UN APPROFONDIMENTO SU UN ARGOMENTO POCO NOTO: I DENARI PICCOLI EMESSI DA CARLO I D’ANGIÒ (1226-1285) SENATORE DI ROMA.
Il breve contributo che presentiamo in questa sede ha come obiettivo quello di fare conoscere meglio al pubblico i gruppi dei denari provisini emessi da Carlo I d’Angiò, senatore di Roma. Generalmente, per chi non ha un occhio sufficientemente esperto, la catalogazione delle monete in argomento è ostica e il rischio che si corre è quello che si vada così a incrementare il “limbo” che circonda le serie cosiddette al pettine. C’è da dire che i collezionisti hanno a disposizione articoli e cataloghi di riferimento ormai antiquati e spesso non hanno la possibilità di aggiornarsi con pubblicazioni più recenti.
Abbiamo volutamente schivato il discorso riguardo alle monete grosse di Carlo sia perché già esiste una considerevole letteratura sul tema – comunque da analizzare ulteriormente – sia perché il denaro piccolo, a parte lo studio di Capobianchi e una digressione di Grierson, è stato trascurato dagli specialisti. Nel caso specifico, inoltre, il denaro piccolo di Carlo, se osservato con attenzione, costituisce per l’appassionato un tesoro d’informazioni numismatiche, prerogativa rara nel contesto generale dell’argomento “emissioni senatoriali minute”.
Segue articolo completo informato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.312 – Dicembre 2015
Dopo un secolo dalla sua realizzazione è stata finalmente data alle stampe un’opera ad oggi rimasta inedita e fondamentale per gli studi numismatici. La Biblionumis Edizioni ha infatti deciso di fare il suo esordio nel panorama editoriale italiano offrendo agli studiosi l’opera Sulle monete delle provincie meridionali d’Italia dal XII al XV secolo, di Arthur Sambon.
Identificata nel tempo con titoli eterogenei – tra i più noti: Le monete del Reame di Napoli e Sicilia e Normanni, Svevi, Angioini –, prima di questa pubblicazione l’opera del Sambon (1866-1947) poteva essere studiata e apprezzata solo da quei pochissimi numismatici che avevano la fortuna di possederla sotto forma di bozze di stampa. Mai diffusa e commercializzata per ragioni rimaste inspiegate, la fatica dell’insigne numismatico napoletano voleva essere parte di un ambizioso progetto editoriale, mai compiuto, che agli inizi del Novecento si poneva l’obiettivo di analizzare tutte le monete del Meridione coniate dal VII al XIX secolo.
di Magdi A.M. Nassar
LA CRISI ECONOMICA FIORENTINA DELLA METÀ DEL XIV SECOLO PRESENTA ASPETTI INTERESSANTI PER GETTARE LUCE ANCHE SULLA SITUAZIONE ATTUALE.
Premessa
Dopo il periodo di grande crescita che aveva caratterizzato l’Europa del XIII secolo, il continente conobbe un’inversione di rotta, testimoniata dai racconti di molti cronisti, tra cui risulta rilevante quello del Villani, di cui ci avvarremo spesso nella trattazione.
Nel XIV secolo Firenze incarna perfettamente la situazione generale dell’Europa, con il suo ruolo di centro culturale ed economico, rappresentando un po’ la Wall Street medievale. Nel decennio successivo al 1339 si verificò la più grande crisi che la storia fiorentina possa ricordare, con la carestia nel ‘47, la peste nera del ‘48 e l’instabilità del rapporto tra oro e argento tra il ‘45 e il ‘47. A questi fatti eclatanti si sommarono altre innumerevoli vicissitudini, come la congiura dei Bardi del 1340 e la signoria tirannica di Gualtieri di Brienne.
La crisi economica che ebbe luogo in quegli anni tanto lontani, assume un aspetto sorprendentemente attuale, in grado di stupire riguardo l’antichità di alcuni concetti propri dell’economia e della finanza moderna. In questa ricerca si è reso indispensabile il testo di Carlo Maria Cipolla1, nel quale queste tematiche sono trattate in maniera approfondita.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr. 303 – febbraio 2015 (numero esaurito).
LO STUDIO DEL BAGATTINO ESTENSE PERMETTE UN APPROFONDIMENTO SU DI UNA PARTICOLARE TIPOLOGIA DI DIRITTO.
La moneta in oggetto non è totalmente sconosciuta ma è di una tipologia anomala, rara e dimenticata. Nel 1927, ai compilatori del IX volume del Corpus Nummorum Italicorum non sfuggì la presenza, nella Collezione reale, di una anomala tipologia di bagattino. La moneta in questione presentava una singolare abbreviazione e una distribuzione insolita della legenda del verso e così la descrissero al n. 298 del Corpus ma senza documentarne le caratteristiche con l’inserimento di immagini nelle tavole…
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).
Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo
Venerdì 19 giugno alle ore 17.30, sarà presentato presso la villa granducale di Alberese il volume “Il Tesoro di Alberese. Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo” che ha riscosso grande interesse al recente Salone Internazionale dell’Archeologia organizzato a Firenze lo scorso mese di febbraio.
Che la Maremma sia terra di tesori preziosi lo avevamo sempre saputo. Patrimonio di una terra unica che offre un variegato panorama di ricchezze naturalistiche, enogastronomiche, storiche e culturali. Che qualche tesoro fisicamente reale, non solo immaginato, riaffiori materialmente dal suo passato è però sempre un fatto straordinario. Perché, si legge nella presentazione al volume firmata dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, è come una finestra che si apre sul passato, raccontandone vicende storiche ed umane. Ed in questo caso, più di altri, il ritrovamento riveste particolare interesse per il luogo in cui è avvenuta la scoperta, oggi inserito all’interno di un Parco Naturale Regionale e di una Tenuta, quella di Alberese, dove si custodiscono preziose testimonianze della nostra storia e del lavoro dell’uomo. Nel momento in cui le monete sono emerse dal terreno, ed ancor più adesso che questo studio ne offre una completa comprensione, due realtà lontane nel tempo ma profondamente connesse sono entrate in contatto, riallacciando quel legame tra la tenuta di Alberese così com’è oggi e quell’epoca nella quale, con molta probabilità, essa affonda le sue radici.