di Roberto Diegi
Perché un mio articolo sui Valentiniani? L’occasione mi è stata fornita, del tutto involontariamente, da un signore che si chiama appunto Valentiniano. Parlerò, dunque, di quella dinastia (il termine è improprio ma rende l’idea) di imperatori del IV secolo d.C. che, nel bene e nel male, hanno lasciato una traccia importante nella storia.
Valentiniano I era nato nel 321 in Pannonia e aveva servito militarmente sia sotto Giuliano – che peraltro lo aveva esiliato a Tebe, in Egitto, a causa della sua fede cristiana – che Gioviano. Alla morte di quest’ultimo gli alti ufficiali dell’esercito proclamarono imperatore Valentiniano che aveva dimostrato in più occasioni di avere attitudine al comando. La proclamazione del nuovo imperatore avvenne a Nicea nel febbraio del 364.
FU REGINA DEI VISIGOTI E IMPERATRICE, MA DI LEI, CHI NON SI OCCUPA DI NUMISMATICA, CONOSCE QUASI SOLTANTO IL MAUSOLEO.
Chi era costei? E come mai mi sono convinto a dedicarle un così lungo articolo? L’occasione è stata la copertina di un notissimo catalogo d’asta (asta n. 63 per corrispondenza di Inasta) che riporta, molto ingrandita, la fotografia di un raro solido coniato a Ravenna dalla moglie di Costanzo III. Questa moneta è riportata alla figura 1 ma, come spero di riuscire a precisare meglio più avanti, la bellissima immagine del solido di Galla non corrisponde alla descrizione e alla catalogazione che ne viene fatta nel catalogo d’asta.
Prima di passare all’esame della monetazione di Galla Placidia, ritengo più che doveroso inquadrare storicamente la figura di questa imperatrice, di solito poco ricordata se non per il suo Mausoleo di Ravenna. E le note storiche si impongono, anche se possono sembrare decisamente molto lunghe: credo, però, sia difficile comprendere la personalità di questa donna eccezionale, nel bene e nel male, senza conoscerne almeno superficialmente le vicende.
Aelia Galla Placidia era nata a Costantinopoli nel 388 o nel 392, figlia dell’imperatore Teodosio I (che regnò dal 378 al 395), e morì a Roma nel 450.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.321 – Ottobre 2016.
Uno zoo in miniatura nella monetazione greca antica
DIFFUSE IN TUTTO IL MONDO ANTICO ERANO LE MONETE CON RAFFIGURAZIONI DI ANIMALI, SIA REALI CHE FANTASTICI E MITOLOGICI.
Le monete più antiche – tanto per capirci quelle coniate in Grecia, in Magna Grecia e in Sicilia, nei numerosi Regni asiatici prima della conquista romana – riportano molto spesso, al rovescio, raffigurazioni di animali. Ho già trattato in modo più specifico della raffigurazione del toro e mi è venuto spontaneo di fare qui una rapida carrellata di monete sulle quali gli animali hanno una parte importante.
E il primo caso che mi viene in mente (è abbastanza ovvio), anche se non è il primo in ordine cronologico, è quello degli splendidi tetradrammi ateniesi con la raffigurazione della civetta, animale sacro a Minerva. Non per niente, tra i numismatici queste belle monete sono chiamate semplicemente “civette”. Eccone quattro esemplari: due cosiddetti “arcaici”, per lo stile e l’epoca, e due più curati e coniati anni dopo.
Decisamente più curata e raffinata la tetradracma ateniese coniata anni dopo ma con la civetta sempre protagonista.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.315 – Marzo 2016
FU SIMBOLO DI ALCUNE CITTÀ DELLA MAGNA GRECIA, RAPPRESENTÒ IL DIO APIS PER GLI EGIZIANI E FU UNA FIGURA PREDILETTA DALL’IMPERATORE AUGUSTO. PER QUESTO L’IMMAGINE DEL TORO VENNE UTILIZZATA MOLTE VOLTE SULLE MONETE ANTICHE.
Dal mondo greco all’impero di Roma
Tutti i numismatici avranno avuto modo di notare come la figura di un toro compaia frequentemente sulle monete antiche, dalle splendide coniazioni del Mondo greco e della Magna Grecia in particolare, a quelle meno frequenti ma non meno belle dell’Impero Romano.
Questa cosa non dovrebbe stupire più di tanto se si pensa alla funzione importantissima della moneta per la diffusione di messaggi comprensibili a tutti. Il toro, per antonomasia, rappresentava, e rappresenta ancora oggi, la forza fisica: questa raffigurazione dava indubbiamente un messaggio immediato e facilmente comprensibile: la nostra città, o il nostro Regno, è il più forte e va temuto.
Così come si teme il toro.
Sulla base di queste considerazioni mi è venuta l’idea di mettere a confronto alcune – solo alcune – delle monete che, nel corso dei secoli e nell’antichità, hanno riportato, quasi sempre al rovescio, l’immagine del toro, simbolo di potenza e di virilità. Naturalmente ho dovuto fare una scelta, per me molto dolorosa, tra le molte immagini che ho visionato, selezionando quelle che meglio si prestavano alla riproduzione a stampa.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.313 – Gennaio 2016
di Roberto Diegi
RASSEGNA DI UNA DELLE IMMAGINI PIU DIFFUSE SULLA MONETAZIONE ANTICA, DALL’EPOCA ROMANA A QUELLA BIZANTINA.
La raffigurazione della Vittoria alata, in genere per solennizzare una vittoria ottenuta sul nemico di turno, è tra le immagini più utilizzate sui rovesci di molte monete imperiali romane. Spesso a ragione ma qualche volta a torto.
Vittoria (latino: Victoria), nella mitologia romana è infatti la dea personificante la vittoria in battaglia e si identificava o, meglio, si associava con Bellona, la dea della guerra. Ovvio, quindi, che dopo una vittoria militare si celebrasse la stessa con la raffigurazione su monete della Vittoria. Identificata con la greca Nike (chi non ha in mente la Nike di Samotracia?), la Vittoria era raffigurata come una giovane donna alata. A Roma aveva un tempio sul Palatino.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.301 – Dicembre 2014