È uscito il numero di settembre (a. XXXIV, n. 331) di «Panorama Numismatico».
In copertina, La storia dell’Esposizione Internazionale Marittima. Decreti, rinvii e premiazioni, Napoli, 17 aprile 1871, di Pietro Magliocca, un approfondito articolo dedicato alle medaglie, coniate per premiare gli espositori nelle diverse categorie, e ai relativi decreti e regolamenti.
Troverete, all’interno:
- Un tesoro numismatico a Merano costituito da 3.000 monete di epoca romana è illustrato da Gianni Graziosi, il quale parla anche della storia della via Claudia Augusta, che attraversava la conca tirolese, e di altri esempi di tesoretti numismatici di età romana.
Per la monetazione antica:
- Luciano Giannoni pubblica una indagine statistica sulle tipologie monetali di Populonia attraverso lo studio dei conii, in Le didramme populoniesi con il volto di Hercle: alcune considerazioni statistiche.
Il singolare connubio fra monete e francobolli può portare a scoperte sorprendenti: francobolli incapsulati, imbustati, incollati su supporto, usati come monete; banconote affrancate come corrispondenza; francobolli stampati su fogli destinati alla produzione di banconote, anche se in parte giá impressi; monete che celebrano la filatelia; francobolli che commemorano monete, banconote.
La mancanza di moneta divisionale e l’impossibilità di provvedere alla coniazione con urgenza hanno creato fantasiosi e particolari mezzi di pagamento. Nel passato si è ricorso spesso all’uso della contromarca per dare nuovo valore ad una moneta oppure per autorizzare la circolazione di moneta fuori corso o, ancora, per ammettere alla circolazione monete straniere. Come utili strumenti di pagamento spesso sono state utilizzate le tessere mercantili ma anche gettoni originariamente destinati agli usi più diversi, come gettoni telefonici, buoni delle cooperative o aziendali, marche da bollo, francobolli, fino alle pseudomonete delle associazioni filantropiche, come le monete delle città dei ragazzi, ecc. Tutto questo dimostra ancora una volta che “la necessità aguzza l’ingegno” ed “è la madre di tutte le arti”.
È proprio prendendo in considerazione il singolare connubio fra monete e francobolli che si possono fare scoperte sorprendenti e inaspettate. Prima di tutto è opportuno ripercorre brevemente la storia del francobollo, un valore stampato da un lato e gommato al verso. Ideato dal politico inglese Rowland Hill (1795-1879), tradizionalmente è in carta e viene incollato all’oggetto di una spedizione postale come prova del pagamento anticipato del servizio di corrispondenza. Il primo francobollo, passato alla storia come Penny Black (fig. 1), emesso per conto del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e venduto a partire dal primo maggio 1840, era privo di dentellatura. Il pezzo, illustrato con l’effige della regina Vittoria, veniva stampato su fogli che contenevano 240 esemplari, disposti in 20 file da 12 esemplari; questa scelta venne effettuata per permettere a un foglio intero di avere un valore pari a una sterlina o 240 pence. Nel giro di pochi anni anche altre amministrazioni postali seguirono l’esempio inglese per la praticità del nuovo mezzo e così, nel 1843, la Svizzera del cantone di Zurigo fu il secondo stato ad emettere francobolli. Seguirono poi il Brasile, i cantoni svizzeri di Ginevra e di Basilea, gli Stati Uniti (1847). In Italia la prima serie denominata Aquila Bicipite venne emessa, il primo giugno 1850, dal regno Lombardo-Veneto.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.322, novembre 2016.
Il Centro Numismatico Valdostano, in collaborazione con la scuola primaria “Giovanni Pezzoli” di via Parigi ad Aosta, ha organizzato nelle giornate del 15, 21 e 29 aprile, una serie di lezioni di numismatica di base a classi terze e quarte, per un totale di circa 100 bambini.
In questa occasione i maestri del Centro Numismatico Valdostano, Ettore Calchera presidente e Pablo Giacosa consigliere nonché papà di uno dei bambini, si sono sostituiti per un’ora circa di lezione per classe, agli insegnanti di tutti i giorni.
L’infernale mondo di Plutone
L’esplorazione robotica del sistema solare ha visto, il 14 luglio 2015, lo storico fly-by, da parte della sonda New Horizons, del lontanissimo pianeta nano Plutone, incontro avvenuto dopo un viaggio durato quasi 10 anni e un percorso di circa 5 miliardi di km. Plutone, a causa dell’elevata eccentricità del periodo orbitale, che dura 247,68 anni terrestri, viene a trovarsi ciclicamente più vicino al Sole rispetto a Nettuno, come è successo tra il 1979 e il 1999. La scoperta del pianeta venne fatta, il 18 febbraio 1930, dall’astronomo statunitense Clyde Tombaugh che lo individuò su fotografie scattate all’Osservatorio Lowell (Flagstaff in Arizona). La sonda spaziale trasporta una parte delle ceneri del suo scopritore, un commovente omaggio all’astronomo scomparso nel 1997. L’urna che le contiene ha la seguente iscrizione: «Qui ci sono i resti di Clyde W. Tombaugh, scopritore di Plutone e della Terza Zona del Sistema Solare. Figlio di Adelle e Muron, marito di Patricia, padre di Annette e Alden, astronomo, insegnante, freddurista, amico. Clyde Tambaugh 1906-1997». Le sue ceneri saranno, almeno per il momento, gli unici resti umani a volare fino alla Fascia di Kuiper e, nel tempo, a lasciare il nostro sistema solare. Su New Horizons sono state collocate anche due monete, per la precisione due pezzi da un quarto di dollaro, uno del Meryland e l’altro della Florida, a ricordo della missione. Nel 2006, con una risoluzione dell’Unione Astronomica Internazionale, il nono pianeta è stato “declassato” al ruolo di pianeta nano e scelto come elemento di riferimento della classe di oggetti in orbita attorno al Sole al di là di Nettuno. I cosiddetti oggetti transnettuniani (TNO), denominati ufficialmente plutoidi, come Eris (personificazione della discordia nella mitologia greca), Haumea (dea hawaiana della fertilità), Makemake (divinità della creazione nella mitologia pasquense), corpi celesti scoperti rispettivamente nel 2005, 2004 e 2005.
Una opera che già dal suo apparire è diventata un classico. Parliamo dei quattro volumi che Carlo Crippa ha voluto dedicare alle monete di Milano.
Nel 1986 uscì il secondo volume che comprendeva le monete dai Visconti agli Sforza, nel 1990 il terzo con la dominazione spagnola, nel 1997 il quarto con le monete degli ultimi due secoli di attività (la zecca fu definitivamente chiusa durante il Regno d’Italia perché fece in tempo a battere una moneta da lira del 1887 e un progetto per Umberto I).