Scopo di questo nuovo e ponderoso volume è quello di fornire, per quanto possibile, un quadro aggiornato delle emissioni monetali – certe o probabili – effettuate in Sicilia dai Bizantini e dagli Arabi durante la loro dominazione (rispettivamente, secoli VI-X e X-XII). L’ottima iniziativa editoriale consente di avvicinare a queste monetazioni, troppo spesso trattate da testi divenuti ormai, oltre che datati, anche costosi ed introvabili, una cerchia più ampia di collezionisti ed appassionati, i quali possono disporre di uno strumento pratico ed attuale ad un costo contenuto.
L’opera, introdotta da una prefazione di Vincenzo Tarascio (noto studioso di monetazione islamica, già autore del volume Siciliae nummi cuphici, edito ad Acireale nel 1986), si apre con un capitolo in cui vengono forniti puntuali ragguagli sui metodi di datazione delle monete bizantine (con dettagliati grafici riguardanti i periodi di regno di ciascun imperatore e i relativi anni di indizione) e sulla scrittura cufica usata nelle emissioni arabe (con relativo schema dell’alfabeto cufico), oltre ad alcune note di metodo sulle trascrizioni delle legende presenti sulle monete arabe.
di Antonio Loteta
LA STORIA E LE MONETE BATTUTE SOTTO UN VICERE’ MOLTO AMATO MA CHE FINI’ MISERAMENTE NELLE CARCERI SPAGNOLE.
Le finanze siciliane, sotto i regnanti spagnoli Filippo II (1556-1598) e Filippo III (1598-1621), furono prosciugate per sovvenzionare le continue guerre di espansione.
Nel gennaio del 1610 Filippo III nomina Don Pedro Tellez Giròn III duca di Ossuna, viceré di Sicilia.
Don Pedro Giron nasce a Ossuna il 17 dicembre 1574 dal matrimonio tra Juan Tellez Giron II, Duca di Ossuna, e Ana Maria Fernandez de Velasco. La duchessa Catalina Enríquez de Ribera y Cortés, moglie di Don Pedro, alla fine di maggio del 1610 dà alla luce una bimba e la battezza Antonia. Tutti e tre si imbarcano a Barcellona diretti a Genova, per poi raggiungere Palermo. Dopo aver toccato il porto di Genova, arrivano a Napoli il 24 dicembre 1610, dove si fermano per un lungo periodo a causa delle cattive condizioni sia del tempo e sia della nave che li ha portati fin lì. Nel marzo del 1611 giungono a Milazzo e poi proseguono verso Messina. Infine, Don Pedro Giron prende possesso del Viceregno di Sicilia a Palermo il 2 aprile 1611. Una volta giunto in Sicilia, il Viceré trova una situazione disastrosa. Si rende conto che l’isola non ha una sufficiente flotta navale, che la delinquenza dilaga senza essere fronteggiata dalle istituzioni e che le casse del regno sono vuote. Dopo aver ispezionato Messina, Catania e Siracusa, ne fortifica le coste per fronteggiare le continue incursioni da parte dei turchi e contemporaneamente amplia la flotta siciliana.Per contrastare la delinquenza, fa eseguire condanne esemplari e vieta la circolazione nelle città di uomini armati.
UBICAZIONE E CENNI STORICI
Quasi nulla ci è stato tramandato circa l’antica Ameselon. Solo Diodoro accenna che era una città conquistata e distrutta nel 269 a.C. da Ierone II il quale spartì il suo territorio esattamente tra Kentoripai ed Agyrion.
Grazie alla testimonianza di Diodoro ed ai rinvenimenti di monete ad essa attribuite è possibile ora identificarla con i resti di un’antica città situata sul monte S. Giorgio, che sovrasta l’attuale Regalbuto.
Nel IV secolo a.C. fu con ogni probabilità sede di forze mercenarie, che prediligevano alture in buona posizione strategica e facilmente difendibili.
MONETAZIONE
Il monte S.Giorgio ha fornito numerose testimonianze numismatiche, che purtroppo sono andate disperse sul mercato antiquario. Per la maggior parte si trattava di monete del IV secolo a.C., fra le quali si annoverano tre emissioni, che sono attribuite ai mercenari residenti in Ameselon. Esse sono basate prevalentemente sul piede di una litra di circa 36 grammi e quindi in vigore dopo la riforma di Dionisio I e fino all’arrivo di Timoleonte.
L’emilitra n. I è anepigrafe e presenta uno stile crudo. E’ sempre riconiata sulle emilitre di Morgantina con testa di Atena/leone con serpe oppure, in rari casi, sulle emilitre battute dai mercenari di Katane. Il nominale è dedicato alla dea Atena, mentre il tripode si ricollega con il mito di Apollo.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.105 – Febbraio 1997. Da Corpus Nummorum Antiquae Italiae (Zecche minori) di A. Campana. Articolo richiesto da un ns. lettore.
Tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C.
LA PRESENZA DEL METALLO MONETATO E NON MONETATO, RITROVATO INSIEME IN ACCUMULI DI ETA’ ARCAICA IN MAGNA GRECIA E SICILIA, OFFRE LO SPUNTO PER RIVEDERE IL SIGNIFICATO DEL TERMINE “TESAURIZZAZIONE”.
di Maria Teresa Rondinella
Con il termine “tesaurizzazione” s’intende l’accumulo e la conservazione di ricchezza mobile, di qualsiasi natura o provenienza essa sia, mercantile, militare o anche religiosa. Lo spunto per la trattazione del problema è offerto dai dati ricavabili dallo studio di alcuni tesoretti i quali contengono, oltre a monete di varie zecche, anche metallo prezioso non monetato.
Per quanto riguarda la Sicilia, l’unica preziosa informazione è fornita dal tesoro di Selinunte 1985, contenente 165 monete d’argento, tutte risalenti al periodo arcaico e riconducibili a otto zecche diverse, tesaurizzate insieme a tre frammenti di lingotti, due rettangolari (figg. 1-2) ed uno probabilmente circolare , un lingotto rotondo e un piccolo gettone, anch’essi d’argento. Il fenomeno più interessante è dato dal fatto che il suo proprietario aveva tesaurizzato argento coniato (ben 165 monete) insieme ad argento non coniato. La data di chiusura del tesoretto si pone intorno al 510 a.C. per la presenza di alcune monete incuse di Metaponto a tondello medio, che rappresentano gli esemplari più recenti del ripostiglio. Anche in Magna Grecia abbiamo due rinvenimenti analoghi, il tesoretto di Sambiase (IGCH 1872) e il ripostiglio di Taranto (IGCH 1874), recentemente rivisitati da Attilio Stazio.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.275 – Luglio/Agosto 2012
UBICAZIONE E CENNI STORICI
Come già accennato a proposito di Alaisa Archonidea, in Sicilia erano note diverse città a nome di Alaisa. Una di queste doveva essere situata nella zona etnea. Infatti tutti gli esemplari noti dell’emissione n. 2, recanti l’etnico Αλαισινων (= degli Alesini), sono stati rinvenuti sulla sommità del Monte Bolo, nei pressi di Bronte, sulle pendici occidentali dell’Etna. Ai suoi piedi scorre il torrente Troina , che vicino affluisce nel fiume Simeto. E’ un’ altura adatta ad ospitare una guarnigione di mercenari. Nelle immediate vicinanze è frequente il rinvenimento di materiale archeologico.
Utilizzando fuggevoli accenni sulla relazione di Appiano, già lo storico Casagrandi aveva ipotizzato l’esistenza di una Alaisa sull’altopiano di Bolo. Anche il noto studioso numismatico Cavallaro aveva localizzato una popolazione a nome Alesini sulle pendici etneee, sostenendo che in realtà vi dovevano esistere diversi villaggi aventi il nome Alaisa.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.105 – Febbraio 1997. Da Corpus Nummorum Antiquae Italiae (Zecche minori) di A. Campana. Articolo richiesto da un ns. lettore.