Basato su una vasta bibliografia e sull’analisi di numerosi archivi inediti, sia privati che pubblici (circa 4000 lettere esaminate!) questo libro, presentando in ordine cronologico i grandi numismatici provenzali da Nicolas Fabri de Peiresc, il grande erudito umanista di Aix, all’archeologo Henri Rolland, passando per i presidenti Jules e Alexandre Fauris de Saint-Vincens, il collezionista Roger de Meyran, marchese di Lagoy, il naturalista Esprit Requien, il disegnatore Joseph Laugier e l’archivista Maurice Raimbault, delinea una storia della numismatica provenzale facendo rivivere l’attività di questi antiquari in un ambiente numismatico vario e composito, con i loro pregi e i loro difetti. Ma, dati i legami storici tra la Provenza e l’Italia e la propensione dei numismatici provenzali per questo paese, in questo libro si parla spesso di numismatica italiana.
Si parla innanzitutto del viaggio in Italia di Peiresc e dei suoi contatti con il cardinale Alessandro Albani, di cui Peiresc ammirava la collezione a Roma, con Fulvio Orsini e Antonio Possevino, incontrati a Venezia. Ci sono anche i corrispondenti italiani del padre gesuita Alexandre-Xavier Panel (1699-1764), che utilizza l’opera di Anselmo Banduri: il conte Mezabarba (il cui catalogo della collezione numismatica era di proprietà di Charles François de Calvière) e suo figlio abate; nonché Scipione Maffei, che era anche in corrispondenza con Joseph de Seytres, marchese di Caumont. Quanto al presidente Jules Fauris de Saint-Vincens, egli discute le opere del prelato romano Casali e corrisponde con padre Fabrici.
Ma è soprattutto nella corrispondenza del marchese Roger de Lagoy, interessato alle imitazioni italiane delle monete francesi (in particolare quelle di Déciane), che compaiono i numismatici italiani. Vi sono riferimenti puntuali o bibliografici, come a Cordero San Quintino di Torino citato da Saulcy, i libri di Muratori (Firenze 1749) di cui Lagoy propone una copia a Requien (che ha conservato un autografo di Ennio Quirino Visconti), o di Francesco Carelli, che Soret, corrispondente svizzero di Lagoy, rifiuta di acquistare nel 1850 perché troppo costoso (80 f.). Carlo Strozzi spera di poter incontrare Lagoy nel 1837. Lo stesso anno, Désiré Raoul-Rochette mette in contatto Lagoy con l’abate Gazzera, segretario permanente dell’Accademia di Torino. Un mercante, Gasparre de Nattino, propone delle monete greche al marchese de Lagoy (1823). E poi c’è l’audacia di Domenico Sestini che, avendo appreso della scoperta della famosa dracma di Glanum da parte dei marchesi di Lagoy nel 1820, si crede autorizzato a pubblicarla prima dei suoi scopritori, senza nemmeno averla vista di persona, nel 1821. Lagoy chiederà il suo libro al mercante Rollin (1844) e Requien, conservatore del museo Calvet di Avignone, si offrirà di prestarglielo nel 1849. Ma il corrispondente italiano privilegiato di Lagoy era Domenico Promis, conservatore del Gabinetto di Torino (sette lettere conservate), che inviava a Lagoy i suoi libri sulle monete di Asti, della Savoia e del Piemonte e riceveva i suoi articoli, e che scambiava monete con Lagoy e con il già citato numismatico svizzero Soret: Promis forniva soprattutto monete orientali e cercava quelle savoiarde, come una grossa moneta inedita attribuita a Luigi di Savoia barone di Vaud, o matapan, in particolare uno di Teodoro di Monferrato che gli fu inviato sotto il sigillo di una lettera!
Promis entrerà poi in corrispondenza con Joseph Laugier, conservatore del Gabinetto di Marsiglia che, su sua richiesta, nel 1868 gli invierà i suoi opuscoli sulle monete dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme; Promis gli invierà in cambio la sua memoria sulle monete di Siena, conservata ancora oggi, insieme alla maggior parte della biblioteca numismatica di Laugier, presso l’Accademia di Aix. Laugier, che parla italiano, è in contatto con numerosi commercianti di monete in Italia: E. Berardini di Pesaro, che gli procura una doppia d’oro di Paolo V per Avignone (300 f.), Rodolfo Ratto di Genova (nel 1897-1898), Giulio (Jules) Sambon di Firenze, e ancora O. Vitalini di Camerino, poi di Roma, che fornisce al Gabinetto di Marsiglia una quadrupla d’oro di Clemente VIII per Avignone, degli augustali di Carlo d’Angiò e dei solidi romani. Laugier possiede il catalogo della collezione Luigi Palmadi Cesnola, l’opera di Gennaro Riccio sulle monete della Repubblica Romana, la monografia di Girolamo Rossi sulle monete di Monaco (1885) e i due volumi di Reposati del 1772 e 1773. È in contatto scientifico con Camillo Brambilla di Pavia, che si congratula con lui per il suo lavoro sulla monetazione del re René e sulle monete romane di Arles e gli dedica le sue Annotazioni numismatiche, oggi conservate nella biblioteca Arbaud dell’Accademia di Aix. Guido Gaucich gli chiede una descrizione delle monete di Firenze conservate nel Gabinetto di Marsiglia per la monografia che sta progettando. Laugier è anche in contatto con un contabile monegasco, Joseph Bellando de Castro, che come lui colleziona biglietti e monete e che gli fornisce informazioni sul mercato numismatico di Monaco alla fine del XIX secolo (valore degli scudi di Pio IX e dei Marengo, nonché dei luigi d’oro reali che i monegaschi mettono in grande risalto. Vedremo che anche il Principato di Monaco è ben presente in questo libro).
Corrispondente e fornitore di Lagoy, François Chaix de Verninac è in contatto con Giovanni Pietro Campana. Il libro non tralascia il grande numismatico nizzardo Eugenio Cais di Pierlas che, fedele alla Casa Savoia, lasciò Nizza per Torino quando la contea fu annessa alla Francia nel 1860. Maurice Raimbault, molto legato a Monaco, entrò in contatto con la Reale Casa Savoia scrivendo al barone Domenico Carutti di Cantogno, senatore del Regno, per ottenere, come favore eccezionale, quattro impronte dei luigini di Seborga per illustrare il suo studio. Il corrispondente di Raimbault, Georges de Manteyer, cercò il volume del Corpus Nummorum Italicorum sul Piemonte per completare quello sulla Savoia che già possedeva; nel 1935 pensò di cedere al Principe Luigi II di Monaco la sua splendida collezione di monete provenzali e francesi sotto forma di rendita vitalizia. Un altro corrispondente di Raimbault, Roger Vallentin du Cheylard, era in contatto con Eduardo Martinori, il cui studio fu oggetto di una recensione di Léon-Honoré Labande nel 1907. Lo stesso Labande, archivista e poi ministro del Principe di Monaco, confermò a Raimbault che nel 1936 il Principato aveva preso in considerazione l’idea di creare una propria moneta, garantita dalle proprie riserve auree. Ricordiamo infine che fu a Mario Ratto che Henri Rolland cedette nel 1930 la sua rivista «Courrier Numismatique».
Questo libro non riguarda dunque solo la numismatica del sud-est della Francia, ma anche quella italiana e persino europea, grazie ai numerosi collegamenti con Svizzera, Belgio, Germania e Regno Unito.
Gli indici dei nomi dei numismatici e delle curiosità facilitano la consultazione dell’opera.
Jean-Louis Charlet
Figures de numismates en Provence. Esquisse d’une histoire de la numismatique provençale (XVIe-XXe siècle)
Coll. Bibliothèque des Lumières 101
Droz, Carouge (Genève) 2025
pp. 544, euro 65,40
ISBN: 978-2-600-06613-6
ISSN: 1660-5829
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