di Antonio Loteta
INTEGRAZIONE ALL’ARTICOLO DI MAURIZIO BONANNO
IN ASSENZA DI PROVE DOCUMENTALI, LO STUDIO ICONOGRAFICO E DELLE LEGENDE FORNISCE UN’OTTIMA BASE ALL’INDAGINE NUMISMATICA. E’ CIO’ CHE HA FATTO TEMPO FA MAURIZIO BONANNO SU UN DENARO SICILIANO, IN UN ARTICOLO CHE MANTIENE ANCORA OGGI IL PROPRIO VALORE, QUI RIPROPOSTO CON UNA INTRODUZIONE DI ANTONIO LOTETA.
La moneta ha sempre rappresentato un’emanazione del potere attraverso legende, icone, monogrammi, elementi grafici e immagini.
La bibliografia numismatica annovera molte opere di studiosi che hanno contribuito con le loro ricerche a rendere più comprensibile il linguaggio della moneta. Ne cito solo alcuni: Maria Caccamo Caltabiano1, Mario Traina2, Lucia Travaini3.
Grazie allo studio iconografico e delle legende, Maurizio Bonanno4, in mancanza di una documentazione ufficiale, è riuscito ad attribuire a Carlo d’Angiò un denaro coniato dalla zecca di Messina precedentemente assegnato da Rodolfo Spahr5 ai regnanti siciliani Giacomo d’Aragona (1285-1296) e Federico IV il semplice (1355-1377). Il denaro in questione ha, al dritto della moneta, la testa coronata del sovrano volta a sinistra e al verso una croce patente con tre puntini nel secondo e terzo campo della croce. Nella catalogazione dello Spahr sono gli ex n. 21 Giacomo d’Aragona e n. 222 Federico il semplice.
Quali sono state le caratteristiche che hanno permesso di riclassificare il denaro? Un’attenta lettura di questa moneta ha messo in evidenza un elemento grafico fondamentale sulla corona del sovrano: tre gigli (fig. 1). Un giglio è situato al centro della corona ed è completo. Ai suoi lati ci sono gli altri due gigli dimezzati, per cercare di dare l’effetto circolare della corona.
Un altro elemento è la lettera K di Karol, presente nella legenda al dritto. Gli esemplari da me visionati del denaro testa coronata di Carlo I d’Angiò presentano un segmento terminante nell’estremo superiore con un triangolo e intersecante la coda retta della lettera R nella legenda al verso (figg. 2 e 4).
È questo l’elemento che modifica la lettura della legenda, che recita + • Rx • SICILIE •. Con questo piccolo contributo ho cercato di mettere in evidenza l’importanza che assume lo studio iconografico e delle legende, in mancanza di una documentazione ufficiale.
Credo di far cosa gradita riproponendo l’articolo di Maurizio Bonanno, pubblicato su Sicilia archeologica n. 52, Un inedito denaro siciliano di Carlo I d’Angiò, data la difficoltà che si trova nel reperirlo.
Scarica l’articolo di Maurizio Bonanno
Note
- Il significato delle immagini, Falzea editore, Reggio Calabria 2007; M. Caccamo Caltabiano, D. Castrizio, M. Puglisi, La tradizione iconica come fonte storica, Falzea Editore, Reggio Calabria 2004. ↩
- Il linguaggio della moneta, Editoriale Olimpia, 2006. ↩
- L. Travaini, A. Bolis, L’immaginario e il potere nell’iconografia monetale, Milano 2004. ↩
- Un inedito denaro siciliano di Carlo I d’Angiò, in «Sicilia archeologica», n. 52, EPT, Trapani 1983. ↩
- La moneta siciliana dagli aragonesi ai Borboni (1282-1836), Graz 1982. ↩