L’IMMAGINE DELLA FORTUNA COME VENNE RAPPRESENTATA SULLE MONETE DALL’ANTICHITà ALL’EPOCA RINASCIMENTALE.
La Fortuna nell’antichità
Nella mitologia greca l’archetipo di questa personificazione divina è rappresentato dalla Tyche (dall’etimologia: “accadere in sorte”), figlia di Oceano e di Tetide, una figura femminile drappeggiata e sovente turrita venerata come divinità civica delegata a proteggere dagli eventi negativi, il cui modello era la statua bronzea, ora perduta, opera dello scultore Eutychides. Nella mitologia romana, derivata da quella greca, la Fortuna prende maggiormente i connotati della dea degli esiti favorevoli nei casi della vita.
La sua origine sembra molto antica, addirittura precedente la fondazione dell’Urbe, anche se i Romani attribuivano l’istituzione del suo culto a Servio Tullio, fra i sette re il più favorito dalla Fortuna, il quale, con beneficio di inventario, le dedicò ben 26 templi, ciascuno con una diversa motivazione. La leggenda vuole che questa divinità lo amasse, benchè la sua natura fosse mortale, e che gli facesse periodicamente visita a domicilio entrando per uno stretto pertugio nella sua stanza.
Marco Tullio Cicerone, nel De Divinatione (XLI, 85-86), narra di un luogo sacro dove gli aruspici estraevano da una roccia, incise su legno di quercia, le sorti migliori, per ispirazione, della dea Fortuna e che proprio là fosse stato edificato un tempio, il primo di una lunga serie.
Scarica articolo completo in formato PDF I VARI VOLTI DELLA FORTUNA anteprima da Panorama Numismatico nr. 328 di Maggio 2017
CRISTO IN MAESTÀ, STANTE BENEDICENTE, STANTE CON IL GLOBO CRUCIGERO, A MEZZO BUSTO, NELL’ATTO DI USCIRE DAL SEPOLCRO; MARIA SEDUTA IN TRONO COL BAMBINO, A MEZZA FIGURA, IL TEMA DELL’ANNUNCIAZIONE; L’APOSTOLO MARCO IN PIEDI O SEDUTO MENTRE CONSEGNA AL DOGE IL VESSILLO; IL LEONE MARCIANO RAMPANTE, GRADIENTE, IN SOLDO O IN MOLECA; SANTA GIUSTINA STANTE CON IL PETTO TRAFITTO DA UN PUGNALE, DA SOLA O MENTRE INCORONA IL LEONE ALATO. SONO LE IMMAGINI ATTINENTI LA SFERA RELIGIOSA INCISE SULLE MONETE VENEZIANE.
Il presente articolo ha per oggetto i santi e le altre figure religiose presenti sulle monete coniate dalla Serenissima. Si premette che non saranno repertoriate tutte le monete con soggetti religiosi, praticamente tutta la produzione di Venezia che, partendo dalle emissioni imperiali per arrivare a quelle dogali, interessa un intervallo di quasi mille anni, ma solamente le varie tipologie. Inoltre non saranno presi in considerazione i soggetti religiosi raffigurati sulle oselle, sulla monetazione anonima per Venezia e i suoi possedimenti, sui multipli in oro di ostentazione da 10 a 105 zecchini, pezzi enormi che possono arrivare a pesare oltre 300 grammi.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.311 – Novembre 2015
di Luigi Fedrighelli
DISCENDENTE DI FAMIGLIE ILLUSTRI, IL CARDINALE ALBANI FU UN ABILE DIPLOMATICO CHE SI MANTENNE FEDELE A UN INDIRIZZO MODERATO FAVOREVOLE ALLA CURIA ROMANA E A UNA POLITICA FILOAUSTRIACA.
Giuseppe Andrea Albani nasce a Roma il 13 settembre 1750 da Orazio Albani, principe di Soriano, e dalla nobilissima Marianna Cybo Malaspina. Entrambe le famiglie, di alto lignaggio, quella dei Cybo anche di antichissima origine, possono annoverare tra i loro antenati due pontefici: Clemente XI Albani (n. a Urbino nel 1649 – m. a Roma nel 1721) e Innocenzo VIII Cybo (n. a Genova nel 1432 – m. a Roma nel 1492).
La famiglia Albani si tramanda provenga dall’Albania, dalla quale prese il cognome, emigrando in Italia all’epoca della conquista turca nel XV secolo. In particolare, Michele Laçi e i suoi due figli Filippo e Giorgio, che avevano combattuto contro gli ottomani nell’esercito di Giorgio Castriota Scanderbeg in Albania, nel 1464 dovettero lasciare il loro paese per l’Italia, dove furono accolti da Federico di Montefeltro, duca d’Urbino. Presero il cognome Albanesi, in omaggio al luogo di origine degli antenati, che poi mutarono in Albani.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).
Presentiamo qui un secondo racconto dalla nuova raccolta di Lorenzo Bellesia: “Comedies, histories & tragedies – Racconti di numismatica e di varia umanità – III”. Si tratta di una raccolta di racconti su collezionisti, commercianti e numismatici ma non solo, personaggi di tutti i generi per una lettura diversa dal solito. Il volume di 133 pagine é edito da Nomisma ed é disponibile sullo shop online di Nomisma al costo di 20 euro.
Una recensione del libro è disponibile in questa pagina.
LA MOGLIE DEL COLLEZIONISTA
Quando mia moglie se ne è andata di casa mi ha detto: “Tu non dovevi sposare me. Dovevi sposare una moneta.” Sapete allora che cosa ho pensato? Non a che cosa avrei fatto senza mia moglie ed i miei figli, non che, in fondo, le volevo bene, non che, forse, avevo sbagliato tutto nella mia vita affettiva.
Invece, seduto nel mio studio, davanti alla mia splendida biblioteca numismatica, quando sentii mia moglie che mi urlava quella frase, credo cattiva e ingiusta nei miei confronti, mentre se ne andava per sempre, pensai quale moneta avrei sposato! Pensai quale moneta avrebbe potuto essere la mia regina per tutta la vita!
Assurdo, vero?