di Pierluigi Baisi
UNA RECENTE SCOPERTA HA MESSO IN LUCE L’ATTIVITÀ SVOLTA DALL’INCISORE ROMANO PRESSO LA ZECCA SICILIANA.
Nel suo saggio sulla famiglia Hamerani1 Rodolfino Venuti racconta l’investitura ad incisore della regia zecca di Palermo di Ermenegildo Hamerani. L’incarico emanato nel 1730 dal viceré del tempo, Cristofaro Fernandez de Cordova conte di Sastago2, si protrasse per poco meno di un anno e diede modo all’incisore romano di prestare servizio per una delle corti piu importanti dell’epoca.
ALCUNI ESEMPLARI DEL TARÌ DA 10 GRANA FURONO BATTUTI CON UN ERRORE DI NOMINALE. AD OGGI SE NE SONO RINTRACCIATI SEI, CHE HANNO DATO VITA A UNA TIPOLOGIA “INATTESA”.
Il “tarì da 10 grana” rappresenta una particolare varietà nella quale l’errore di punzonatura della cifra “10” in luogo di “20” produsse un tondello che per diametro e peso risultava pienamente conforme ad un tarì (sebbene il nominale lo vorrebbe relegato tra i carlini). La moneta è nota sul mercato da alcuni anni (dal 1962 per la precisione) ed è classificata in Pannuti Riccio, 133a e in Pagani, 273c (si veda in Bibliografia) oltre che sui vari cataloghi commerciali dei giorni nostri. Tale circostanza creò nella monetazione di Ferdinando II di Borbone una tipologia inedita o, per meglio dire, inattesa.
Segue: Il tarì dimezzato nella zecca di Napoli articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.298
*Si ringrazia Francesco Di Rauso per la gentile collaborazione.
UNA PROPOSTA PER UNA NUOVA LETTURA DEI TARì DI FERDINANDO IL CATTOLICO.
Queste pagine ben poco aggiungono alla insuperata opera sulle monete di Sicilia di Rodolfo Spahr, sono però l’esempio di quanto sia stimolante lo studio di pezzi relativamente comuni, quali i tarì o aquile coniati a Messina da Ferdinando il Cattolico.