di Antonio Loteta
INTEGRAZIONE ALL’ARTICOLO DI MAURIZIO BONANNO
IN ASSENZA DI PROVE DOCUMENTALI, LO STUDIO ICONOGRAFICO E DELLE LEGENDE FORNISCE UN’OTTIMA BASE ALL’INDAGINE NUMISMATICA. E’ CIO’ CHE HA FATTO TEMPO FA MAURIZIO BONANNO SU UN DENARO SICILIANO, IN UN ARTICOLO CHE MANTIENE ANCORA OGGI IL PROPRIO VALORE, QUI RIPROPOSTO CON UNA INTRODUZIONE DI ANTONIO LOTETA.
La moneta ha sempre rappresentato un’emanazione del potere attraverso legende, icone, monogrammi, elementi grafici e immagini.
Pubblichiamo la seconda parte dello studio di Alberto Campana sulle monete e la zecca siciliana di Abakainon (460-27 a.C.) come da richiesta di una nostra lettrice. La prima parte è disponibile qui.
Ubicazione e cenni storici
Abakainon era un centro indigeno di remote origini, che antiche fonti storiche situavano vicino a Tyndaris (Tindari). Grazie anche al frequente rinvenimento sul posto di monete abacenine, il sito della città è ora sicuramente identificato e corrisponde alla frazione Casale, subito a settentrione dell’attuale comune di Tripi, su un altopiano che dai monti Nebrodi si estende verso il mare. Tale zona pianeggiante, delta appunto il Piano, era in realtà una sorta di fortezza naturale. facilmente difendibile, essendo compresa tra due valli laterali, del torrente Novara a est e del suo affluente Tellarita a ovest. e chiusa a sud dall’altissima acropoli del Castello e a nord dal Pizzo Cisterna.
Nell’area dell’antico abitato si conservano diversi resti di età greca e romana, fra cui un muraglione rettilineo, lungo quasi cento metri. Vi sono stati rinvenuti strati culturali del neolitico stentinelliano e tombe a forno dell’età del bronzo, che hanno permesso di accertare le origini assai antiche della città. Tuttavia l’esplorazione non risulta completa essendo stati eseguiti limitati interventi di scavo.
Articolo completo (corretto con pagina 10 mancante) tratto da Panorama Numismatico nr. 95/marzo 1996 e richiesto da un ns. lettore
di Alberto Campana
Da più parti ho ricevuto alcune contestazioni relativamente alla corrispondenza tra l’emilitra greca e il sentisse onciale romano o, più in generale, sulla possibile correlazione tra le monete emesse da città siceliore e le monete coniate da Roma durante e dopo la seconda guerra punica.
La risposta a tale quesito comporta la necessità di illustrare previamente la complessa situazione monetaria in Sicilia che precedette l’avvento del denario romano, anche se in maniera semplificata in questa sede.
Scarica l’articolo completo in formato pdf tratto da nr. 114 di dicembre 1997, articolo richiesto da un nostro lettore.
IL TERREMOTO DI MESSINA È STATO UNO DEGLI EPISODI PIU’ DEVASTANTI DELLA STORIA MODERNA ITALIANA. ECCO UNA PICCOLA STORIA NUMISMATICA DI QUELLA TRAGEDIA.
di Battista Magalotti
Il 28 dicembre 1908 alle ore 5,21 di cento e un anno fa, un violentissimo terremoto di 7,1 gradi della scala Richter si abbatté sullo stretto calabro-siculo radendo al suolo le città di Messina, Reggio Calabria e numerosi altri centri limitrofi. Fu uno dei sismi più potenti della storia italiana che causò il crollo del 90% degli edifici seppellendo sotto le macerie ricchi e poveri, autorità civili e militari, che oltre ai danni causati dalle violentissime scosse sismiche e dagli incendi seguiti per le fuoruscite di gas dalle tubature spezzate, si aggiunsero quelli causati da un maremoto di violenza inaudita, con onde marine alte dai 6 ai 12 metri. La furia delle onde spazzò via le case nelle vicinanze delle zone costiere di tutto lo stretto, provocando numerosissime vittime anche fra coloro che si erano ammassati sulla riva del mare. Nella tremenda devastazione, terribile fu il bilancio finale delle vittime, che solo a Messina furono più di 80.000 su una popolazione di circa 140.000 abitanti. Presto si mosse la macchina dei soccorsi e già all’alba del 29 la rada di Messina era affollata di navi. La squadra navale russa alla fonda ad Augusta si era diretta subito a tutta forza verso la città con sei navi, seguita da altre navi da guerra inglesi in zona. Il comandante russo Ammiraglio Ponomareff, nella confusione generale, approntò i primi soccorsi prestando anche opera di ordine pubblico, facendo fucilare gli sciacalli sorpresi a frugare fra le macerie. Arrivarono successivamente anche le navi italiane che si ancorarono ormai in terza fila. Governi di molti Stati inviarono notevoli aiuti finanziari e soccorsi per la ricostruzione. In riconoscimento per questa disastrosa sciagura il governo italiano decise di ricompensare con specifiche medaglie e attestazioni civili e militari gli enti e le organizzazioni umanitarie impegnate nelle operazioni di soccorso e nelle opere assistenziali in favore dei terremotati. All’uopo fece coniare dalla Regia Zecca una grande medaglia di benemerenza eseguita da L. Giorgi, nei metalli oro, argento e bronzo di 40 mm di diametro con anello portativo munito di nastro dal colore centrale verde con i bordi esterni bianchi. Istituita con R.D 6 maggio 1909 n. 338, fu destinata agli enti che in modo eminente avessero acquisito titolo di benemerenza pubblica.