di Sandrino Bruno
LA PRESENZA DELLA ROSA IN DUE MONETE CONIATE DA FILIPPO E NICOLA SPINOLA, NEL XVIII SECOLO, NELLA ZECCA PIEMONTESE DI TASSAROLO RIMANDANO A SIMBOLI TEMPLARI.
Lettori di questa rivista e amici appassionati di numismatica ricorderanno forse due miei interventi sulle monete coniate dai conti Spinola. Ritorno sullo stesso argomento, questa volta per esporre alcuni dati che potrebbero confermare la mia tesi su come, in alcuni conii, fossero celati elementi che indicassero l’appartenenza all’Ordine dei Cavalieri templari di quella nobile stirpe (si veda l’articolo su «Panorama Numismatico», n. 250, aprile 2010).
Come scrivevo in quell’occasione, l’ongaro della rosa di Filippo Spinola (1616-1688) è l’unica moneta di mia conoscenza, tra quelle di Tassarolo, nella quale è raffigurato un fiore (la rosa gallica o pendulina) anziché i soliti busti del conte, lo stemma, San Nicolao patrono di Tassarolo, la beatificazione di Carlo Spinola martire in Giappone.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr. 303 – febbraio 2015 (numero esaurito).
di Magdi A.M. Nassar
LA CRISI ECONOMICA FIORENTINA DELLA METÀ DEL XIV SECOLO PRESENTA ASPETTI INTERESSANTI PER GETTARE LUCE ANCHE SULLA SITUAZIONE ATTUALE.
Premessa
Dopo il periodo di grande crescita che aveva caratterizzato l’Europa del XIII secolo, il continente conobbe un’inversione di rotta, testimoniata dai racconti di molti cronisti, tra cui risulta rilevante quello del Villani, di cui ci avvarremo spesso nella trattazione.
Nel XIV secolo Firenze incarna perfettamente la situazione generale dell’Europa, con il suo ruolo di centro culturale ed economico, rappresentando un po’ la Wall Street medievale. Nel decennio successivo al 1339 si verificò la più grande crisi che la storia fiorentina possa ricordare, con la carestia nel ‘47, la peste nera del ‘48 e l’instabilità del rapporto tra oro e argento tra il ‘45 e il ‘47. A questi fatti eclatanti si sommarono altre innumerevoli vicissitudini, come la congiura dei Bardi del 1340 e la signoria tirannica di Gualtieri di Brienne.
La crisi economica che ebbe luogo in quegli anni tanto lontani, assume un aspetto sorprendentemente attuale, in grado di stupire riguardo l’antichità di alcuni concetti propri dell’economia e della finanza moderna. In questa ricerca si è reso indispensabile il testo di Carlo Maria Cipolla1, nel quale queste tematiche sono trattate in maniera approfondita.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr. 303 – febbraio 2015 (numero esaurito).
GLI STUDI HANNO RILEVATO LA GRANDE VARIETÀ DEI CONII E DELLE VARIANTI NELLE EMISSIONI DELLA ZECCA DI SALERNO, SPECIE SOTTO IL DUCA GUGLIELMO, INDICE DI UN CONTESTO ECONOMICO RICCO E VIVACE
Mi accingo, in punta di piedi e con estrema umiltà, per la prima volta, ad una pubblicazione su una importante rivista di numismatica e lo faccio con l’animo e lo spirito dello studioso discreto, dell’appassionato di storia, amante della propria città e, soprattutto, della numismatica, conscio della mia piccolezza al cospetto di grandi di questo mondo che hanno lasciato importante traccia del loro passaggio su queste pagine e speranzoso di poter dare anch’io un seppur minimo contributo a questa eccezionale disciplina e allo studio di una zecca medievale italiana di straordinario interesse quale quella di Salerno, che sempre riserba nuove sorprese.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).
LO STUDIO DEL BAGATTINO ESTENSE PERMETTE UN APPROFONDIMENTO SU DI UNA PARTICOLARE TIPOLOGIA DI DIRITTO.
La moneta in oggetto non è totalmente sconosciuta ma è di una tipologia anomala, rara e dimenticata. Nel 1927, ai compilatori del IX volume del Corpus Nummorum Italicorum non sfuggì la presenza, nella Collezione reale, di una anomala tipologia di bagattino. La moneta in questione presentava una singolare abbreviazione e una distribuzione insolita della legenda del verso e così la descrissero al n. 298 del Corpus ma senza documentarne le caratteristiche con l’inserimento di immagini nelle tavole…
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).
Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo
Venerdì 19 giugno alle ore 17.30, sarà presentato presso la villa granducale di Alberese il volume “Il Tesoro di Alberese. Un ripostiglio di fiorini d’oro del XIII secolo” che ha riscosso grande interesse al recente Salone Internazionale dell’Archeologia organizzato a Firenze lo scorso mese di febbraio.
Che la Maremma sia terra di tesori preziosi lo avevamo sempre saputo. Patrimonio di una terra unica che offre un variegato panorama di ricchezze naturalistiche, enogastronomiche, storiche e culturali. Che qualche tesoro fisicamente reale, non solo immaginato, riaffiori materialmente dal suo passato è però sempre un fatto straordinario. Perché, si legge nella presentazione al volume firmata dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, è come una finestra che si apre sul passato, raccontandone vicende storiche ed umane. Ed in questo caso, più di altri, il ritrovamento riveste particolare interesse per il luogo in cui è avvenuta la scoperta, oggi inserito all’interno di un Parco Naturale Regionale e di una Tenuta, quella di Alberese, dove si custodiscono preziose testimonianze della nostra storia e del lavoro dell’uomo. Nel momento in cui le monete sono emerse dal terreno, ed ancor più adesso che questo studio ne offre una completa comprensione, due realtà lontane nel tempo ma profondamente connesse sono entrate in contatto, riallacciando quel legame tra la tenuta di Alberese così com’è oggi e quell’epoca nella quale, con molta probabilità, essa affonda le sue radici.