di Alberto Castellotti
LE MONETE ITALIANE CONIATE CON L’ORO DELL’ERITREA E QUELLE SVIZZERE CONIATE CON L’ORO DI GONDO.
Come ben sanno i decimalisti che racccogliendo, a guisa di industriose api, le monete del Regno d’Italia e le loro consorelle degli antichi stati si cimentano a memorizzarne i tipi e le date e a sciorinarle come sono soliti fare i tifosi di calcio con le formazioni delle squadre, fra le tante, se non troppe, emissioni dell’ultimo re Vittorio Emanuele III (certamente più attivo e attento alla numismatica che non agli affari di stato) vi è un gruppo di “marenghi” da 20 lire d’oro con data 1902, che presentano al diritto, sotto il mento del re, il contrassegno di una piccola ancora. L’immagine di questo attrezzo, di fondamentale importanza per la navigazione, ci avverte che si tratta di esemplari battuti impiegando l’oro estratto dalle miniere della colonia d’oltremare Eritrea, etimologia riferita al Mar Rosso (dal greco erytraios, “rosso”), mare che la lambisce.
di Gianni Graziosi
IL FRANCO SVIZZERO UNIFICO’ IL SISTEMA MONETARIO ELVETICO DOPO LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA. LE MONETE-MEDAGLIE CHIAMATE “TALLERI DI TIRO” FURONO TRA LE PRIME CONIAZIONI SVIZZERE CHE CIRCOLARONO DAL 1842 E PER OLTRE QUATTRO DECENNI.
L’emissione di moneta in Svizzera, fino al 1798, era competenza dei singoli Cantoni e di numerose altre autorità. Con la creazione della Repubblica Elvetica, a seguito dell’invasione francese, venne utilizzato, per la prima volta, un sistema monetario comune basato su un’unica moneta, il franco svizzero. Il principio ispiratore della nuova Repubblica era tutto racchiuso nel primo articolo della carta fondamentale: la Repubblica Elvetica è una e indivisibile. Non ci sono più frontiere fra i Cantoni e i paesi soggetti, né da Cantone a Cantone […] eravamo deboli per la nostra debolezza individuale, saremo forti per la forza di tutti.