Nel 508 a.C. Cartagine stipulò il primo trattato con Roma che riconobbe a Cartagine il possesso della Sardegna ed in base al quale ai Romani venne vietato ogni commercio con l’Isola. Da quel momento Cartagine si impose come uno dei principali attori nel bacino del Mediterraneo e in Sardegna, assoggettando le antiche colonie fenice che risultarono ormai completamente asservite a Cartagine. Al controllo militare del territorio seguì uno stanziamento massiccio di popolazioni puniche nell’Isola, che ebbe grande influenza sulla cultura della Sardegna, soprattutto nelle zone costiere.
All’alba della conquista cartaginese della Sardegna, gli insediamenti superstiti della costa orientale si trovavano in una situazione di evidente depressione economica, forse dovuta al drastico taglio dei rapporti commerciali con l’Etruria. Alla civiltà fenicia, prevalentemente rurale, subentrò una economia più moderna in cui erano le città al centro del potere politico, economico, religioso, militare, che andò estendendosi, oltre che alle coste, anche alle pianure del Campidano ed alla maggior parte dell’Isola, eccettuata la parte montuosa del centro e una buona zona della parte settentrionale. L’introduzione della moneta rappresentò un fattore importante di penetrazione della civiltà punica in Sardegna, sostituendosi al tradizionale baratto che costituiva, per le popolazioni locali, il normale mezzo di scambio commerciale.
Il libro di Mario Perantoni, Guida alla monetazione Punico-Sarda, si propone di fornire agli appassionati una guida semplice e aggiornata sulla monetazione sarda nel periodo punico, ovvero sui tipi monetali coniati in Sardegna o che si ritiene lo siano stati.
Come illustra l’autore nell’introduzione, le prime emissioni puniche trovate in Sardegna sono databili alla seconda metà del IV secolo a.C., probabilmente coniate in zecche siciliane, sarde, maltesi e numide, officine presenti in diversi territori sottoposti all’influenza cartaginese. Si tratta di monete in bronzo che recano sul dritto la testa di Trittolemo (eroe greco legato al mito eleusino di Demetra) e un cavallo al rovescio. Più tardi comparve la tipologia con il profilo di Kore ingioiellata e, sul rovescio, figure di cavallo rampante o profilo equino (la frequente presenza del cavallo potrebbe alludere ad un simbolo della città di Cartagine oppure a una rappresentazione di Ba’al, la divinità maschile cartaginese), con palme o profili di toro (il culto del toro è un elemento ricorrente nel simbolismo religioso protosardo) o tre spighe (a ricordare che l’Isola era il granaio di Cartagine). I cospicui ritrovamenti di queste monete in Sardegna hanno fatto pensare che siano state prodotte anche in una zecca dell’Isola. Le località della Sardegna in cui vennero ritrovate monete punico-sarde sono situate soprattutto nella parte centrale, ove si rinvenne oltre la metà dei ripostigli.
Ancora dibattuta è la questione se le coniazioni siano terminate o meno con l’abbandono dell’Isola da parte di Cartagine (238 a.C.). A sostegno dell’attività delle zecche sarde dopo tale data è la tesi che la tipologia con tre spighe al rovescio sarebbe stata coniata fino al 215 a.C. mentre quella tradizionalmente indicata come l’ultima tipologia monetale sardo-punica, con toro e astro o spiga al rovescio, risalga al periodo tra il 241 e il 238 a.C.
Il libro, ampiamente illustrato con immagini a colori, riporta opportunamente in appendice alcune note sulle lettere presenti sulle monete, e sui simboli e le loro interpretazioni, oltre a un dettagliato elenco delle varianti per ognuna delle tipologie descritte.
Mario Perantoni
Guida alla monetazione Punico-Sarda
Edizioni Grafica del Parteolla 2024
pp. 80, 16 x 24 cm
brossura, illustrato a colori
euro 25,00
ISBN: 9788867913398
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