13 ottobre 2018 – MONTE SANT’ANGELO (FG)
Langobardorum Nummorum Doctrina
Incontro Culturale Numismatico nel Parco Nazionale del Gargano.
Presso: Auditorium Comunale delle Clarisse, vico del Monastero, Monte Sant’Angelo, mappa.
Info: www.centrostudidelgargano.it – e-mail: info@centrostudidelgargano.it – tel. +39 393 1753151.
di Franco Comoglio
COME SI PUÒ INTERPRETARE LA LEGENDA CHE COMPARE SU UN RARO TREMISSE
Da tutti gli studiosi e gli appassionati erano conosciute due emissioni di tremissi di Cuniperto. La prima con basso titolo di oro, coerente con lo stile delle monete coniate per parecchi anni dai Longobardi a nome di Maurizio Tiberio ma con la peculiarità di avere, sia al diritto che al rovescio, il nome di Cuniperto con una ampia RX sul petto (fig. 1). La seconda, di grande innovazione, con eccellente stile ed alta percentuale d’oro, col San Michele con scudo e croce astile al posto della solita vittoria alata (fig. 2).
IN ASTE RECENTI SONO STATI MESSI ALL’INCANTO RARI TREMISSI CHE POSSONO FORNIRE NUOVE INDICAZIONI SU ALCUNI CONTROVERSI ARGOMENTI.
La monetazione della Langobardia maior, intrigante e piena di fascino, conserva ancora parecchi misteri. Negli ultimi mesi sono apparsi, nelle aste internazionali, rarissimi tremissi di un interesse unico: tre tremissi del I tipo di Cuniperto, un Marinus mon, due tremissi di Ariperto I, addirittura quattro tremissi di Ratchis di cui tre con l’effige del re frontale (su quattro conosciuti) e il secondo tremisse conosciuto di Desiderio col San Michele. Tutta questa offerta di tremissi di eccezionale rarità ha ridestato l’interesse su questa monetazione alquanto trascurata.
Nei due secoli scorsi si sono cimentati svariati studiosi, con alterne fortune e varie ipotesi che non hanno avuto in seguito riscontri positivi. Attualmente, al contrario di altre monetazioni, pur in presenza di parecchi appassionati, gli studiosi sono pochi e i tremissi della Langobardia maior subiscono ancora la mancanza di risposte precise su alcuni loro controversi ma importanti argomenti.
Segue articolo completo in formato pdf – Curiosità sulla monetazione della Langobardia Maior – tratto da Panorama Numismatico nr.325 – Febbraio 2017
LO STUDIO DI ALCUNI TREMISSI RIVELA IL POSSIBILE SIGNIFICATO DEI NOMI CHE COMPAIONO SULLE MONETE DEL RE LONGOBARDO.
Da quando il Professor Arslan ha pubblicato il suo studio sui monetieri del re Liutprando si conoscono alcuni tremissi con il loro nome completo sul manto. Fino ad allora, dopo diverse congetture, si era giunti alla conclusione sostanzialmente unanime che la lettera sul busto indicasse il monetiere, mentre quella davanti al volto del re, nonostante svariate interpretazioni, era rimasta e rimane ancora incompresa.
Dopo l’ultimo ritrovamento di Wartau (CH), nel 1985, di due tremissi con scritte poco leggibili sul busto e i quattro tremissi AMBROSI, LOPO, ANTHEMO, (S)GOMOAD conosciuti dopo questo studio, in base alle scarne conoscenze di questa monetazione, tale enigma è rimasto insoluto. Per poter arrivare a formulare un’ipotesi con qualche crisma di credibilità sull’identità di questi nomi, è necessario considerare la monetazione longobarda più in generale.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.323 – Dicembre 2016
di Gianni Graziosi
TRA LE MONETE BATTUTE DOPO LA CADUTA DELL’IMPERO DAI COSIDDETTI REGNI BARBARICI, QUELLE LONGOBARDE SONO DI SICURO LE PIU’ AFFASCINANTI E, PER NOI ITALIANI, LE PIU’ INTERESSANTI.
Le regioni settentrionali, quanto più sono lontane dall’ardore del sole e gelide per freddo e neve, tanto più risultano favorevoli alla salute degli uomini e adatte alla proliferazione delle genti, come, al contrario, l’intera fascia meridionale, quanto più è vicina al calore del sole, tanto più pullula sempre di malattie ed è meno idonea alla vita degli esseri mortali. … Infatti i Goti e i Vandali, i Rugi, gli Eruli e i Turcilingi, e anche altre feroci e barbare popolazioni, sono venute dalla Germania. Allo stesso modo mosse dall’isola chiamata Scandinavia, per quanto si avanzino anche altre spiegazioni della sua partenza, pure il popolo dei Winnili, cioè dei Longobardi, che poi regnò felicemente in Italia, e che trae origine dai popoli germanici… Il gruppo così designato ad abbandonare la terra natale e ad andare in cerca di paesi stranieri, si sceglie due capi, Ibor e Aio, che erano fratelli, nel pieno della giovinezza e più degli altri valorosi, … Era madre di questi capi Gambara, donna fra loro forte di ingegno e provvida nel consiglio, sulla cui saggezza essi facevano grande affidamento per le situazioni difficili…. Con queste parole inizia il primo libro dell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono (720-799 ca.) che, alla fine dell’VIII secolo, scrisse la storia del suo popolo fissando in forma scritta i racconti e le saghe che narravano le vicende delle origini. Il collegamento tra i climi e le caratteristiche fisiche e mentali dei popoli deriva dall’etnografia e dalla medicina antica; per i greci e i romani, però, il clima ideale per lo sviluppo della cultura e della società era, ovviamente, quello temperato. Anche se non esistono testimonianze archeologiche sicure ed inequivocabili, la leggenda racconta di una provenienza scandinava dei Longobardi. Nel primo secolo dopo Cristo, un popolo migrò dalla Scania, queste genti erano chiamate Winnili, i combattenti. A causa del loro aspetto, capelli e barba fluenti, vennero in seguito chiamati Longobardi che, semplicemente, è una forma latinizzata del termine germanico Langbärte (lunga barba). Secondo la tradizione tramandataci dalla leggenda sulle origini, i Longobardi lasciavano credere che tra le proprie file si trovassero degli uomini cinocefali (fig. 1), i quali erano considerati guerrieri terribili, ferocissimi, usi a bere sangue umano, che incutevano terrore e sgomento nei nemici. Probabilmente erano guerrieri invasati, dediti al culto di Wotan, che andavano in battaglia vestiti con pelli di orso o di lupo e, immedesimandosi nell’animale, diventavano insensibili al dolore e privi di ogni freno inibitore.
Segue: articolo completo in formato pdf