Introduzione
Le monete d’oro di Roma del periodo repubblicano non ebbero parte stabile nel sistema monetario, almeno fino al I secolo a.C.. lnfatti l’economia di Roma era saldamente basata sul denarius d’argento e le emissioni in oro ebbero carattere saltuario, legate generalmente a particolari ed eccezionali circostanze storiche.
Lo scopo del presente articolo è di fornire un’aggiornata analisi numismatica della prima emissione in oro al nome di Roma.
Fino a poco prima dello scoppio della seconda guerra punica Roma non avevano mai intrapreso la coniazione dell’oro. In precedenza tale metallo veniva usato solo in forma di lingotti, gioielli e monete straniere provenienti dal mondo greco.
Solo necessità legate al particolare clima politico degli anni 30-20 del III secolo a.C., condizionato da una parte dai preparativi per fronteggiare le incombenti minacce galliche e dall’ altra dalla preoccupazione per una possibile ripresa della potenza cartaginese, spinsero Roma a intraprendere un primo tentativo di trimetallismo (AV, AR AE), che ebbe breve durata.
I. Monete d’oro repubblica romana – Serie con scena del giuramento Parte I in formato pdf, tratto dal nr.123/ottobre 1998,
II. Monete d’oro repubblica romana – Serie con scena del giuramento Parte II in formato pdf, tratto dal nr.124/novembre 1998,
La raccolta di Ossolaro
Trattasi di circa 3500 denari romani repubblicani trovati in un campo da alcuni contadini nel 1876
di Germano Fenti
Il sacerdote prof. Pizzi Francesco membro della Regia Commissione Consultiva, conservatrice dei monumenti d’arte di Cremona, nel 1876 in occasione delle nozze del gentilgiovane Fortunato Turina con la nobile donna Carolina Cavalcabò dei marchesi di Viadana, pubblicava un catalogo di monete delle collezioni riunite delle due famiglie. Fra queste vi erano duecentododici monete acquistate dal Turina e appartenenti ad un tesoretto trovato ad Ossolaro nel 1876 composta da circa 3500 denari romani repubblicani.
La storia del ritrovamento di questo tesoretto andato per la maggior parte disperso, “ma pure non isfuggito alla scienza” in quanto si poterono classificare circa un migliaio di esemplari e permettere che il R. Ministero della Pubblica Istruzione potesse pubblicare gli elenchi su “Notizie degli scavi” (cfr. “Notizie degli scavi di antichità comunicate alla R. Accademia dei Lincei, per ordine di S.E. il Ministro della Pubblica Istruzione”, Roma, ottobre 1876 – marzo 1877).
“In primavera il villano con l’erpice ruppe e trascinò per i solchi i frantumi di quelli che copriva il (vase) con non poche monete”. Egli non si accorse di nulla nonostante avesse rotto due volte le lame contro un ostacolo. “Ivi germogliò il grano” e durante la stagione la donna che visitava la sua porzione di campo chiamato “Coa del Bosco” ritornava contenta di aver trovato alcune monete.
Il campo in questione dista un chilometro da Ossolaro seguendo la strada comunale verso ponente; vi si giunge per una viuzza campestre a sinistra dopo la cascina Nova (allora degli Jacini) del cui podere fa parte, sorpassato il ponte sulla Martorella.
Scarica l’articolo sul Tesoretto di Ossolaro tratto da Panorama Numismatico nr.1/gennaio 1984
Ci sono collezioni che, per la loro importanza, passando all’asta passano anche alla storia e il catalogo relativo diventa un prezioso testimone dedicato ai posteri. È sicuramente il caso della collezione di monete repubblicane formata da RBW. Sono state tre le vendite in oggetto: l’asta Triton III del dicembre 1999 dove fu presentato il grosso delle monete d’oro e, quindi, le vendite NAC 61 dell’ottobre 2011 e 63 del maggio 2012 con tutto il resto.
Nella sua prefazione il collezionista ricorda come, nelle discussioni che egli ebbe col compianto Roberto Russo della NAC, avesse voluto che tutte le sue monete fossero ordinate cronologicamente e presentate insieme.
di G. Fenti
Nell’aprile del 1887, un altro tesoretto venne alla luce (è il quarto trovato in pochi anni) nel cremonese, presso Farfengo nel comune di Grumello, in un campo di proprietà del marchese Stanga.
Lo riferiscono i signori ing. Finzi e il prof. Astegiano su Notizie degli scavi di antichità comunicate alla R. Accademia del Lincei per ordine di S.E. il Ministro della Pubblica Istruzione, maggio 1887, Roma.
Nell’aprile scorso si rinvenne un vaso di terra cotta contenente, secondo la cove corsa (evidentemente il vezzo di non avvisare gli incaricati di controllare gli oggetti antichi rinvenuti casualmente è molto vecchio), circa ottocento Denari d’argento. I siggr. Finzi e Astegiano ne videro solo cento ottanta, tutti molto ben conservati.
Le 180 monete visionate dai due ispettori appartenevano a 31 famiglie e precisamente a: Antonia (dai contorni dentellati), Antestia, Aquilia, Caesia, Calpurnia, Crepusia, Cupiennia, Fabia, Fonteia, Fouria, Herennia, Iulia, Licinia, Lucilia, Maenia, Mamilia, Manlia, Memmia, Minucia, Norbana, Papia, Pompeia, Porcia, Postumia (a contorni dentellati), Procilia, Sergia, Servilia, Terentia, Titia, Tituria, Vibia. Sulle notizie degli scavi . . ., non venne però specificato a quali monetari erano state attribuite.
La notizia quindi rimane fine a se stessa in quanto le monete sono andate disperse (non è chiaro se la parte visionata è rimasta in qualche museo) e gli elementi scientifici derivati da questo elenco monco sono praticamente nulli. Appare lampante la diversa preparazione dei commissari cui competeva la zona di Grumello, con il più volte citato sacerdote F. Pizzi.
Fra le gens elencate troviamo la Calpulnia e la Furia che annoverano fra i magistrati monetari molti loro discendenti.
Tra questi vogliamo citare (Lucius Furius) Purpureo che, secondo il Babelon, è magistrato monetario verso il 214 a.C. assieme a C. Decimius Flavus e A. Spurilius. Nel 200 a.C. è inviato dal console P. Sulpicius Galba in Etolia (Grecia centrale), quando suo padre è pretore nella Gallia Cisalpina.
Non si possono confondere i pezzi di questo monetario con quelli di suo padre. Qui il cognome Purpureo è abbreviato il PVR, così come le monete del padre sono monogrammate PVR oppure PVR.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.6/novembre 1984 (articolo richiesto da un ns. lettore).
Venerdì 9 maggio 2014 alle ore 21:00 verrà presentato a Brescello (RE) il volume “I tesori di Brescello” di Giovanni Santelli e Alberto Campana. La presentazione avverrà presso la Sala Pampolini, Centro Culturale San Benedetto. Saranno presenti e interverranno gli autori e il Direttore Medagliere di Milano, Rodolfo Martini. Info: www.comune.brescello.re.it
Giovanni Santelli – Alberto Campana
I TESORI DI BRESCELLO
Ed. Diana 2014,
f.to 17x24cm,
pp. 64,
numerose illustrazioni a colori.
Associazione Culturale Italia Numismatica. Collana Nummus et Historia XXVII. Libro-indagine sui tesori di aurei tardo repubblicani romani rinvenuti a Brescello nel XVII secolo.
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