In una copia del libro Intermezzo. Nuovi studi archeologici de la Sicilia di Giulio Emanuele Rizzo e pubblicato a Roma nel 1939 abbiamo trovato una lettera dell’autore ad Alessandro Magnaguti.
È una lettera breve ma gustosissima che crediamo interessante trascrivere per i nostri lettori.
Roma, 4 aprile ‘40
Gentil.mo Sig. Conte,
La ringrazio della sua lettera molto, vorrei dire, troppo, cortese; e mi permetto chiederle perché mai io dovrei essere una… eccellenza.
So benissimo che ce ne son tante di eccellenze nell’Italia d’oggi, che il loro elenco supera quello delle osterie romanesche o dei frittellari di Napoli; ma io non sono, e non desidero essere, uno dei tanti. Perché?… Non so decidermi, caro Conte, a mutar camicia, innamorato, come sono, del bianco che è luce ed è purezza.
“Integer vitae scelerisque purus…”
Spero di rivederla presto a Roma e di potere, così, ammirare la moneta di Naxos, di cui mi scrive.
Parleremo, allora, di molte Eccellenze, magnificandone la vita e i miracoli.
Con saluti amichevoli
Suo G.E. Rizzo
Giulio Emanuele Rizzo (1869-1950) fu un grande studioso del mondo greco antico ed autore di monografie ancora oggi fondamentali anche in numismatica cui dedicò gli ultimi anni della sua vita. Alessandro Magnaguti, ben noto collezionista mantovano, amante della moneta come opera d’arte fine a se stessa, aveva formato una prestigiosa raccolta anche di monete greche. Con ogni probabilità la moneta di Naxos citata dal Rizzo è una delle sette appartenenti alla raccolta Magnaguti poi proposte nella vendita Santamaria del 1949 (lotti 312-318). Forse è la tetradramma col Sileno al rovescio (lotto 314) che sarà poi venduta per ben 400.000 lire.
Più dell’aspetto numismatico, la lettera colpisce per l’affondo orgoglioso contro coloro che, a quell’epoca e non solo, si definivano eccellenze ma che erano diventate più numerose dei frittellari di Napoli (e sicuramente intendeva dire anche più ignoranti e maleducati di loro). Non voleva, infatti, mutar camicia mettendo evidentemente quella nera al posto di quella bianca. Fu, infatti, sempre contrario al regime fascista e nel 1925 fu l’unico archeologo a firmare il Contromanifesto proposto da Benedetto Croce come risposta al Manifesto degli intellettuali del Fascismo di Giovanni Gentile. Nella prefazione del suo Monete greche della Sicilia, pubblicato del 1946, l’autore ricordava come una sua opera fosse stata interdetta nel triste momento in cui l’Italia fu trascinata fin su l’orlo dell’abisso dall’innominabile megalomane criminale e da’ suoi complici esecrandi… Non è questo, però, il luogo di ridire come e quando i terribili eventi, che seguirono al torbido tramonto della così detta E.F. (dell’Era Funesta. cioè, se “interpretata val come si dice”), abbiano stacolato e messo in grave pericolo l’edizione delle Monete greche della Sicilia.
Integer vitae scelerisque purus è citazione da Orazio, Carmina, I, 22.