A RAVENNA IN ETA’ MEDIEVALE E MODERNA FURONO BATTUTE NUMEROSE MONETE. ECCO ALCUNE VARIANTI NON ANCORA CENSITE.
Credo di fare cosa gradita ai collezionisti nel segnalare cinque nuove varianti di monete ravennati nelle quali mi sono imbattuto negli ultimi tempi, grazie al mio lavoro di fotografo di monete.
La prima, molto interessante, è un mezzo denaro arcivescovile apparso nel listino n. 1 della ditta Numismatica Picena s.r.l. di San Benedetto del Tronto.
Il mezzo denaro arcivescovile di Ravenna è una tipologia di estrema rarità. Al momento infatti ero solo riuscito a vedere quello pubblicato da Emanuela Cocchi Ercolani nello studio del gruzzolo di via Luca Longhi. La rarità del mezzo denaro è presto spiegata a rigor di logica. La moneta ravennate medievale più diffusa fu per lungo tempo il denaro, di cui si hanno notizie per la prima volta alla fine del XII secolo. I bisogni di circolante più pratico col tempo fecero affiancare il grosso al denaro e, presumibilmente poco più tardi, venne emesso anche il mezzo denaro. A giocare a sfavore del successo di questa monetina fu senz’altro il suo aspetto, troppo simile a quello del denaro e la sua piccolezza. Se ve ne sono così pochi rimasti in giro, tra collezioni pubbliche e private, con ogni probabilità lo si deve al fatto che monete così piccole non solo non venivano tesaurizzate, ma andavano addirittura perdute.
L’esemplare proposto dalla Numismatica Picena nel suo listino al lotto n. 534 è di tipo diverso dal n. 6 da me pubblicato e segue comunque l’impostazione del denaro, le cui emissioni erano distinte con l’alternarsi di simboli abbastanza simili tra loro. In questo esemplare, a differenza di quello pubblicato in precedenza, non appaiono i globetti nel 1° e 4° quarto e, all’inizio delle legende di dritto e rovescio, appaiono simboletti diversi anche se, purtroppo, poco leggibili.
Mezzo denaro
D: (globetto?) ARCIEPISCO (globetto?)
Nel campo le lettere PVS a croce
R: (cerchietto) DERAVENA
Croce patente accantonata da trifoglio nel 2° e 3° quarto
Mistura, peso g 0,46
Numismatica Picena s.r.l., listino n. 1, lotto 534 (fig. 1).
Al centro del dritto non si intravedono simboli, tipo la punta di freccia dell’altro mezzo denaro e nemmeno il globetto che forse non si vede per un difetto di coniazione o usura.
Le altre quattro monete appartengono tutte al pontificato di Benedetto XIV. Durante questo periodo nella zecca della città romagnola venne battuta una quantità di monete di rame sempre crescente e, di pari passo, sempre più scadente.
Dopo un lungo periodo di inattività della zecca, le emissioni papali a Ravenna ripresero nel 1737, sotto il pontificato di Clemente XII, per interessamento personale dell’energico cardinale legato Giulio Alberoni. La riapertura della zecca si fece necessaria per un reale bisogno di circolante spicciolo e, non ultimo, per ragioni di prestigio. Se gli intenti iniziali erano buoni, pare evidente che in seguito, il battere monete di puro rame in enormi quantità, divenne un fatto puramente speculativo, tanto che i legati che si succedettero al governo della città furono costretti a chiudere nuovamente la zecca.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr. 238/marzo 2009