di Franco e Vincenzo Rapposelli – da Panorama Numismatico nr.245/Novembre 2009
Da un lotto generico di monete italiche in vendita in un’asta, non descritte e non classificate, abbiamo trovato una moneta che, da una prima sommaria analisi, sembrava appartenere alla zecca di Teate che da molti anni stiamo studiando.
La leggenda era illeggibile se non per tre lettere chiaramente individuabili (… I A … I) sul resto confuso nella patina un po’ deteriorata dal tempo. Erano chiaramente presenti due globetti che la classificavano inequivocabilmente come un biunx, ma il tondello aveva caratteristiche tecniche differenti dalla monetazione conosciuta. Il segno di valore era collocato nel campo della moneta in una zona mai prima notata (fig. n.1).
Questi elementi non ci permisero a suo tempo di collocarla con sicurezza fra i biunces di Teate e, così, questa moneta rimase per lungo tempo, come in un limbo, in attesa di una chiara identificazione.
Questa attesa fu infine premiata dalla descrizione di una moneta simile nella SNG della Collezione Righetti1 (foto n.2), che è venuta a donarci un insperato aiuto per classificare la nostra moneta inequivocabilmente fra quelle bronzee di Teate, come un biunx anomalo fra le due serie complete della monetazione bronzea, a riduzione sestantale ed unciale con segni di valore2.
L’aiuto più significativo ci venne dal fatto che nel biunx della silloge svizzera l’etnico tiati era perfettamente visibile ed inoltre la sua collocazione nel campo della moneta ci permetteva di focalizzare la nostra attenzione sull’andamento della scritta, evitando supposizioni derivanti da immaginarie altre lettere.
Per inquadrare doverosamente questo pezzo singolare occorre accennare brevemente alla monetazione di Teate emessa nel tempo.
Dopo una prima monetazione argentea di dioboli e di didramme ed una serie di tre bronzi senza segno di valore (oboli con leggenda TIIATIVM, BIDAII AKALI e TI / ATI), la monetazione di Teate ci fornisce due serie complete di bronzo che sono databili dal 225 al 200 a.C. secondo quanto indicato dal Rutter nell’Historia Numorum Italy.
Tra queste due serie dobbiamo collocare il nostro biunx anomalo di cui descriveremo caratteristiche e differenze che ne fanno un pezzo chiaramente singolare.
Analizziamo dapprima i biunces della prima e seconda serie enea completa. Nella prima serie, con Atena calzante elmo corinzio al dritto e la civetta al rovescio, le quattro varianti di biunces esistenti si differenziano per l’inserimento o meno di simboli. In esse si nota nella prima l’assenza di simbolo (fig. 3) mentre nelle altre è presente un Σ (fig. 4), una corona d’olivo (fig. 5) oppure
un ramo di palma (fig. 6).