Lo studio della storia e della monetazione medievali ha conosciuto negli ultimi anni un momento particolarmente felice di ricerca e approfondimento. Gli appassionati di queste monete sono in aumento. Ora la bibliografia numismatica si arricchisce di questo piacevole e valido studio sul denaro papiensis. Le monete di Pavia, di Mario Limido e Giorgio Fusconi, è edito nei Quaderni di Panorama Numismatico, e non è la prima volta che Nomisma diffonde cultura numismatica attraverso la stampa dei quaderni; ricordo, ad esempio, I cornuti in Piemonte nel sedicesimo secolo, Il mezzo denaro inedito di Rimbaldo Cadurcense vescovo di Imola (1317-1341), Le zecche di Trieste e Gorizia-Vicenza.
di Luciano Giannoni
SONO ESAMINATE NEL DETTAGLIO TUTTE LE VARIANTI DELLA MONETAZIONE PER LUCCA DEI CONIUGI BACIOCCHI.
Nel novembre 2000 uscì sulla rivista Numismatique et Change un articolo di Frédéric Droulers dal titolo emblematico Les monnaies méconnues de Lucques et Piombino. Non vi è dubbio che la monetazione del Principato di Lucca e Piombino oltre che essere stata poco studiata presenti aspetti ancora incerti ed indeterminati, a partire dal numero effettivo dei pezzi coniati. Un primo tentativo di mettere a fuoco le tematiche relative alla monetazione di Elisa trovò spazio nel catalogo della mostra Le monete di Piombino dagli etruschi ad Elisa Baiocchi cui seguì, dopo alcuni anni, uno studio di R. Melillo.
Quello su cui vogliamo porre l’accento in questa nota è l’aspetto più strettamente legato alla tipologia delle coniazioni; pur essendo queste limitate a soli quattro anni nominali (1805, 1806, 1807 e 1808) presentano infatti una gamma notevole di varianti relative sia al dritto che al rovescio. Questo vale essenzialmente per i pezzi da 5 franchi, poiché le monete da 5 e 3 centesimi non presentano alcuna variante mentre quelle da 1 franco differiscono tra loro solo per la dimensione del corpo della data (decisamente più piccolo nel franco del 1808); inoltre, sempre per il 1808, abbiamo due varianti legate alla distanza maggiore o minore della leggenda rispetto ai busti dei due principi (fig. 1a, b); cosa analoga è presente anche nei 5 franchi 1805 ed è causa, come vedremo in seguito, di equivoco.
Segue: articolo completo in formato pdf, da Panorama Numismatcio nr.249/marzo 2010
di Lorenzo Bellesia
IL CAVALLOTTO E’ UNA DELLE PIU’ COMUNI MONETE DI CORREGGIO. FU BATTUTA PER MOLTI ANNI ED IN UN COSPICUO NUMERO DI VARIANTI.
Nella seconda metà del Cinquecento la zecca di Correggio batté una moneta che dovette riscuotere un certo successo nella zona perché ne vennero emesse grandi quantità, almeno a giudicare dai coni identificati e dal numero di esemplari giunti a noi, e perché fu imitata da altre zecche vicine. Di certo fu battuta, sia in forma anonima che col nome dei conti Fabrizio e Camillo, dall’apertura della zecca fin verso la sua chiusura negli anni Venti del Seicento.
di Elio Concetti
UNA MEZZA PIASTRA DI CLEMENTE XI PORTA AL DIRITTO IL BUSTO DEL PAPA CON LA TIARA ED AL ROVESCIO LO STEMMA DEL CARDINAL LEGATO GIULIO PIAZZA. E’ MONETA DI GRANDE RARITA’.
Si tratta del mezzo scudo dell’anno XVII del pontificato di Clemente XI Gianfrancesco Albani (1700-1721), battuto a Ferrara nel 1717. E’ un esemplare rarissimo, attualmente non reperibile sul mercato numismatico. Tale moneta, nei primi decenni del secolo scorso era presente in alcune prestigiose collezioni private come quella di Vittorio Emanuele III, di Guerrini e Ruchat. Non risulta presente in raccolte formatesi recentemente. L’esemplare è di una singolarità che lascia perplessi, sia per l’effige insolita di papa Albani visto negli ultimi anni della sua esistenza, sia per una stranezza che lo distingue dalle altre monete pontificie dello stesso tipo e della medesima epoca. Nel diritto vi è il busto di Clemente rivolto a destra, con piviale e triregno, mentre il campo del rovescio è occupato dallo stemma del cardinale Giulio Piazza in quel tempo Legato pontificio per la provincia o Legazione di Ferrara. Al riguardo c’è da chiedersi per quale fondato motivo l’eminentissimo Giulio Piazza fece apporre il proprio stemma sul rovescio del mezzo scudo ferrarese. Fino ad oggi le ricerche svolte in tal senso hanno dato esito negativo. E’ pur vero che il cardinale Piazza, nella sua funzione, rappresentava il pontefice, quindi era il vice-papa, inoltre era anche il governatore della provincia con ampi poteri discrezionali. Tuttavia conviene ricordare in proposito che nello Stato Pontificio il diritto di apporre lo stemma sulle monete è riservato al papa, ma in periodo di Sede Vacante tale prerogativa, vigente in forza di legge, è posta in essere dal cardinale Camerlengo che nella circostanza, assume la massima autorità nella Chiesa e nello Stato Ecclesiastico e la esercita fino all’elezione del nuovo papa.
di Lorenzo Bellesia
PRESENTIAMO DUE MONETE PROBABILMENTE INEDITE. LA PRIMA DI LUCCA PRESENTA DUE ARMETTE INVECE DI UNA SOLA, LA SECONDA DI MILANO CON UNA VARIETA’ AL ROVESCIO CHE FORSE NE ATTESTA LA CONIAZIONE IN UN MOMENTO DI PASSAGGIO DA UNA VARIETA’ AD UN’ALTRA.
Un amico mi ha cortesemente mostrato due interessanti monete.