di Roberto Diegi
Marcus Maecilius Flavius Eparchius Avitus (Avitus)
Iulius Valerius Maiorianus (Maiorano)
Libius Severus (Libio Severo)
Anthemius Procopius (Antemio)
Flavius Anicius Olybrius (Olibrio)
Glycerius (Glicerio)
Iulius Nepos (Giulio Nepote)
Romulus Augustus (Romolo Augustolo)
Quello che sto per trattare è, a mio avviso, il periodo più cupo e caotico di quello che era stato per secoli l’indiscusso dominatore del mondo allora conosciuto. L’Impero romano d’Occidente era ormai allo stremo: in vent’anni si sono succeduti sul trono che era stato di Roma, ben otto imperatori e già da tempo stava affermandosi un altro Impero separato, quello d’Oriente, che ben presto avrebbe spodestato l’agonizzante “cugino” d’Occidente col nome di Impero bizantino.
Avito era un ricco possidente gallo-romano della regione della Arvernia (odierna Auvergne) che dopo la morte violenta di Petronio Massimo venne acclamato imperatore con il determinante appoggio dei Visigoti di Teodorico II. Era il 9 luglio 455.
Avito alla fine del 455 varcò le Alpi per recarsi in Italia e affermare la sua nuova posizione che aveva anche ricevuto l’approvazione dell’imperatore d’Oriente Marciano. Ma la classe senatoriale e la popolazione italica non videro di buon occhio la nomina di Avito, un gallo-romano che era sempre vissuto in Gallia, e la posizione di Avito fu ulteriormente peggiorata dalla nomina a comandante delle truppe di Ricimero, un germano di nobili origini, che per molti anni dominò di fatto l’Occidente anche grazie alle sue non comuni capacità militari.
Avito fu talmente inviso alle classi dominanti e alla popolazione italica che dovette abbandonare in fretta la Penisola per rifugiarsi in Gallia, in seguito alle notizie circa un progetto di Ricimero, che nel frattempo aveva ottenuto importanti vittorie contro i Vandali che minacciavano la Penisola, di sostituirlo d’accordo con il Senato di Roma. Ma non vi riuscì perché, prima deposto e poi catturato, morì nell’ottobre del 456, in circostanze misteriose.
Maiorano discendeva da una buona famiglia di probabile origine illirica che aveva servito, sia sul piano militare che su quello amministrativo, i precedenti imperatori d’Occidente. Questa situazione consentì al giovane futuro imperatore di fare a sua volta una rapida carriera alla corte di Ravenna.
Alla morte di Avito seguì un periodo di circa sei mesi durante il quale non vi fu un imperatore d’Occidente: Marciano, da Costantinopoli, controllava comunque anche la parte occidentale di quello che era stato l’Impero romano. Ma alla morte di Marciano, il suo successore Leone I nominò imperatore d’Occidente Maiorano, nel frattempo elevato al rango di patrizio, pare anche su pressione del potente Ricimero, alto ufficiale delle armate imperiali in Occidente e, come annotato, di fatto detentore del potere reale.
Era il mese di aprile del 457, ma pare che l’investitura ufficiale sia avvenuta solo nel dicembre dello stesso anno.
Maiorano fu impegnato su diversi fronti: dovette domare una pericolosa ribellione in Gallia fomentata dai partigiani del loro conterraneo Avito; poi allestì una poderosa armata per affrontare i Vandali di Genserico in Spagna. Ma la flotta di Maiorano sorpresa nella baia di Lucentum fu distrutta dai Vandali, grazie alla efficiente rete di spionaggio organizzata da Genserico. Il giovane imperatore fu così costretto a sottoscrivere uno sfavorevole trattato di pace con i Vandali e a ritornare in Italia praticamente sconfitto. A Dertona, nella Gallia Cisalpina, un ammutinamento lo costrinse ad abdicare. Pochi giorni dopo morì misteriosamente, fatto eliminare probabilmente da Ricimero, che non lo riteneva più utile. Era il mese di agosto del 461.
Pare che Maiorano fosse un uomo di grandi virtù, dotato di profonda umanità, che tentò anche di combattere gli abusi fiscali che, specie in provincia, erano diventati troppo pesanti per i cittadini; sul piano civile va ricordato l’impegno di Maiorano nel restaurare gli edifici pubblici di Roma, trascurati dai suoi predecessori.
Fu anche un buon comandante e se l’impresa contro i Vandali non si fosse risolta in un insuccesso, non certo per responsabilità dell’imperatore, forse la sua sorte sarebbe stata diversa.
Libio Severo fu nominato imperatore d’Occidente nel novembre del 461, ben tre mesi dopo la morte di Maiorano. Di lui non si sa nulla se non che era un lucano e che fu imperatore di nome ma non di fatto in quanto il potere reale lo deteneva sempre Ricimero, che fece riconoscere Libio Severo dall’imperatore d’Oriente Leone I per fornire a quel che restava dell’impero d’Occidente una parvenza di legalità: di fatto, peraltro, la sfera d’influenza dell’imperatore d’Occidente si limitava alla sola penisola italica.
Durante il breve regno di Libio Severo, il caos fu totale: in Gallia un certo Egidio fu nominato re di un regno autonomo dall’impero che durò ben otto anni prima di esere consegnato ai Franchi; in Dalmazia un tale Marcellino divenne, con il beneplacito dell’imperatore d’Oriente Leone I, un sovrano quasi indipendente. Ovviamente sia Egidio che Marcellino furono apertamente ostili a Libio Severo.
Ma la minaccia più severa veniva sempre dai Vandali di Genserico che spadroneggiavano lungo le coste del Mediterraneo, tollerati dall’impero d’Oriente.
Naturalmente anche i Vandali si dichiararono apertamente ostili a Severo. Ricimero riuscì ad evitare la minaccia di Marcellino ma non quella dei Vandali, che anzi organizzarono una grande spedizione militare contro la Sicilia e l’Italia.
In questo periodo Libio Severo morì, anch’egli in circostanze molto misteriose, essendo divenuto ormai un inutile peso sia per l’Occidente che, in particolare, per le mire politiche di Ricimero. Molti sostennero che fu avvelenato per ordine di quest’ultimo. Era il mese di novembre del 465.
Antemio fu imperatore d’Occidente dal 467 al 472, ma la sua nomina fu piuttosto travagliata in quanto Genserico, re dei Vandali, aveva proposto come imperatore il suo protetto Olibrio. Di fronte alla minaccia di avere in Occidente un imperatore sostenuto dai Vandali, il sovrano d’Oriente, Leone I, ritenne che una collaborazione tra le due parti dell’impero appariva ancora opportuna e così, due mesi dopo la morte di Libio Severo, fu elevato al trono d’Occidente Antemio, un suddito fedele, di origine galata, che aveva anche rapporti di parentela con i sovrani di Costantinopoli avendo sposato una figlia del defunto imperatore Marciano. Antemio sosteneva pure di essere un discendente dell’imperatore Procopio (365), del quale portava anche il nome.
I rapporti con l’impero d’Oriente, che non erano mai stati buoni nei decenni precedenti, sembrarono assurgere ad una nuova positiva collaborazione. Ma Antemio, peccando forse di presunzione, affrontò i Visigoti stanziati in Gallia, uscendone pesantemente sconfitto e perdendo in battaglia un figlio nonchè i suoi più stretti collaboratori militari. Anche i Vandali frustrarono le iniziative di Antemio sconfiggendolo più volte.
Le débacles militari di Antemio ebbero pesanti ripercussioni anche in Italia, dove l’imperatore non era ben visto, e ben presto anche Ricimero gli si rivoltò contro. Nel 472 la situazione era paradossale, Antemio a Roma e Ricimero, che lo chiamava sprezzantemente il “grecuccio”, a Mediolanum. Le ostilità tra i due volsero presto a favore di Ricimero che assediò Roma per tre mesi occupandola alla fine e facendo giustiziare Antemio. Era la primavera, marzo o aprile, del 472.
Segue: articolo completo da Panorama Numismatico nr.271 – marzo 2012