di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.235, luglio/agosto 2010
Un cortese lettore mi ha segnalato una interessante varietà della contraffazione fatta a Desana del quattrino piacentino battuto a nome di Ottavio Farnese.
Questa contraffazione è già stata pubblicata dal CNI sotto Delfino Tizzone (1583-1598) al numero 29 con la seguente descrizione:
D/ DEL · TICI · · CO · DECI
Stemma coronato
R/ (croce) VIC · IMP · PERPETVVS
Croce fiorata
Il CNI cita tre esemplari della collezione reale indicandoli di mistura. Nella corrispondente illustrazione riportata alla tavola XXII, 6, si osserva che lo stemma è ovale. La descrizione viene ripresa pari pari dal Gamberini1 e poi anche da Crocicchio e Fusconi 2 nella loro opera sulle monete di Piacenza.
Poiché tutti gli autori riprendono la descrizione già fatta dal CNI e visto che non sarebbero noti altri esemplari in letteratura, non sarà inutile proporre uno di questi quattrini che però presenta sensibili differenze rispetto a quanto riportato sopra.
D/ DALF · CO … DES · V · PI
Stemma coronato
R/ V V D I S
Croce fiorata
CU – g 0,48
La forma dello stemma, dove sono ben evidenti i tizzoni, simbolo della omonima famiglia feudataria di Desana, è sensibilmente diversa essendo semiovale e non ovale. Diversa anche la leggenda che si scioglie in DALF(inus) (è chiara la lettura della lettera A al posto della E) COmes DESana (in questo caso invece non è chiara la lettura ma sembra più probabile la presenza di una S al posto della C) Vicarius PIrpetuus (anche in questo caso la lettera I non è di chiara lettura).
Il rovescio invece è quasi del tutto illeggibile ma sicuramente non si legge VIC · IMP · PERPETVVS come descritto nel CNI.
Un altro aspetto interessante è il suo peso di soli 0,48 grammi mentre i tre esemplari citati dal CNI vanno da un minimo di 0,80 grammi ad un massimo di 0,99. Oltre a questo la moneta presenta strani rilievi quasi che fosse stata fusa e non coniata.
Considerato tutto questo, cioè il peso ridotto, gli errori grossolani nella leggenda ed un aspetto più da moneta fusa che coniata, è ipotizzabile che si tratti di una emissione della zecca di Desana posteriore rispetto agli altri esemplari simili a questo ma è anche possibile che si tratti della produzione di una zecca clandestina.
- C. Gamberini, Le imitazioni e le contraffazioni monetarie nel mondo. Parte III. Le imitazioni e contraffazioni italiane e straniere di monete di zecche italiane medioevali e moderne, Bologna 1972, p. 195, n. 530. ↩
- G. Crocicchio, G. Fusconi, Zecche e monete a Piacenza dall’età romana al XIX secolo, Piacenza 2007, p. 516. ↩