di Michele Chimienti e Valerio Marchioni
Già nel Xll secolo i Visconti erano una nobile famiglia lombarda divisa in vari rami con feudi e beni sparsi in tutta la regione. Il primo ad impadronirsi del governo di Milano fu I’arcivescovo Ottone Visconti che nel 1277 riuscì a sconfiggere la famiglia rivale dei Della Torre, capi del partito popolare.
Per rafforzare il potere dei Visconti fece eleggere suo nipote Matteo capitano del popolo ed in seguito ottenne anche che fosse nominato Vicario imperiale. Ma nel 1302 il partito guelfo dei DelIa Torre tornò ad avere il sopravvento e Matteo fu esiliato. Dopo otto anni la situazione si capovolse di nuovo con la discesa dell’imperatore Enrico VII che rimise Matteo al governo della città. Quest’ultimo morì nel 1327 e gli successe il figlio Galeazzo I.
IPOTESI SUI LORO “BUONI DI PRELEVAMENTO MERCI” IN CORONE E IN LIRE
“Poi che la cooperazione tra ricchi e poveri non è possibile, perché non creare la cooperazione tra i poveri?”
Con questa premessa, il 12 agosto 1900, a Pola, una maestra , Giuseppina Martinuzzi, illustra la sua proposta che si basa sull’esempio del’ “Unione Cooperativa di Milano” e del’ “Alleanza Cooperativa Torinese” sorte rispettivamente nel 1896 e nel 1899.
Nel 1848 a Roma si faceva sempre più aperto il conflitto tra i liberali, che volevano l’effettiva trasformazione costituzionale dello Stato Pontificio e il Pontefice, che non intendeva rinunciare alla propria autorità. Un tentativo di ricondurre l’ordine fu compiuto da un ministero moderato, presieduto dal giurista carrarese Pellegrino Rossi. Ma il 15 novembre del 1848 il Rossi veniva pugnalato da elementi di estrema sinistra e il pontefice che ormai aveva perduto la popolarità di un tempo, si vide costretto da furiose dimostrazioni, a chiamare al potere i democratici Sterbini e Galletti. Subito dopo, però, Pio IX fuggiva da Roma e riparava a Gaeta, mentre nella città veniva proclamata la REPUBBLICA ROMANA (9 febbraio 1849) ed annunziata la decadenza del potere temporale de i Papi, pur garantendo al pontefice ogni indipendenza per l’esercizio del suo potere spirituale.
UNA ULTERIORE CONFERMA DELL’AVVENUTO TRASFERIMENTO DELL’IMPERIUM DI SIBARI DALLO IONIO AL TIRRENO.
Sibari fondazione degli Achei, in mezzo a due fiumi, il Crati ed il Sibari, il fondatore fu Is d’Elice), sinonimo di ricchezza, opulenza, corruzione e voluttà spinte al massimo grado, fu la polis più importante e famosa della Megàle Hellàs, fondata nella seconda metà dell’VIII sec. a.C., certamente prima di Crotone. Lungo e complesso sarebbe, in questa sede, trattare degli avvenimenti storici riguardanti la città necessitando di tantissime pagine. Lasciando al lettore la facoltà di documentarsi con calma e dovizia di particolari, è mio preciso intendimento apportare un piccolo contributo alla conoscenza della monetazione sibarita nella seconda fase dell’esistenza della sfortunata ed effimera città.
Dopo tanto oblio negli ultimi tempi sono stati pubblicati nuovi ed interessanti studi sulla città e la zecca dell’Aquila, città che in età tardo medievale e nei primi decenni del Rinascimento svolse un ruolo molto importante sotto il profilo sia finanziario che militare nel Regno di Napoli. Questo ruolo fu sottolineato dalla presenza di una zecca che batté monete di tipo napoletano destinate a circolare in particolare nell’Italia centrale.
Agli studi si aggiunge ora questo interessantissimo volume frutto di ricerche nell’archivio locale dove è stato rintracciato un registro contabile in uso al credenziere aquilano, il Bastardello X, in cui vi erano annotate la jntrata et uscita de la zecca nell’anno 1495, anno in cui la città come gran parte del Regno di Napoli era caduto nelle mani del re di Francia Carlo VIII di Valois.