di Alberto Castellotti
PERCHÉ TRE MONETE BATTUTE DA INNOCENZO XI PRESENTANO UNA INSOLITA VERSIONE DELLO STEMMA DEL PONTEFICE?
Governatore di Macerata, cardinale legato di Ferrara (1645-50), vescovo di Novara (1650-56), una vita austera nonostante le sue origini di nobile facoltoso, l’intensa pietà personale nei confronti dei poveri e dei diseredati ben evidente nei motti sulle sue monete, spianarono a Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi da Como, 1676-89) la via al pontificato.
Il suo rigorismo e l’impegno religioso lo configurano come l’ultimo papa della Controriforma. Le sue principali preoccupazioni furono, infatti, la difesa della moralità pubblica, la formazione di un clero pio e zelante nell’applicare il Vangelo, la lotta dottrinale contro il lassismo dei Gesuiti.
Gli ultimi anni del suo pontificato videro l’acuirsi dello scontro tra Roma e la Francia e quello, cruento, tra la cristianità e l’Islam.
Da Adriano VI (1521) a Paolo V (1621)
Nel 2017 è uscito il primo volume della serie MIR dedicato alla monetazione papale dalle prime emissioni in età bizantina fino a Leone X, curato da Alessandro Toffanin. Ora l’editore, la Numismatica Varesi di Pavia, presenta già il secondo volume sempre sempre curato da Toffanin. Il periodo esaminato è giusto cent’anni andando dal pontificato di Adriano VI, eletto nel 1521, alla sede vacante seguita alla morte di Paolo V nel 1621. Come noto, l’impostazione del MIR prevede che qui siano rappresentate tutte le zecche attive a nome di quei pontefici. Oltre a quella di Roma, abbiamo perciò descritte le produzioni di Bologna, Ferrara, Avignone e Carpentrasso nonché le zecche marchigiane di Ancona, Fano, Macerata, Montalto, Camerino.
I collezionisti e gli stessi commercianti attendevano con molto interesse questo nuovo volume. La letteratura sull’argomento non è modesta. Testo di riferimento principale è da decenni ormai quello di Francesco Muntoni, catalogo esaustivo e preciso ma con una grave lacuna dal punto di vista commerciale: non presenta le rarità delle monete. Nel corso degli anni molto è stato pubblicato su questa o quella zecca, anche comprendendo rarità e prezzi, ma nulla era stato fatto a livello complessivo. Così l’opera di Toffanin conoscerà senza dubbio un grande successo perché darà una base di valutazione alle monete.
SAVOIA (1730-1861)
REGNO D’ITALIA (1861-1946)
STATO PONTIFICIO (1800-1963)
La casa d’aste Nomisma ha dato alle stampe la seconda edizione 2017-2018 del catalogo dedicato principalmente alla monetazione dei Savoia, da Carlo Emanuele III re di Sardegna (1730-1773) fino ad arrivare al regno d’Italia con l’ultimo re, Vittorio Emanuele III (1900-1946). Probabilmente il periodo più amato e collezionato dai numismatici. Rispetto alla prima edizione è stata aggiunta la monetazione pontificia del XIX e XX secolo, da Pio VII (1800-1823) a Giovanni XXIII (1958-1963), riguardo alla zecca di Roma e Bologna. Anche in questo caso si tratta di una scelta azzeccata perché si tratta di un settore seguitissimo dai collezionisti, non solo italiani.
VARIANTI, TIRATURE, CONII E RARITÀ DI SCUDI E MEZZI SCUDI CONIATI SOTTO IL PONTIFICATO DI PIO VII A ROMA
Questo breve studio intende mettere un poco d’ordine nella classificazione degli scudi e dei mezzi scudi d’argento coniati a Roma a nome di papa Pio VII e datati dal 1800 al 1815 pur con molti intervalli e sfasamenti rispetto alla loro effettiva coniazione.
Sull’argomento, in letteratura c’è molta confusione perché ogni opera ha seguito propri criteri di selezione e descrizione del materiale ma, sostanzialmente, tutti hanno copiato dal CNI, senza però fare attenzione ai conii o alle varianti più o meno significative. Muntoni distingue soltanto i vari millesimi e non fa alcun cenno alle diversità nei particolari come la forma delle nubi al rovescio o la dimensione delle lettere. Pagani, invece, presta più attenzione ai particolari ma la scarsità di illustrazioni rende poco utile il suo lavoro. Anche i suoi gradi di rarità non sembrano molto attendibili, almeno alla luce delle apparizioni in vendite pubbliche negli ultimi vent’anni, così come del resto quelli di D’Incerti.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.316 – Aprile 2016
di Lorenzo Bellesia
LE PIASTRE DI CLEMENTE X CELEBRANTI IL GIUBILEO DEL 1675 SONO TRA LE PIÙ COMUNI DELL’INTERA SERIE PONTIFICIA. NE PRESENTIAMO UN PRIMO TENTATIVO DI STUDIO DEI CONII
Il 23 dicembre 1674, «ultima domenica de l’Avvento, andò sua Santità doppo pranzo, seguito da alcuni cardinali, molti prelati, e altra nobiltà romana dal Quirinale al Vaticano, per fare nel giorno seguente, vigilia del Santo Natale, la memorabile, e sacra cerimonia de l’aprire la Porta Santa.
Lunedì matina a l’alba, 24 di decembre, giorno de la vigilia del Santo Natale 1674 si ritrovarono per ordine di Sua Beatitudine serrate tutte le Porte de le sudette Basiliche… Giunse il Pontefice dentro il portico della medesima Basilica [Vaticana], ove erano alzati molti palchi vagamente ornati, e in particolare quello à l’incontro de la Porta Santa, preparato per la Maestà de la Regina di Svetia; un altro per la Serenissima Duchessa di Modana; e uno per le Prencipesse Nipoti di Nostro Signore…
Scarica l’articolo LE PIASTRE DEL GIUBILEO 1675 in formato PDF, Panorama Numismatico nr.314 di febbraio 2016,