di Luciano Giannoni
Nella premessa al mio lavoro sulle monete di Piombino, uscito su PN1, scrivevo: Per tale ragione ho ritenuto utile elaborare questi “appunti” partendo dal Corpus Nummorum Italicorum, vol. XI, tenendo conto di quanto, dal 1929 ad oggi, è emerso della pur rara monetazione piombinese. Parliamo di “appunti” e non di opera compiuta proprio perché crediamo, anzi speriamo, che sia ancora possibile reperire ulteriori informazioni ed elementi in grado di aggiornare ed ampliare le conoscenze in merito.
A distanza di qualche mese un collezionista privato, che qui ringrazio per avermi fornito le foto della moneta e avermi permesso di pubblicare la notizia, mi ha messo a conoscenza dell’esistenza di una crazia di Giovan Battista Ludovisi datata 1693.
Come sanno coloro che si occupano di monetazione piombinese, la rarità non riguarda esclusivamente le coniazioni in oro e argento di Giovan Battista ma anche la sua monetazione in rame (soldo, duetto e quattrino). Tuttavia, se per le monete in metallo prezioso uno dei motivi, forse il principale, della esiguità degli esemplari conosciuti – quasi tutti presenti in collezioni pubbliche italiane ed estere – sta nella pratica della rifusione, per quanto concerne la monetazione in rame e mistura la ragione cui imputare tale rarità va cercata essenzialmente nel ritiro che fu fatto di tali monete a causa della loro “superfluità2 aggravata, per quanto riguarda le crazie, del loro basso valore intrinseco in argento.
Dopo numerose lagnanze fatte dagli Anziani a seguito del bando del Granduca di Toscana che proibiva l’uso delle “monete nere” piombinesi nel territorio granducale, procurando gravi danni alla fragile economia del Principato – si tenga conto che lo Stato piombinese era pressoché circondato dal Granducato e quindi il bando di fatto strozzava ogni attività commerciale – il Principe Ludovisi si decide nel maggio 16683 a bandire a sua volta tali monete dal proprio Stato 4, coniando contemporaneamente una nuova crazia (fig. 1).
Tale emissione, tuttavia, non ottiene gli effetti sperati e non ottiene il favore né dei piombinesi né, cosa di non poco conto, dei confinanti tanto che anche questa viene tolta dalla circolazione5 e solo dopo 25 anni riprende, tardivamente, la coniazione di monete in rame e mistura senza che comunque venga risolto il problema essenziale e cioè la non rispondenza rispetto a uno standard accettabile sia dal punto di vista ponderale che del valore intrinseco; non a caso, alla morte di Giovan Battista Ludovisi, le sue monete in rame e mistura verranno nuovamente e definitivamente tolte dalla circolazione.
A conferma della rarità di questa monetazione, negli ultimi 10 anni mi risultano solo due crazie passate in asta e precisamente una nell’asta Artemide del 3.5.04 – riproposta poi in asta Nomisma 47 – e una nell’asta Negrini 31. Inoltre, nel mio personale database sono riuscito a reperire le immagini di sole sei crazie, compresa quella oggetto di questa nota (fig. 2):
Fig. 2.
D/ D•IO•BAT• LVD D•G
Stemma Ludovisi semiovale coronato, ornato di cartocci.
R/ PROTE GE•NOS
La Beata Vergine a mezzo busto col Bambino sedente sul braccio sinistro. In esergo 1693. (CNI XI, manca).
La moneta presenta un foro di appensione realizzato con una punta a sezione quadrata, realizzato a partire dal rovescio, ha un diametro pari a 18 mm e un peso di grammi 0,90.
Fino ad oggi, dunque, si conoscevano le crazie di Giovan Battista Ludovisi a partire dal 1694; il C.N.I. riporta infatti, oltre alla rarissima crazia del 1668, due crazie dell’anno 16946, due del 16957 e una del 16968; anche nel volume del M.I.R. dedicato alle zecche minori della Toscana sono riportate le stesse date9. Io stesso, nel mio recentissimo lavoro, davo per ovvia la coniazione di queste crazie solo a partire dal 1694.
Con questa moneta si rimedia ad una lacuna, riportando indietro di un anno l’inizio delle coniazioni delle crazie di Giovan Battista Ludovisi.
Riferimenti bibliografici
AA.VV., 1929 – Corpus Nummorum Italicorum, vol. XI, Toscana. Zecche minori, Roma.
A. Del Mancino, 1969 – La Crazia con S. Anastasia di Giovan Battista Ludovisi Principe di Piombino, in «Rivista Italiana di Numismatica», vol. XVII, serie quinta, LXXI, pp. 145-164.
L. Giannoni (a cura di), 2011 – La Zecca di Piombino. Da Jacopo VII a Giovan Battista Ludovisi, Campiglia M.ma.
L. Giannoni, 2014 – Le monete del Principato di Piombino e del Principato di Lucca e Piombino. Appunti per un aggiornamento del Corpus Nummorum Italicorum, San Marino.
A. Montagano, s.d. – Monete Italiane Regionali. Toscana, zecche minori, Pavia.
Note
- Panorama Numismatico», 287, p. 5 dell’inserto. ↩
- Così furono definite tali monete dagli Anziani di Piombino in una loro lettera di lamentela scritta alla vedova di G.B. Ludovisi; Archivio Storico del Comune di Piombino (ASCP), Comunità di Piombino, “Leggi e ordini del Principato di Piombino 1623-1745”, c. 68 v. ↩
- ASCP, Comunità di Piombino, “Libro dei Consigli 1694-1706”, c. 159 v. Si ricorda che l’anno è in “stile piombinese” e, a partire dal 25 marzo, corrispondeva all’anno comune +1. ↩
- Per ulteriori approfondimenti sulla corrispondenza in materia tra gli Anziani e il Principe e sulla bontà della monetazione piombinese, si veda E. Peccatori, L. Giannoni, in L. Giannoni, 2011. ↩
- Mancano tuttavia, ad oggi, documenti precisi indicanti quando e perché si sia cessata la coniazione di tale crazia. ↩
- C.N.I., vol. XI, nn. 8 e 9, p. 280 e Tav. XVII, 21. ↩
- C.N.I., vol. XI, nn. 22, 23 e 24, p. 282 (ma la n. 23 è in realtà relativa al disegno dello Zanetti). ↩
- C.N.I., vol. XI, n. 28, p. 283. ↩
- M.I.R., Toscana, zecche minori, p. 168, nn. 372, 372/2, 372/3. ↩