di Francesco di Rauso*
Nato a Palermo nel 1810 e divenuto all’età di venti anni re del Regno delle Due Sicilie, il più importante reame d’Italia, Ferdinando II di Borbone, il più napoletano dei re si spense a Caserta il 22 maggio 1859 a causa di un male che portava avanti già da qualche anno. Egli, con grande senso di responsabilità, mise in primo piano i bisogni del popolo e della nazione più che gli interessi personali. Iniziò a diminuire le somme da elargire alla Regia Corte e contribuì, in più occasioni, con la sua cassa personale ai fabbisogni dello Stato. Fece tutto ciò che fu possibile perchè il suo popolo vivesse in condizioni dignitose affrontando con notevole determinazione le varie problematiche del Regno. Durante i suoi 29 anni di governo, le Due Sicilie acquisirono posizioni di rilievo in numerosi campi ed i primati da essa raggiunti non furono eguagliati prima d’allora da nessun altro Stato italiano. Nulla da invidiare quindi alle altre grandi potenze europee. Le tante opere pubbliche, molte delle quali giunte intatte sino ai giorni nostri, testimoniano la grandezza di questo sovrano e la sua “passione per il progresso”.
Le cronache del tempo narrano di un sovrano sempre presente e che preferiva rendersi conto di persona dei problemi reali della gente grazie ai suoi numerosi viaggi effettuati nelle varie province del Regno. A causa, però, della sua grande personalità fu tanto odiato da quel gruppetto di rivoluzionari e sovversivi che fregiandosi con l’appellativo di “patrioti”, andarono all’estero a bollare come tiranno un sovrano deciso e determinato che non amava farsi pestare i piedi.
Il diffuso benessere raggiunto dal Regno in questi tre decenni è testimoniato dall’enorme quantità di monete circolanti, ancora oggi infatti, le tipologie delle monete di Ferdinando II sono davvero numerose e se aggiungiamo ad esse le tante varianti ed errori di conio arriviamo a circa cinquecento esemplari collezionabili. Tra le tante riforme economiche che caratterizzarono questo periodo, ci fu il ripristino della coniazione di nominali in rame e argento da decenni abbandonati come ad esempio il mezzo tornese, il tornese e mezzo (entrambi coniati fino al 1804), il tre tornesi (coniato fino al 1793) e il mezzo carlino d’argento (quest’ultimo equivalente a 5 grana o 10 tornesi, coniato soltanto dal 1755 al 1759), questi nuovi nominali diedero un impulso positivo al commercio agevolando le piccole transazioni commerciali.
In questo articolo ho il piacere di presentare un carlino d’argento da 10 grana datato 1832 molto interessante (vedi immagine del primo tipo).
A prima vista potrebbe sembrare, a causa del suo stato di conservazione, un comune 10 grana ma, nell’osservare attentamente il dritto, scopriamo un ritratto insolito ed inedito. Salgono così a tre le tipologie di carlini datati 1832.
Qui di seguito l’immagine del:
Carlino da 10 Grana – titolo argento 833
I tipo (inedito), della più grande rarità
D/ FERDINANDVS II. DEI GRATIA REX, al centro testa piccola del Re a destra, in basso 1832
R/ REGNI VTR. / SIC.ET HIER., al centro stemma coronato del Regno delle Due Sicilie, in basso G.10
Contorno rigato
Carlino da 10 Grana – titolo argento 833
II tipo (rif. Gigante 144/a – Pannuti-Riccio 142), rarissimo
D/ FERDINANDVS II. DEI GRATIA REX, al centro testa grande del Re a destra, in basso 1832
R/ REGNI VTR. / SIC.ET HIER., al centro stemma coronato del Regno delle Due Sicilie, in basso G.10
Contorno rigato
Esemplare con la testa e le lettere della leggenda al diritto più grandi.
Carlino da 10 Grana – titolo argento 833
III tipo (rif.Gigante 144 – Pannuti-Riccio 143) Raro
D/ FERDINANDVS II. DEI GRATIA REX, al centro testa grande del Re a destra, in basso 1832
R/ REGNI VTR. / SIC.ET HIER., al centro stemma coronato del Regno delle Due Sicilie, in basso G.10
Contorno rigato
Esemplare con la testa e le lettere della leggenda al diritto più piccole (osservando bene il diritto si nota qualche piccola differenza nel taglio del collo rispetto al tipo precedente).
Seguendo l’ordine progressivo delle tipologie già note riguardanti gli esemplari da 3 ducati napoletani d’oro degli anni Trenta dell’Ottocento, ritengo dover classificare l’esemplare da 10 grana in questione come primo tipo, dato che, presenta il dritto uguale al 3 ducati con testa piccola datato 1832 (rif. Pannuti-Riccio 39; Gigante 39)1. Il secondo tipo invece, anch’esso rarissimo, ha lo stesso dritto del 3 ducati datato 1832 (rif. Pannuti-Riccio 40; Gigante 40), di seguito, il terzo tipo va classificato come tale in quanto avente lo stesso dritto del 3 ducati datato 1835.
Oggigiorno, nonostante viviamo in un epoca in cui c’è ben poco da scoprire in numismatica, è davvero piacevole ed emozionante parlare di una moneta inedita, soprattutto poi quando la si è acquistata in maniera inconsapevole e fortuita. In numismatica non bisogna mai dare nulla per scontato.
*Si ringrazia il dr. Salvatore D’Auria per la gentile collaborazione.
Note
1 Questo tipo di moneta è conosciuto, ad oggi, in unico esemplare, custodito presso il museo Civico Filangieri di Napoli ed appartenuto alla collezione Bovi.
Articolo tratto da Panorama Numismatico nr.236 – gennaio 2009