitando di fronte a vistosi errori da parte degli addetti alla produzione dei coni. Per quanto riguarda la letteratura su questo argomento, bisogna dire che gli autori non sono mai andati oltre a qualche generica osservazione.
Trattandosi di monetazione contemporanea sono veramente numerose le opere che trattarono le zecche di Venezia e Napoli nel periodo considerato, L’opera che sicuramente deve essere presa come riferimento primo ed indispensabile è senza dubbio quella di Antonio Pagani, Monete italiane dall’invasione napoleonica ai giorni nostri, opera che ha conosciuto ben tre edizioni. Però, come è avvenuto per il Corpus Nummorum Italicorum. l’indicazione delle varianti avviene quando esse siano di carattere epigrafico, vale a dire quando vi siano differenze nell e leggende, come la presenza o meno di punti o di differenti abbreviazioni. Raramente invece vengono anche soltanto accennate varianti nella composizione dei coni o nei par ticolari de lle raffigurazioni. La stessa impostazione è sta ta seguita da tutti gli altri cataloghi o prezzari che sono stati editi dopo quello del Pagani. Del resto è evidente che soltanto studi specialistici possono arrivare alla segnalazione delle varianti meno appariscenti (che sono appu nto quelle che non si riscontrano ne lle leggende). Anche le opere dedicate espressamente alle zecche in oggetto, Venezia e Napoli, non hanno approfond ito questo aspetto.
Per la prima abbiamo preso in considerazione il volume di Raffaele Paolucci, La zecca di Venezia, volume II, per la seconda quello di Michele Pannuti e Vincenzo Riccio, Le monete di Napoli. Entrambe non fanno però cenno a differenze nei coni, come del resto era da aspettarsi in lavori che necessariamente dovevano sintetizzare in poche centinaia di pagine migliaia di monete ed un numero praticamente infinito di varianti.
Per un quadro complessivo storico e numismatico si rinvia ad opere specializzate ed in particolare. per un efficace riassunto, all’articolo di Paolo Pini, Le nuove municipalità espresse nelle monete, parte I e II , in Panorama Numìsmatico numeri 64 e 65, 1993.
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Il dipinto “Venice with boats” è opera di Ricardo Massucatto, per informazioni vedi questo sito