di Lorenzo Bellesia – da Panorama Numismatico nr.248/Febbraio 2010
IL NOMINALE DI DUE MONETE DI CASTRO NON E’ COERENTE COL LORO PESO E DELLO SCUDO D’ORO VIENE DATA UNA NUOVA INTERPRETAZIONE DEL ROVESCIO.
Giaceva Castro sopra un luogo erto, ed aprico all’Occidente della Toscana, all’Oriente del fiume Marta in distanza di circa tredici mila passi dal Mar Tirreno a mezzodì, e poco meno da Soana verso Borea, in quel tratto di Paese appunto che da Falisci, e da Volcentini, o Volsiniensi era anticamente abitato.
Così inizia quella che è ancora oggi l’unica monografia sulla zecca di Castro. Non firmata, ma datata da Parma, 30 maggio 1788, era contenuta nel volume V dell’antologia curata dal bolognese Guid’Antonio Zanetti che porta la data d’edizione di due anni prima.
di Michele Chimienti e Franco Malavasi – da Panorama Numismatico nr.146 / Novembre 2000 – articolo richiesto da un ns. lettore
Il ‘700 è chiamato il secolo dell’Illuminismo per i progressi che in quel periodo furono fatti sia in campo filosofico che scientifico; tra i ceti più elevati si diffuse uno spiccato interesse per tutte le scienze. Sino a quel momento individui dalle ampie disponibiIità economiche avevano creato raccolte degli oggetti più disparati che pomposamente chiamavano musei, in cui, accanto ad alcuni di rilevante valore scientifico, ne erano posti altri solo perché strani ed insoliti, come uova o penne di struzzo (fig. I). Ma con la nuova visione del settecento queste raccolte iniziarono a trasformarsi secondo concetti scientifici e seguendo principii più razionali. Inoltre iniziò a farsi strada il concetto che esse dovessero superare lo scopo di suscitare stupore e divertirnento, per assumere un significato di studio e di ricerca.
da Panorama Numismatico nr.6/novembre 1984 (I parte) e nr. 7/ febbraio 1985 (II parte) – articolo richiesto da un ns. lettore
Dizionario dei motti e leggende monetarie figuranti nei rovesci delle monete di Savoia (1056-1815)
Rovistando tra le cartelle di un amico, vecchio collezionista di monete dei Savoia, abbiamo trovato alcuni fogli, preparati anni fa, che riportano i motti e le leggende figuranti sui rovesci delle monete sabaude battute dal 1056 al 1815 . Conoscendo la sua competenza e preparazione specifica, pensiamo di fare cosa gradita ai lettori pubblicando integralmente.
Il nostro collaboratore Wilder Pellegrini, esperto conoscitore e collezionista della monetazione fiorentina del periodo mediceo e lorenese, ci ha comunicato di aver scoperto sul mercato questo francescone falso datato 1776. La moneta è stata ottenuta per pressofusione. L’esemplare illustrato ha un diametro di 40,5 mm ed un peso di 26.97 g, quindi molto vicino ai 27,04 g dell’originale. Il signor Pellegrini ha rintracciato sul mercato ben tre esemplari tra gli anni 2009 e 2010. Questi esemplari sono del tutto uguali tra loro, perfino nei particolari visti al microscopio. Questo falso abbina il diritto del francescone del 1778 con il rovescio del francescone del 1777. Un tale ibrido in realtà non esiste.
Attenzione quindi agli esemplari di questo genere.
di Francesco Punzi – da Panorama Numismatico nr.254/Settembre 2010
L’ETERNO SOGNO DI FAR RIVIVERE LA ROMA DEI CESARI NELLE QUADRUPLE E DOPPIE NAPOLETANE
Premessa storica
Sotto il dominio di Carlo V si ebbero in Napoli tre avvenimenti di grande portata che vennero riportati su monete coeve.
Il primo avvenimento fu l’assedio sostenuto in Napoli, nel 1528, dagli Imperiali comandati da Filippo d’Orange, contro le forze francesi di Odetto di Foix, signore di Lautrec e maresciallo di Francia, che invano cercò di occupare la città. L’assedio durò oltre tre mesi, dal maggio all’agosto, ma alla fine i Francesi, morto il Lautrec di peste il 15 agosto 1528, furono costretti a sgomberare il campo. Tale evento è ricordato su due pezzi di altissima rarità, cioè lo scudo ed il mezzo scudo ossidionale (fig.1).
Il secondo avvenimento fu il tentativo, compiuto dal vicerè, don Pedro de Toledo, nel 1547, di introdurre a Napoli l’Inquisizione di Spagna, essendosi incominciato a diffondere tra il popolo un movimento protestante di tipo particolare, facente capo a Giovanni di Valdès, che cercava di convertire il popolo. Il vicerè fece bruciare in pubblico tutti i libri della dottrina di Lutero e chiamò da Roma il tribunale dell’Inquisizione.