GIOVANNI PIETRO CAVAZZONI ZANOTTI FU UN POLIEDRICO ARTISTA E SCRITTORE BOLOGNESE DEL SETTECENTO. ECCO LA SUA MEDAGLIA.
a, oppresso da un parruccone che gli scende fin sulle spalle e con una vistosa cravatta a sciarpa annodata sul collo, ha il volto statico, il naso pronunciato e gli zigomi in rilievo. Nel giro si legge: IO. PETRVS CAVAZZONVS ZANOTTVS. Nel rovescio è raffigurata una figura femminile, volta a destra, con vesti classiche, seduta su una sedia, in atto di dipingere su una tela poggiata sopra un cavalletto. E’ la rappresentazione allegorica della Pittura realizzata in stile classico. E’ la Pittura che copia il creato. Nel margine vi è la frase: IMITATIO RERVM NATVRAE (imitazione delle cose della natura). Non vi sono, sigle né simboli. Purtroppo nella medaglia non si scorgono neppure elementi originali di forza espressiva, probabilmente perché la lavorazione non era ancora perfezionata e, per questo non lascia vedere, nella sua funzione di prova, quale noi la consideriamo, quel realismo che dovrebbe coincidere con lo spirito emergente del suo tempo. Se questo esemplare, posto all’interesse dei lettori, fosse stato prodotto con un metallo nobile, avrebbe certamente mostrato una suggestiva e vibrante morbidezza. Si sa che Bologna, specie nel Settecento, era una città dedita alla cultura e alle arti che per altro testimoniavano l’intenso rapporto esistente tra la città stessa e gli artisti di talento, che numerosi vi vivevano e vi operavano. Giovanni Pietro Cavazzoni Zanotti era uno di questi.
Egli era nato a Parigi nel 1674 e morì a Bologna nel 1763. Studiò pittura con i maestri dell’epoca e di uno di questi, tracciò la biografia nel suo volume Nuovo fregio di gloria a Felsina sempre pittrice edito a Bologna nel 1703.Ricoprì la carica di segretario dell’Accademia Clementina appena fondata nel 1709. Egli, inoltre, aspirò al ruolo di consigliere e guida dei suoi princìpi, quelli del classicismo. Nel 1739 scrisse due volumi sulla Storia dell’Accademia Clementina di Bologna, inserendovi le biografie degli artisti attivi tra la fine del Seicento e il primo periodo del Settecento. L’opera fornisce una seria indagine sui lavori realizzati dagli artisti in essa menzionati. Nel 1756 diede alle stampe gli Avvertimenti per lo incamminamento di un giovane alla pittura, dove espose diffusamente i precetti artistici basati sulla teoria dell’imitazione. In quel tempo tale teoria era propagandata con vari mezzi e sistemi e anche la scritta del rovescio della medaglia servì per affermare l’apertura alle opere classiciste bolognesi. Si era già attuato un primo legame con l’antichità classica tornata in auge assieme ai “filosofi della natura” che cercavano di dare spiegazioni materialistiche del mondo naturale e per questo si trovarono in contrasto con alcuni principi della fede e di conseguenza erano passibili di ostilità e persecuzioni. Erano considerati addirittura una minaccia per il mondo cristiano, ma erano soprattutto nemici dell’ignoranza e della grettezza delle classi dominanti, poiché alle masse popolari queste battaglie filosofiche non interessavano affatto. Tali innovazioni riguardanti il carattere artistico e culturale imitavano il mondo classico greco e romano ed erano difese con vigore. Vi è da dire che siamo nell’epoca dei “lumi” in cui si riafferma la volontà di indipendenza sociale in conflitto con l’intolleranza e l’oscurantismo della società del tempo appena trascorso. La Pittura in questo lavoro incisorio è rappresentata con spirito classico puro e semplice e comprensibile a tutti. La medaglia, inoltre, vuole esprimere una mentalità, un costume nuovo e intende anche tarsi portavoce di un mondo diverso appena cominciato, libero, dinamico ed operoso.
Lo stesso rovescio anticipa l’atteggiamento, il gusto e l’indirizzo artistico di cui lo scultore Antonio Canova (Possagno 1757-Venezia 1822) sarà il testimone più celebrato. Del Canova esistono ancora modelli originali in gesso, sculture in marmo, disegni incisioni, medaglie e perfino i suoi attrezzi da lavoro e altri interessanti oggetti, tutti conservati nel Museo Comunale di Possagno dedicato all’artista.
La medaglia viene attribuita all’opera di Petronio Tadolini, nato nel 1727 e morto nel 1813. Scultore e medaglista di fama fu attivo a Bologna dove scolpì statue ed eseguì importanti lavori. Realizzò anche committenze per le cattedrali di Faenza e di Mirandola. Della medaglia sono noti anche esemplari in bronzo prodotti per fusione. Questi pezzi, foggiati probabilmente per scopi commerciali, presentano, nelle due parti, la perdita della nitidezza dei contorni delle figure che appaiono mutilati o cancellati a causa della ripetitiva e non accurata fusione.