Tra le monete proposte nelle varie aste si possono trovare pezzi particolari e insoliti. Recentemente mi è capitato di vedere un peso messicano 1966 contromarcato con simboli pontifici (Ex asta Artemide 18 E, lotto 530), inserito nelle monete e medaglie di zecche italiane, che ha subito attratto la mia curiosità. La sovrastampa, al centro del dritto, è costituita da un tondello con il gonfalone papale e le chiavi decussate di san Pietro, attorno l’iscrizione POPE JOHN PAUL II VISITS MEXICO · JAN. 26-31. 1979 ·. Al rovescio è raffigurato Josè Maria Morelos y Pavón (1765-1815); ovviamente l’immagine è deformata a causa della contromarca applicata sull’altro lato. Morelos fu un sacerdote liberale al servizio degli emarginati, degli indiani indigeni, che comandò, dopo la morte di Miguel Hidalgo y Costilla, il movimento indipendentista del Messico fino a quando, fatto prigioniero, venne processato e fucilato dall’esercito spagnolo.
Il gonfalone o padiglione, a guisa di ombrellone, denominato anche con il termine araldico di basilica, è un elemento storico delle insegne pontificie, emblema del potere temporale; nell’uso moderno raffigura la Chiesa cattolica romana e l’autorità che il pontefice ha su di essa. La basilica, elemento essenziale dello stemma impiegato durante la sede vacante, fu utilizzata per la prima volta come simbolo di interregno sulle monete coniate nel 1521. Quando il cardinale assume la funzione di camerlengo durante il conclave per l’elezione del nuovo pontefice ed esercita la sovranità temporale, il suo stemma viene sovrastato dal gonfalone pontificio e da due chiavi decussate. Le chiavi sono un importante simbolo cristiano, identificano gli eredi di Pietro e ricordano quelle che l’apostolo ricevette da Gesù. Il camerlengo ha facoltà di far coniare monete e medaglie a proprio nome e con il proprio stemma.
Il pezzo, ideato dal designer Mel Wacks, venne prodotto per commemorare la visita di Giovanni Paolo II in Messico dal 26 al 31 gennaio 1979. Per la realizzazione furono impiegati pesos fior di conio in argento (16,0 g, titolo 10%), pezzi di uso comune coniati in centinaia di milioni di esemplari, dal 1957 al 1967, per celebrare il centenario della costituzione messicana. Ne vennero sovrastampati solamente 1.979. Nel corso del suo lungo pontificato Karol Wojtyla, il papa globe-trotter (così scherzosamente si definiva), effettuò 104 viaggi ufficiali fuori d’Italia. La sua prima visita pastorale all’estero venne effettuata, dal 25 gennaio al 1 febbraio 1979, in Domenicana, Messico e Bahamas.
Una contromarca è una lettera, un monogramma, uno stemma oppure un altro elemento grafico, estraneo in origine al tondello, che viene applicato, tramite un punzone appositamente sagomato, su una faccia di una moneta, da solo o in abbinamento ad altri in posizione casuale o prestabilita, per molteplici ragioni. Lo studio di queste emissioni consiste nell’analizzare il nominale su cui è stata applicata, la posizione, la forma grafica del punzone, e può fornire utili indicazioni sulla circolazione monetaria di un determinato territorio. Alcune contromarche sono di facile lettura e ricalcano tipologie note, altre sono difficili da identificare, la forma è ambigua, anche l’interpretazione è incerta; le dimensioni possono variare da qualche millimetro ad oltre un centimetro, pure la forma del cartiglio può cambiare ed essere circolare, ovale, quadrata, triangolare, o altre ancora. Le ragioni principali per cui furono applicate le contromarche possono essere molto diverse e riguardare i seguenti scopi: garantire l’autenticità di una moneta e farla circolare regolarmente anche in presenza di numerosi pezzi irregolari, falsificati o tosati; cambiare il valore di un pezzo in seguito ad una riforma monetaria; obliterare ritratti o nomi come nel caso della damnatio memorie; aggiungere titoli o nuovi nomi dell’autorità emittente; commemorare eventi particolari, per propaganda, per pubblicità; distinguere nuove da vecchie emissioni; permettere la circolazione di monete precedenti già poste fuori corso; ammettere alla circolazione monete di altri stati in momenti di necessità o sopperire alla scarsità di valuta locale; validare monete usurate; ampliare l’area di circolazione; nuovo corso sotto un altro regno; attestare e garantire provenienza, peso e titolo di una moneta; per oltraggio o con l’obiettivo di scherno; a scopo fraudolento quando falsificate ed apposte da falsari. Si parla di contromarche legali quando esse sono applicate da un’autorità che aveva facoltà di emettere monete, mentre si definiscono contromarche private quelle punzonate per opera di banchieri, semplici cittadini, oppositori politici, falsari, ecc.
Le contromarche si possono trovare sia su monete classiche, greche e romane, che medievali e moderne; in generale l’applicazione era riservata a un ambito temporale limitato e ben definito. Sulla monetazione di bronzo di Akragas si possono trovare diverse contromarche tipo testa di Eracle, protome di toro antropomorfo, testa dio fluviale, granchio, gambero, mentre sulle monete di Siracusa può essere impressa la ruota a quattro raggi, il tonno sul tipo testa di Atena e ippocampo. L’applicazione, mediante un punzone, a caldo delle contromarche era generalmente preceduta da una martellatura allo scopo di eliminare le vecchie impronte e favorire l’apposizione delle nuove. In questo modo si spiega perché le monete contromarcate di bronzo della magna grecia sono spesso illeggibili, non si distingue né il dritto né il rovescio. Ed ancora la contromarca foglia di selino a tre punte applicata su litre d’argento di Himera, Akragas e Siracusa, il tipo foglia di selino a cinque punte o la conchiglia su didrammi d’argento di Selinunte. Alcune assi di Augusto, coniati a Lungdunum, che recano la contromarca VAR, in un rettangolo incuso, monogramma del generale Varo, sono particolarmente diffusi sul luogo della disfatta di Teutoburgo, probabilmente perché usati come donativi per i soldati.
Su denari romani, soprattutto dell’ultimo periodo repubblicano, sono frequenti le contromarche private, generalmente simboli, che avevano lo scopo di saggiare il metallo in profondità garantendo che il pezzo non fosse suberato. Si possono reperire contromarche turche (caratteri arabi in punzone ovoidale), francesi (giglio in ovale) e tedesche (chiavi semplici incrociate) su zecchini veneziani. Nel XVI secolo le monete più esposte all’imitazione speculativa furono le serie pontificie di mistura, battute da piccole signorie come a Novellara, Castiglione delle Stiviere, Sabbioneta, Passerano, Messerano, Desana. Per la perfetta imitazione e contraffazione delle baiocchelle di Sisto V (1585-1590) si dovette ricorre alla loro verifica improntando una contromarca, a forma di croce, su quelle ritenute buone. Ma non fu sufficiente perché si arrivò a coniare lo stesso segno sui pezzi contraffatti, a titolo inferiore, di conseguenza le autorità romane, nel 1592, furono costrette a sospendere la circolazione del nominale demonetizzandolo. Una tipica contromarca dispregiativa è la dicitura BOMBA, oppure il termine BOIA, che si può trovare impresso al dritto delle piastre da 120 grana di Ferdinando II di Borbone, un altro esempio è la testa di gatto di fronte (tête de chat) che può ritrovarsi su monete napoleoniche. Nelle Filippine, in particolare durante il regno di Isabella II (1833-1868), venne punzonata una contromarca sulle monete estere circolanti per la convalida del valore di 8 reales, fu applicata a piastre spagnole coloniali, boliviane, cilene, messicane, delle Province Unite del Rio della Plata, della Repubblica Federale del Centro America, ed altre ancora. Il tallero di Maria Teresa 1780 fu accettato come moneta circolante nel Levante, in Africa, nella Penisola Arabica, l’enorme territorio dove ha avuto corso ha comportato che molti paesi vi applicassero una contromarca come Cina, Somalia, Java, Quaiti, Mozambico, Hejaz (Saudi Arabia), Gibuti, Etiopia, Madeira, ecc. Ma questi riportati non sono che pochi esempi fra gli innumerevoli che si potrebbero ancora fare.
La contromarca privata impressa sul peso messicano, non è opera di un falsario, non ha un retaggio storico, non ha importanti risvolti economici. Ideata e realizzata, probabilmente, solo per fini commerciali in ogni caso commemora e ci ricorda un momento particolare del pontificato di Giovanni Paolo II, il suo primo viaggio apostolico oltremare.