Come si può agevolmente constatare sia dai documenti che dalla notevole quantità di monete pervenuteci, gli anni intorno alla metà del Cinquecento nelle zecche italiane, specie del nord, furono caratterizzati da una attività assai intensa.
Nelle città emiliane, oltre ad una eccessiva quantità di moneta di bassa lega, furono emessi in abbondanza anche scudi d’oro deI sole e bianchi in argento.
Partendo da Parma per arrivare a Bologna, passando per Reggio Emilia, Modena, Mirandola e Ferrara, quale più quale meno, tutte le zecche furono interessate dal fenomeno, ma un particolare campo d’indagine è dato dalle tre zecche estensi, cioè Ferrara, la sede della corte ducale, Modena e Reggio Emilia, le quali durante il governo di Ercole II, dal 1534 aI 1559, conobbero un periodo di straordinaria attività.
Nell’ambito di queste periodo, il presente breve lavoro intende studiare i due citati tipi monetari, ovvero lo scudo d’oro del sole ed il bianco, battuti a Modena a nome del duca Ercole Il.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.105 / 1997, articolo richiesto da un ns. lettore.
Personalità curiosa, indubbiamente, quella del duca di Modena, Francesco IV (1815-1846). Il suo biografo, don Cesare Galvani ricorda, per esempio, i grani di miglio e le miche di pane che il Duca poneva ogni mattina sulle finestre del suo gabinetto, compiacendosi di vedere con quanta confidenza vi concorressero gli uccelletti. Viene però riferita anche la sua passione per la numismatica: sembra che il duca sia stato autore di alcuni fortunati ritrovamenti, quali ad esempio quello di una rarissima medaglia greca, rinvenuta nel 1811 nei dintorni di Pergamo, e quello di una medaglia dell’imperatore romano Massimiano, trovata nel 1815 sulla più alta vetta del Monte Cimone.
di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.253 – Luglio/Agosto 2010
I lettori di Panorama Numismatico mi perdoneranno se ritorno su un argomento che avevo già ampiamente trattato appena nel numero scorso1 dove, esaminando la monetazione a nome di Azzo d’Este per le città di Modena e Reggio Emilia, avevo osservato come i coni delle due emissioni fossero così simili che se ne poteva dedurre una origine comune. Questa constatazione apriva affascinanti scenari: se i coni erano stati prodotti o a Modena o a Reggio, perché le monete non potevano essere state battute in una sola delle due città a nome però di entrambe?
Per di più, osservando l’accuratissima manifattura dei coni nonché l’elegante forma delle lettere, diversissime da quelle tradizionali in uso nell’area emiliana e nella vicina Bologna, si poteva ipotizzare che i coni fossero stati incisi in un’altra città, che non poteva però essere la stessa Ferrara dove la zecca non era più attiva da molti anni.
di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.252 – Giugno 2010
I GROSSI BATTUTI A MODENA E REGGIO EMILIA A NOME DEL MARCHESE AZZO D’ESTE PRESENTANO SORPRENDENTI SOMIGLIANZE TANTO DA FAR PENSARE AD UN SOLO INCISORE DEI CONI O ADDIRITTURA AD UNA SOLA ZECCA.
La prima moneta estense non fu battuta a Ferrara, città da cui iniziò la fortuna della famiglia, ma da due possedimenti vicini, per giunta temporanei: Modena e Reggio Emilia.
Non è facile spiegarlo e forse non c’è neppure una ragione precisa. Ferrara già alla fine del XII secolo aveva cominciato a battere il suo denaro ferrarino1 ma poi, nel corso del secolo successivo, aveva perso lo slancio e la produzione cessò nonostante i patti con Bologna prima e Parma poi nel 12092. Di certo non coniò alcun grosso come invece stavano facendo un po’ tutti i grandi Comuni emiliani nel corso degli anni Trenta e Quaranta. Il Bellini ha citato molti documenti del XIII secolo in cui sono citate monete straniere circolanti a Ferrara, grossi veneziani e bolognesi in particolare. E se Ferrara contava agli inizi del Trecento circa 20.000 abitanti3 la moneta necessaria non doveva essere poca.
Intanto le autorità comunali perdevano sempre più autorità e nelle lotte interne prevalse Obizzo d’Este che prese effettivamente il potere a Ferrara nel 1264 quando fu nominato signore perpetuo con la successiva introduzione di norme volte ad annullare praticamente tutte le istituzioni del libero Comune.
di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico, nr. 251/maggio 2010
UNA MONETA ANONIMA MEDIEVALE E’ STATA ATTRIBUITA A MODENA. E’ PROPRIO COSI’? E POI… E’ DAVVERO UN DENARO COME SCRIVE IL CNI?
Tra le monete medievali di Modena ad un attento esame una risulta di particolare interesse. Eccone la descrizione: