IN ASTE RECENTI SONO STATI MESSI ALL’INCANTO RARI TREMISSI CHE POSSONO FORNIRE NUOVE INDICAZIONI SU ALCUNI CONTROVERSI ARGOMENTI.
La monetazione della Langobardia maior, intrigante e piena di fascino, conserva ancora parecchi misteri. Negli ultimi mesi sono apparsi, nelle aste internazionali, rarissimi tremissi di un interesse unico: tre tremissi del I tipo di Cuniperto, un Marinus mon, due tremissi di Ariperto I, addirittura quattro tremissi di Ratchis di cui tre con l’effige del re frontale (su quattro conosciuti) e il secondo tremisse conosciuto di Desiderio col San Michele. Tutta questa offerta di tremissi di eccezionale rarità ha ridestato l’interesse su questa monetazione alquanto trascurata.
Nei due secoli scorsi si sono cimentati svariati studiosi, con alterne fortune e varie ipotesi che non hanno avuto in seguito riscontri positivi. Attualmente, al contrario di altre monetazioni, pur in presenza di parecchi appassionati, gli studiosi sono pochi e i tremissi della Langobardia maior subiscono ancora la mancanza di risposte precise su alcuni loro controversi ma importanti argomenti.
Segue articolo completo in formato pdf – Curiosità sulla monetazione della Langobardia Maior – tratto da Panorama Numismatico nr.325 – Febbraio 2017
LO STUDIO DI ALCUNI TREMISSI RIVELA IL POSSIBILE SIGNIFICATO DEI NOMI CHE COMPAIONO SULLE MONETE DEL RE LONGOBARDO.
Da quando il Professor Arslan ha pubblicato il suo studio sui monetieri del re Liutprando si conoscono alcuni tremissi con il loro nome completo sul manto. Fino ad allora, dopo diverse congetture, si era giunti alla conclusione sostanzialmente unanime che la lettera sul busto indicasse il monetiere, mentre quella davanti al volto del re, nonostante svariate interpretazioni, era rimasta e rimane ancora incompresa.
Dopo l’ultimo ritrovamento di Wartau (CH), nel 1985, di due tremissi con scritte poco leggibili sul busto e i quattro tremissi AMBROSI, LOPO, ANTHEMO, (S)GOMOAD conosciuti dopo questo studio, in base alle scarne conoscenze di questa monetazione, tale enigma è rimasto insoluto. Per poter arrivare a formulare un’ipotesi con qualche crisma di credibilità sull’identità di questi nomi, è necessario considerare la monetazione longobarda più in generale.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.323 – Dicembre 2016
di Franco Comoglio
UNA NUOVA IPOTESI SUL SIGNIFICATO DELLA LEGENDA “MARINUS MON” RIPORTATA SU ALCUNI TREMISSI LONGOBARDI.
Dalla prima discussione iniziata dal Cordero di San Quintino nel 1834 ad oggi, molte teorie, molte tesi si sono susseguite sui famosi e comunque non eccezionalmente rari tremissi “Marinus mon”. Non è nostra intenzione entrare nel merito della bontà delle varie tesi, a volte anche suggestive, ma certamente opinabili.
Si può notare che sui sei tremissi conosciuti (Brescia, Cividale, due di Milano, Torino, Zurigo) più qualcun altro in mani private, lo stile è diverso e vi è assenza di identità di conio (cfr. figg. 1-4), la quale cosa oltre ad indicare la copiosità di detti tremissi, permette di ipotizzare che difficilmente un addetto alla zecca avrebbe coniato o fatto coniare a suo nome una moneta con legende e stili diversi. Inoltre un addetto, per tanto fosse alta la sua carica (e comunque, su questa importanza eventuale, si sono aperte nel tempo ampie discussioni), non avrebbe presumibilmente avuto la necessità e l’autorizzazione di mettere il proprio nome sulle monete, a ridosso dell’editto di Rotari (qui sine iussionem regis…). La conseguenza logica, a nostro parere, è quella di considerare un’emissione sia centrale che periferica col nome di una importanza tale che fosse perlomeno superiore a quella dei vari duchi. Per poter pervenire a delle ipotesi in relazione alla monetazione col nome “Marinus mon” è opportuno effettuare sia considerazioni stilistiche che di tipo storico.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr. 279 – dicembre 2012