L’Archivio di Stato di Lucca possiede una cospicua collezione di conii e punzoni della zecca locale. Si tratta di 258 pezzi che vanno dal Cinquecento fino al Settecento: sono 99 punzoni, 156 conii, dei quali 95 per il bilanciere e 62 per la trafila, 2 contromarche e un utensile non meglio identificato.
È ovvio che un così cospicuo gruppo possa gettare non poca luce sulla gestione della zecca di Lucca. Si deve essere molto grati perciò a Franca Maria Vanni, grande conoscitrice della monetazione toscana, d’averne pubblicato il catalogo. L’autrice non si è però limitata ad un mero elenco del materiale. Ha invece indagato con attenzione nelle carte dell’Archivio di Lucca alla ricerca di tutto ciò che potesse fornire maggiori informazioni proprio sull’origine e sull’utilizzo dei conii e dei punzoni che andava a presentare.
di Luciano Giannoni
SONO ESAMINATE NEL DETTAGLIO TUTTE LE VARIANTI DELLA MONETAZIONE PER LUCCA DEI CONIUGI BACIOCCHI.
Nel novembre 2000 uscì sulla rivista Numismatique et Change un articolo di Frédéric Droulers dal titolo emblematico Les monnaies méconnues de Lucques et Piombino. Non vi è dubbio che la monetazione del Principato di Lucca e Piombino oltre che essere stata poco studiata presenti aspetti ancora incerti ed indeterminati, a partire dal numero effettivo dei pezzi coniati. Un primo tentativo di mettere a fuoco le tematiche relative alla monetazione di Elisa trovò spazio nel catalogo della mostra Le monete di Piombino dagli etruschi ad Elisa Baiocchi cui seguì, dopo alcuni anni, uno studio di R. Melillo.
Quello su cui vogliamo porre l’accento in questa nota è l’aspetto più strettamente legato alla tipologia delle coniazioni; pur essendo queste limitate a soli quattro anni nominali (1805, 1806, 1807 e 1808) presentano infatti una gamma notevole di varianti relative sia al dritto che al rovescio. Questo vale essenzialmente per i pezzi da 5 franchi, poiché le monete da 5 e 3 centesimi non presentano alcuna variante mentre quelle da 1 franco differiscono tra loro solo per la dimensione del corpo della data (decisamente più piccolo nel franco del 1808); inoltre, sempre per il 1808, abbiamo due varianti legate alla distanza maggiore o minore della leggenda rispetto ai busti dei due principi (fig. 1a, b); cosa analoga è presente anche nei 5 franchi 1805 ed è causa, come vedremo in seguito, di equivoco.
Segue: articolo completo in formato pdf, da Panorama Numismatcio nr.249/marzo 2010
di Lorenzo Bellesia
PRESENTIAMO DUE MONETE PROBABILMENTE INEDITE. LA PRIMA DI LUCCA PRESENTA DUE ARMETTE INVECE DI UNA SOLA, LA SECONDA DI MILANO CON UNA VARIETA’ AL ROVESCIO CHE FORSE NE ATTESTA LA CONIAZIONE IN UN MOMENTO DI PASSAGGIO DA UNA VARIETA’ AD UN’ALTRA.
Un amico mi ha cortesemente mostrato due interessanti monete.
Dovrebbe essere questo il punto d’arrivo di ogni serio collezionista numismatico. Dopo una “vita” passata a comprare e scambiare monete di un certo ambito (monete greche o romane, una certa zecca italiana, un settore trasversale a più zecche, per esempio, i grossi medievali), ecco che si arriva ad un punto in cui si dovrebbe presentare il frutto dei propri sforzi. Insomma, fare il catalogo della propria raccolta. C’è chi lo propone in occasione della vendita, c’è chi lo stampa a proprio uso e consumo, come ricordo, e chi invece stampa un vero e proprio libro.
E’ il caso di Nicola Rossi e del suo libro-catalogo, come lo chiama egli stesso, sui quattrini di Lucca, quelli, per intenderci, con la L ed il Volto Santo cui si è aggiunto il cosiddetto quattrino panterino coniato dal 1682 al 1735 pur con molti vuoti tra i millesimi. Una sola moneta quindi e per giunta “povera”, una di quelle monete cioè, che sono apparentemente comuni tanto che non appaiono quasi mai nei cataloghi d’asta e che si può trovare in lotti oppure per poche decine di euro. Ma anche una di quelle monete per cui alcune varianti non si trovano mai, ma proprio mai e che sono quindi davvero rare.