di Lorenzo Bellesia
NELL’ITALIA DEL CINQUE E SEICENTO GLI ZECCHIERI SI SPOSTAVANO DA UNA CITTA’ ALL’ALTRA, COSI’ E’ POSSIBILE TROVARE EMISSIONI RIFERIBILI A UN SOLO ZECCHIERE MA DI SIGNORI DIVERSI.
Mi sono state segnalate due interessanti monete che, curiosamente, pur essendo di zecche diverse, sono state battute dallo stesso zecchiere, l’ebreo Joseffo Teseo.
E’ stato pubblicato da qualche settimana un nuovo negozio online di monete: é il negozio della Numismatica Canusina di Canossa (RE). Vengono offerte monete italiane medioevali e moderne. www.numismatica-canusina.it
di Danilo Maucieri
Varieta’ ed errori di zecca
Corrado Caccuri Baffa, classe 1923, è già noto al grande pubblico numismatico per il volume Errori di Zecca, le monete del Regno d’Italia, pubblicato nel 2001 sempre con l’Editoriale Progetto 2000. La sua passione per la numismatica risale al 1939, quando ebbe dal padre la collezione di monete che tuttora cura, unitamente alle raccolte di cartoline e francobolli. Consapevole che la pratica del collezionismo si rivela importantissima per lo studio del nostro passato, ha fondato assieme al figlio Rosario l’Associazione Culturale Chartula, il cui scopo principale è appunto la promozione del collezionismo. Attualmente ha in corso due indagini: una sull’araldica e la simbologia nella cartamoneta dei Savoia, l’altra sulla storia della cartolina illustrata.
Lo stabile insediamento dei Borbone nei regni di Napoli e di Sicilia (dal 1816 unificati nel Regno delle Due Sicilie) risale al 1734 quando, nell’ambito della guerra di successione polacca, Carlo di Borbone occupò i due regni, facendosi ufficialmente incoronare l’anno successivo. Carlo fu artefice di importanti miglioramenti nel Sud Italia, staccandolo dal controllo diretto della Spagna dopo secoli di dominazione (emblematica la legenda DE SOCIO PRINCEPS – da alleato a sovrano – riportata dalle piastre e mezze piastre con il tipo del Sebeto, battute a Napoli negli anni 1734/1749).
Non può che far piacere sapere che all’estero i musei stanno pubblicando i cataloghi delle loro collezioni di monete italiane. In questo caso è il Museo di Praga che mette a disposizione degli studiosi la propria raccolta di oltre mille esemplari di cui qui ora ne sono presentati 445, con datazione a partire dall’età medievale fino al Cinquecento.
Questo catalogo, primo di una serie intitolata Collectio Numismatica Musei Nationalis, è molto curato sia sotto il profilo scientifico che grafico. I primi capitoli sono dedicati alla storia della collezione e alla sua formazione, oltre a una breve introduzione (in lingua inglese, è bene precisare) alla numismatica italiana partendo dalla riforma di Carlo Magno, in cui si ricordano i punti fondamentali come l’introduzione della moneta aurea a metà del Duecento. Gli autori hanno voluto dividere questa introduzione secondo le aree: Italia settentrionale, centrale e meridionale in quanto, come noto, ben diverse furono le aree monetarie che contraddistinsero l’intera Penisola addirittura fino al XIX secolo.
Una nota al catalogo descrive le linee guida seguite dagli autori, i quali hanno adottato un ordinamento basato sul CNI. Tuttavia, guardando le schede, il CNI è stato ampiamente superato: è stata utilizzata la più recente bibliografia nell’indicazione di nominali e datazioni.
RARISSIMI NOMINALI DELLA MONETAZIONE RUSSA
di Giuseppe Carucci
Quando si parla di monete russe di grande calibro e in metallo pregiato una sola è la parola che viene in mente: rublo! Senza andare troppo indietro nel tempo, partendo dal 1700 troviamo un due rubli d’oro giù nel 1718 (precedentemente in oro si coniava il cervonetz e il doppio cervonetz, del peso di 3,5 e 6,9 grammi rispettivamente) e un rublo d’argento nel 1704, quindi durante il regno di Pietro il Grande.
E così fu fino alla caduta della dinastia Romanov avvenuta nel 1917. Le ultime monete d’oro da 5 e 10 rubli furono coniate nel 1911 mentre l’ultimo rublo d’argento è datato 1915. Ma anche dopo la caduta dello zarismo (questa parola nella sua traduzione più letterale, ma non la più esatta, vorrebbe dire “cesarismo”, poiché la parola zar, o czar, è l’equivalente russo-slava della parola “cesare”. Quindi lo zarismo è il regime a capo del quale c’è un cesare, ovvero un imperatore), il rublo rimase la valuta della Repubblica Sovietica Russa (1917-1923), dell’Unione Sovietica (19223-1992), ed è tuttora la valuta della Russia odierna, che si usa definire “democratica”, sopravvivendo quindi a grandi cataclismi storico-politici.
Il rublo tuttavia dovette combattere le sue brave battaglie per la propria sopravvivenza, per non farsi affiancare (per l’argento) e addirittura soppiantare (per l’oro) da altri nominali con nomi diversi.
Infatti sul finire del Setteceno e nell’Ottocento ci furono, da parte delle autorità monetarie e governative russe, intenzioni e profeti tesi alla coniazione di monete che avessero nomi diversi dal rublo, e ciò per diversi motivi. Parliamo di monete che si chiama efimki e rusi. (altro…)