È sicuramente azzeccato il sottotitolo di questo libro: molte piastre papali sono autentici gioielli numismatici e capolavori d’arte. La piastra, infatti, con le sue grandi dimensioni (arriva anche a 44 mm di diametro), consentiva all’artista di esaltare al massimo le proprie doti e, contemporaneamente, a chi la osservava, permetteva di apprezzarle. Del resto, è come se dovessimo ammirare in un museo un quadro di grandi dimensioni oppure una miniatura. È ovvio che il quadro attiri subito l’attenzione!
Anche se la prima piastra fu coniata da Sisto V (1585-1590), gli autori fanno partire il loro catalogo dagli scudi e relative frazioni fatti coniare da Clemente VII assediato in Castel Sant’Angelo durante il sacco di Roma nel 1527. Il titolo dell’opera, si legge infatti nella presentazione, potrebbe trarre in inganno, poiché vengono menzionate solo le piastre e gli scudi, mentre invece vengono esaminati anche i loro diretti frazionali, ovvero le mezze piastre ed i mezzi scudi. La scelta del titolo, quindi, è più “letteraria” che “scientifica”, in quanto il testo ripercorre la storia dei massimali d’argento dello Stato della Chiesa, i quali, con la loro bellezza, propagandavano in maniera diretta ed inequivocabile il messaggio dei Pontefici e della Santa Romana Chiesa.
Piastre e scudi papali: gioielli numismatici e capolavori d’arte. È questo il titolo della novità editoriale di Alberto D’Andrea, Christian Andreani, Alessio Novelli uscita a dicembre 2013: piastre, scudi, mezze piastre e mezzi scudi dal sacco di Roma all’invasione di Napoleone (1523-1799).
Le zecche trattate sono quelle di Ancona, Avignone, Bologna, Carpentras, Ferrara, Montalto e Roma.
L’indice: Introduzione La piastra e lo scudo nel sistema monetario papale, i Papi e le loro monete, Clemente VII (1523-1534), Paolo III (1534-1549), Giulio III (1550-1555), Marcello II (1555), Paolo IV (1555-1559), Pio IV (1559-1565), Pio V (1566-1572), Gregorio XIII (1572-1585) Sisto V (1585-1590) Urbano VII (1590), Gregorio XIV (1590-1591), Innocenzo IX (1591), Clemente VIII (1592-1605), Leone XI (1605), Paolo V (1605-1621), Gregorio XV (1621-1623), Urbano VIII (1623-1644), Innocenzo X (1644-1655), Sede Vacante 1655, Alessando VII (1655-1667), Sede Vacante 1667, Clemens IX (1667-1669), Sede Vacante 1669, Clemente X (1670-1676) Sede Vacante 1676 Innocenzo XI (1676-1689), Sede Vacante 1689, Alessando VIII (1689-1691), Innocenzo XII (1691-1700), Sede Vacante 1700, Clemente XI (1700-1721) Sede Vacante 1724 Innocenzo XIII (1721-1724) Sede Vacante 1724 Benedetto XIII (1724-1730), Clemente XII (1730-1740), Sede Vacante 1740, Benedetto XIV (1740-1758), Sede Vacante 1758, Clemente XIII (1758-1769), Sede Vacante 1769, Clemente XIV (1769-1774), Sede Vacante 1774, Pio VI (1775-1799), Appendice Bibliografia, Indice delle illustrazioni
Edizioni D’Andrea, Gennaio 2014, copertina cartonata con sovraccoperta, pp. 208 interamente a colori con descrizioni, cenni storici, rarità e valutazioni di mercato delle monete. In lingua italiana. E’ disponibile anche la versione in inglese: The papal piastra and scudo: numismatic jewelry and artistic masterpieces.
L’INDAGINE SU UNA VARIANTE DELLA MONETA DA 4 SOLDI RISALENTE AL 1868 SI ARRICCHISCE DI UN NUOVO ESEMPLARE. L’IPOTESI CHE SI TRATTI DI UNA MONETA PRODOTTA IN ZECCA VIENE ORA RAFFORZATA.
di Davide Fabrizi
Nell’asta Varesi “Vicenza Numismatica” del 29 settembre 2012, al lotto n. 323, è stata messa all’incanto una moneta da 4 soldi coniata nel 1868, nel XXII anno di pontificato di Pio IX (fig. 1).
La descrizione della moneta (4 Soldi 1868 A. XXII, Roma. CNI e Pag. mancante come variante Cu g 18,75 • Variante con due stelle per parte ai lati della data e mancante del segno di zecca al rovescio. Esemplare corredato di perizia fotografica di Orlando. Colpi sul taglio) mette in risalto la variante inedita per via della presenza di due stelle ai lati della data, anziché una sola, e della mancanza del segno di zecca. Ci ricolleghiamo all’esemplare sopra illustrato per segnalare come una moneta con le stesse caratteristiche fosse già in fase di studio da parte nostra; questo passaggio in asta pubblica, il primo in assoluto a nostra conoscenza, porta a tre il numero totale di esemplari censiti e tende a rafforzare la
nostra opinione che si tratti di una moneta prodotta in zecca. Vogliamo sottolineare che nel seguente studio vengono proposte delle ipotesi le quali, seppur basate su dati oggettivi, non pretendono di avere valore definitivo, anzi aprono nuovi scenari e ipotesi riguardanti l’esistenza e la circolazione di questa moneta. Auspichiamo infatti, a completamento della presente pubblicazione, l’intervento di qualche esperto del settore che possa fornire notizie o dati aggiuntivi riguardanti la sua coniazione e circolazione.
Durante il pontificato di Pio IX si decise di adeguare la circolazione monetaria dello Stato Pontificio, ormai ridotto alle sole province romane, a quella con sistema metrico decimale adottata dalla lega monetaria tra Francia, Belgio e Italia già dal 23 dicembre 1865. Con editto del 18 giugno 1866, a firma del segretario di Stato, cardinale Antonelli, vennero istituite le nuove monete e le condizioni di cambio delle vecchie, che man mano sarebbero state ritirate dalla circolazione applicando le tariffe di cambio secondo la seguente tabella. (altro…)
In due brevi note apparse in precedenti numeri di Panorama Numismatico avevo sottoposto all’attenzione dei collezionisti alcune considerazioni riguardo a monete papali deI 1700.
Più in particolare, nel numero 45, descrivevo la mezza piastra di Clemente XI ( 1700 – 172 1) con al rovescio la veduta del porto di Ripetta, notando come tutti i numerosi esemplari osservati, in cataloghi e raccolte, presentassero dei difetti di conio nell’esergo del diritto, proprio in corrispondenza del nome dell’incisore. Inoltre avevo individuato una variante notevole nella rappresentazione del rovescio.