di Giuseppe Carucci
DOPO LA MORTE DI ALESSANDRO I DI RUSSIA, LA ZECCA DI MOSCA CONIO’ POCHISSIMI ESEMPLARI DI PROVA DI UN RUBLO A NOME DEL SUO PRESUNTO SUCCESSORE, COSTANTINO, IL QUALE POI NON SALI’ AL TRONO. DEL “RUBLO DI COSTANTINO” ESISTONO NUMEROSI FALSI, TRA CUI UNO, INSOLITO, NEL MUSEO MOSCOVITA.
Alessandro I1 morì nel 1825 senza lasciare eredi, quindi il trono di Russia sarebbe spettato al fratello Costantino, all’epoca vicerè di Polonia e residente a Varsavia, il quale però per ben due volte fece espressa rinuncia al trono preferendo restare in Polonia. Fece anzi di più poiché, continuando ad insistere sulla sua presunta incapacità a governare l’Impero, prestò addirittura giuramento al fratello Nicola, il terzo per età dei figli maschi di Paolo I La situazione si complicò alquanto allorché a sua volta Nicola rifiutò l’investitura giurando fedeltà eterna al fratello maggiore Costantino in quanto unico erede legittimo al trono.
Alessandro I (fig. 1) era morto il 19 febbraio e meno di un mese dopo, per l’esattezza il 14 dicembre, scoppiò il moto dei “decabristi”, cioè di esponenti liberali dell’esercito e dell’aristocrazia i quali tendevano all’instaurazione immediata in Russia di una monarchia costituzionale.
Il moto insurrezionale dei decabristi fu duramente represso da Nicola che, in assenza di Costantino ancora in Polonia, dirigeva di fatto l’Impero. Fu così che alla fine Nicola, il quale in seguito si guadagnò l’appellativo di “gendarme d’Europa” per il suo conservatorismo, si ritrovò sul trono con il nome di Nicola I (fig. 2).
È noto che la zecca di San Pietroburgo subito dopo la morte di Alessandro e non essendo a conoscenza della prima rinuncia di Costantino, coniò alcuni esemplari di prova, sei o forse sette, del rublo con l’effigie di quello che si credeva dovesse essere il nuovo zar e li inviò a Varsavia per l’approvazione (fig. 3).
Il cosiddetto “rublo di Costantino” divenne così, per la limitatezza della coniazione, la moneta di prova di più grande valore di tutta la monetazione russa precedente e successiva. Di questo rublo esistono copie posteriori e anche falsi, ma in entrambi i casi mantenendo fedeltà all’originale sia per l’iconografia che per l’epigrafia della moneta.
Nel Museo Storico Statale di Mosca è conservato un falso, unico nel suo genere, del rublo di Costantino. Questo falso, a differenza di tutti gli altri, è il risultato di alcune operazioni molto semplici e ingenue apportate su di un rublo con data 1824 (fig. 4). Il rifacimento del rublo con questo millesimo ha comportato l’eliminazione della scritta presente sul rovescio (indicazione dei parametri metrologici della moneta), la sostituzione delle iniziali del maestro di zecca (al diritto sotto l’aquila) con le lettere MW, sigla della zecca di Varsavia, e con il tentativo di rendere non leggibile l’ultima cifra della data, cioè il 4 (fig. 5).
Questi elementi ci portano a fare alcune considerazioni sull’autore del falso:
- egli sapeva che il granduca Konstantin Pavlovič viveva a Varsavia;
- sapeva che il rublo originale non era datato 1824;
- la nuova scritta sul rovescio recita così: Konstantin Pavlovič imperatore e autocrate di tutte le Russie. Il nostro uomo non sapeva quindi che il nome dell’imperatore sulle monete e su tutti gli atti pubblici non viene mai indicato con il patronimico;
- non sapeva che il vero rublo di Costantino era stato coniato a San Pietroburgo e non a Varsavia;
- l’aver messo al diritto la sigla della zecca di Varsavia e non aver eliminato dal rovescio le tre lettere che indicavano la zecca di San Pietroburgo è stato un non senso.
- si tratta quindi di un ingenuo e sgrammaticato tentativo di falso che ha comportato comunque un grande lavoro da parte di un incisore non professionale che inoltre ha compiuto a mano tutti i cambiamenti apportati alla moneta datata 1824.
Note
- La morte di Alessandro è avvolta dal mistero. Trasferitosi a Taganrog, un porto sul Mar d’Azov, ufficialmente per il peggioramento della salute della moglie, vi trova la morte improvvisamente. Da più parti si dubitò del fatto che egli fosse realmente morto in quel posto ed in quell’anno. Secondo alcuni, Alessandro sarebbe vissuto fino al 1864 a Tomsk, in Siberia, sotto le sfoglie di un monaco o eremita con nome Fomic o Kuzmic; l’ambasciatore inglese in Russia affermò di aver visto lo zar a bordo di una nave successivamente alla sua morte ufficiale; chi lo vide dopo la morte fece fatica a riconoscerlo; i suoi successori Nicola I e Alessandro II trattarono sempre con molta deferenza il monaco in questione; lo stesso Lev Tolstoj accredita la versione della falsa morte nel suo racconto incompiuto Memorie postume del monaco Fëdor Kuzmic; secondo altri la vera morte sarebbe avvenuta non nel 1864 ma nel 1836. Il trasporto della salma da Taganrog a San Pietroburgo impiegò un tempo assurdamente lungo; i rapporti anatomici dell’esame del cadavere parlano di un problema ad una gamba che era realmente presente ma all’altra gamba, ed altri elementi ancora.
Tutte queste versioni e in generale quella base, che parla di morte inscenata come modo per ritirarsi a vita contemplativa (Alessandro soffriva di crisi mistiche), sembrano trovare conferma quando, in periodo sovietico, la tomba di Alessandro I fu aperta e trovata vuota. ↩