Negli ultimi anni la zecca di Firenze è stata oggetto di numerosi studi. In particolare il periodo mediceo è stato scandagliato anche dal punto di vista archivistico. Ricordiamo il lavoro generale di Alessio Montagano inserito nella collana MIR (Monete Italiane Regionali) di Alberto Varesi, quindi i volumi di Andrea Pucci sui singoli granduchi e sul periodo lorenese. Sui francesconi di Pietro Leopoldo e su singole monete inedite o rarissime del periodo antecedente ha scritto anche Wilder Pellegrini. Inoltre, sono in corso di pubblicazione, nella collana del «Bollettino di Numismatica», sempre ad opera di Andrea Pucci, le monete della Collezione Reale depositate presso il Museo Nazionale Romano.
di Magdi A.M. Nassar
LA CRISI ECONOMICA FIORENTINA DELLA METÀ DEL XIV SECOLO PRESENTA ASPETTI INTERESSANTI PER GETTARE LUCE ANCHE SULLA SITUAZIONE ATTUALE.
Premessa
Dopo il periodo di grande crescita che aveva caratterizzato l’Europa del XIII secolo, il continente conobbe un’inversione di rotta, testimoniata dai racconti di molti cronisti, tra cui risulta rilevante quello del Villani, di cui ci avvarremo spesso nella trattazione.
Nel XIV secolo Firenze incarna perfettamente la situazione generale dell’Europa, con il suo ruolo di centro culturale ed economico, rappresentando un po’ la Wall Street medievale. Nel decennio successivo al 1339 si verificò la più grande crisi che la storia fiorentina possa ricordare, con la carestia nel ‘47, la peste nera del ‘48 e l’instabilità del rapporto tra oro e argento tra il ‘45 e il ‘47. A questi fatti eclatanti si sommarono altre innumerevoli vicissitudini, come la congiura dei Bardi del 1340 e la signoria tirannica di Gualtieri di Brienne.
La crisi economica che ebbe luogo in quegli anni tanto lontani, assume un aspetto sorprendentemente attuale, in grado di stupire riguardo l’antichità di alcuni concetti propri dell’economia e della finanza moderna. In questa ricerca si è reso indispensabile il testo di Carlo Maria Cipolla1, nel quale queste tematiche sono trattate in maniera approfondita.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr. 303 – febbraio 2015 (numero esaurito).
La capacità produttiva delle zecche antiche e medievali, organizzate col solo lavoro manuale, lascia talvolta increduli. Carlo M. Cipolla nel suo libro Il fiorino e il quattrino. La politica monetaria a Firenze nel 1300, Bologna 1982, riferisce che a Firenze nel 1371 venne svalutato il quattrino, cioè se ne ridusse il fino che passava da 0,178 grammi d’argento a 0,146, con una riduzione pari al 18%. Ne seguì una produzione smisurata perché la moneta divenne molto conveniente da richiedere per chi portava metallo in zecca. I dati sono disponibili per ventun mesi soltanto e se ne deriva che in quei ventun mesi furono coniati 23.244.575 quattrini. Non è assurdo pensare che durante tutto il periodo tra i primi del 1372 e la primavera del 1375 siano stati coniati qualcosa come 40 milioni di quattrini. I mesi presi in considerazione dal Cipolla, che del resto si basa sui dati già pubblicati dal Bernocchi, indica in 39 i mesi di produzione del quattrino. Il che porta ad una produzione superiore al milione di pezzi al mese. Anche senza considerare i giorni festivi, si arriva ad una produzione media giornaliera superiore ai 33.000 pezzi! Se poi consideriamo almeno quattro festività mensili (con un calcolo sicuramente approssimato per difetto visto che un tempo le festività erano davvero tante) questo numero è destinato a lievitare. Un numero così elevato lascia molto, molto perplessi sulla correttezza di questi dati. Tuttavia, di certo, di quattrini se ne coniarono davvero tanti.
Su Numismatique & Change di novembre 2007 un articolo di Jean Teitgen disquisisce se il raro testone battuto a Firenze a nome di Cristina di Lorena con millesimo 1630.
Cristina nacque a Nancy il 6 agosto 1565, figlia di Carlo III duca di Lorena e di Claudia di Francia, figlia del re Enrico II. Morì a Firenze il 19 dicembre 1637.
L’autore riferisce che alcun esemplare di questa moneta è stato segnalato in Lorena mentre, anche se mancano testimonianze in tal senso, è probabile che l’emissione fosse destinata al Levante dove le monete lorenesi, così ben coniate, erano apprezzate dai Turchi e quindi ampiamente utilizzati dai mercanti francesi. Viene anche presa in esame l’interpretazione della parte finale della leggenda D M P senza però fornire soluzioni definitive se non, tra le altre, la più probabile Domina Montis Politiani.
Moneta francese, quindi, o italiana? Per l’autore questa moneta può rientrare sia in collezioni di monete francesi che italiane.
Denaro e bellezza – I BANCHIERI, BOTTICELLI E IL ROGO DELLE VANITA’
Il volume, a cura di Ludovica Sebregondi e Tim Parks, costituisce il catalogo della mostra Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità, allestita dal 17 settembre 2011 al 22 gennaio 2012, a Firenze, dalla Fondazione Palazzo Strozzi. L’evento, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è stato patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Una mostra che ha descritto il momento del massimo splendore politico ed economico di Firenze che, non solo, è stata artefice della cultura occidentale ma ha anche contribuito alla nascita del moderno sistema finanziario. Le grandi famiglie di banchieri toscani, Bardi, Peruzzi, Medici, Cambini, Gondi, hanno lasciato numerose testimonianze della loro abilità, non solo accumulando enormi ricchezze, ma anche finanziando opere d’arte che sono diventate, nel corso dei secoli, un patrimonio culturale collettivo. Attraverso i capolavori di Botticelli, Beato Angelico, Piero del Pollaio, Hans Memling, Lorenzo di Credi, i Della Robbia, la mostra ha documentato come il fiorire del moderno sistema bancario sia stato parallelo allo sviluppo artistico. Le vicende economiche collegate alla nascita dei primi mercanti-banchieri, alle banche e, perché no, alla speculazione finanziaria, hanno dato luogo a cambiamenti che hanno interessato l’arte, la religione e la politica dell’epoca.