di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr. 224/Dicembre 2007
LE GRIDE DI ARGOMENTO MONETARIO SONO SPESSO FONTE DI NOTIZIE INTERESSANTI. IN UNA MILANESE DEL 1622 E’ DESCRITTO UN ONGARO ANONIMO CHE SI PUO’ ASSEGNARE FACILMENTE ALLA ZECCA DI FERRARA MA CHE SAREBBE ALTRIMENTI SCONOSCIUTO
Le gride che periodicamente venivano pubblicate per regolamentare il mercato monetario o per informare il pubblico sono una vera miniera di notizie e di dati.
Una particolarmente ricca ed interessante è la grida generale delle monete pubblicata a Milano1 il 29 aprile 1622 dal governatore di Milano don Gomez Suarez de Figueroa e Cordova per mettere un po’ d’ordine tra le tante monete che circolavano nel Ducato. In un lunghissimo elenco di monete ammesse e tariffate vengono presi in considerazione gli ongari.
Et per rispetto delle monete d’oro, si legge nella grida, oltre le doppie, et scudi amette anco S. E. à spendersi gli ungari stampati in Alemagna, et Ungaria solamente del peso, et bontà, et al prezzo appuntuate nella presente grida, ma quelli stampati in Italia per la varietà, et puoco bontà loro, li bandisce totalmente…
In effetti molte piccole zecche italiane verso la fine del Cinquecento avevano cominciato a battere ongari, in particolare Ferrara, Modena, Parma, Guastalla e tante altre ancora. Questa tariffa fa un elenco lunghissimo di ongari senza però suddividerli per zecca ma soltanto descrivendoli. Ecco, per esempio, come è descritto il primo: Ungaro con lettere Sigismundus III Dux Croatia Rex Pol & Suet del 1597 di peso de d. 2 gr, 20 a bontà de car. 23. 15. Accanto si legge il valore ammesso: 7 lire e 11 soldi. Seguono altri ongari, imperiali, olandesi, ungheresi e comunque tutti dell’Europa settentrionale e mancano, come appunto indicato in precedenza, tutti gli ongari italiani. O meglio, uno c’è, anche se anonimo e, mi pare, del tutto sconosciuto in letteratura2. Eccone la descrizione: Ungaro con lettere, Deus fortitudo & spes nostra, con figura in piedi armata, & dall’altra, moneta aurea domi Hesten 1596 & arma di peso din. 2 gr. 20 à bontà de caratti 23 gr. 18. Accanto compare la valutazione di 7 lire e 12 soldi.
E’ ovvio che si tratta di una moneta estense, e quindi italiana, ma è sfuggita ai compilatori della grida sia perché anonima sia perché il suo intrinseco era comunque molto alto e compatibile con tutti gli altri ongari imperiali.
La moneta appena descritta appartiene alla grande emissione di ongari fatta a nome del duca di Ferrara Alfonso II dal 1596 fino alla sua morte avvenuta nel 1598, emissione poi proseguita ancora più copiosa a Modena sotto il nuovo duca Cesare d’Este.
Dal punto di vista tipologico questo nuovo ongaro è identico a quelli già conosciuti avendo al diritto la figura in piedi armata del duca ed al rovescio l’arma. Quel che cambia sono le leggende.
Al diritto, al posto del nome e del titolo di duca di Ferrara, si trova il motto Deus fortitudo & spes nostra che compare in altre monete estensi.
Al rovescio, invece del consueto Nobilitas estensis, si legge moneta aurea domi Hesten, cioè moneta d’oro, come spesso si legge negli ongari, di casa d’Este.
Nella grida viene indicato anche il millesimo, il 1596, lo stesso che compare in tanti altri ongari ferraresi il che farebbe pensare che questo nuovo tipo potrebbe essere stato il primo ad essere battuto.
Il titolo era infatti molto alto, anzi troppo, poi, evidentemente, la zecca si adeguò ad una lega più bassa cambiando anche le leggende.
- R. La Guardia, Il fondo d’archivio Zanetti-Bellati nelle Civiche Raccolte Numismatiche di Milano, Milano 1992, p. 147, RC 370. E’ possibile che le monete che si descriveranno nel proseguimento di questo articolo fossero già state pubblicate da gride precedenti. ↩
- L. Bellesia, Le monete di Ferrara. Periodo comunale ed estense, Serravalle 2000, pp. 304-307. ↩
One Comment
Davide
Bellissimo… Io colleziono anche Ongari di Zecche Italiane e oltre a quello di Ferrara di Alfonso II D’Este ho quello di Parma e quello di Correggio… Proprio quello più comune di Modena non l’ho !!!