Chi frequenta i mercatini dell’antiquariato può avere la fortuna di trovare qualcosa di interessante per coltivare la propria passione. Rovistando tra i volumi accatastati su un tavolo pieno di cianfrusaglie mi è capitato in mano un volumetto di color verde militare, in parte sbiadito, ma che ha subito catturato la mia attenzione. Sulla copertina si legge: GOVERNO DELLA CIRENAICA – UFFICIO STUDI (rapporti e monografie coloniali, serie 1a – N. 6 – agosto 1924) – Manualetto numismatico per la Cirenaica, Bengasi MCMXXIV. Silvio Ferri, nell’avvertenza iniziale, scrive: «Il presente libretto ha il modestissimo scopo di offrire ai numerosi dilettanti numismatici della Colonia un indirizzo e un aiuto; colla speranza che, aiutando ed incanalando attività finora indipendenti e disperse, ne possano ritrarre un qualche giovamento anche le Collezioni dello Stato; giacchè non è un mistero per nessuno che il regolamento, forse troppo draconiano, sugli oggetti archeologici ha fatto completamente sparire dal mercato le monete; ed è chiaro che il controllo non potrà tornare ad essere esercitato se non incoraggiando e in qualche modo legalizzando il raccogliere privato.» Il piccolo manuale, stampato a Roma dallo stabilimento tipografico Riccardo Garroni, ovviamente non aveva la pretesa di illustrare tutte le monete reperibili in Cirenaica ma, semplicemente, cercava di dare massima visibilità e diffusione alle monete greche locali. Le pagine di testo sono solamente quarantotto, alle quali sono aggiunte XXVIII tavole con disegni di 520 monete. Sono proprio queste tavole che hanno catturato la mia attenzione, in particolare i bei disegni dei nominali con l’immagine della pianta del silfio.
Le opere di Pasquale Attianese nascono sicuramente dall’amore per la sua terra, la Calabria, e per la numismatica antica. Già nel 1973 uscì il primo dei tre volumi Calabria greca dedicato ad una panoramica dell’intera monetazione delle 25 città greche situate nell’odierna Calabria. I successivi volumi uscirono nel 1977 e nel 1980 dando all’opera l’aspetto di un vero e proprio corpus.
Nel corso degli anni c’è stato un continuo lavoro di aggiornamento e affinamento con nuove monografie e articoli, in particolare su Crotone. Quest’ultima opera di Attianese aggiunge un altro importantissimo tassello alla descrizione della monetazione di età greca in Calabria, riguardando una delle produzioni più abbondanti ma ancora poco note, quella dei Brettii, un popolo fiero e bellicoso che i Romani faticarono ad assoggettare tentando quasi di cancellarne la memoria storica. Proprio in odio ai Romani, si sono di volta in volta alleati con i loro nemici, Agatocle, Pirro e Annibale.
Uno zoo in miniatura nella monetazione greca antica
DIFFUSE IN TUTTO IL MONDO ANTICO ERANO LE MONETE CON RAFFIGURAZIONI DI ANIMALI, SIA REALI CHE FANTASTICI E MITOLOGICI.
Le monete più antiche – tanto per capirci quelle coniate in Grecia, in Magna Grecia e in Sicilia, nei numerosi Regni asiatici prima della conquista romana – riportano molto spesso, al rovescio, raffigurazioni di animali. Ho già trattato in modo più specifico della raffigurazione del toro e mi è venuto spontaneo di fare qui una rapida carrellata di monete sulle quali gli animali hanno una parte importante.
E il primo caso che mi viene in mente (è abbastanza ovvio), anche se non è il primo in ordine cronologico, è quello degli splendidi tetradrammi ateniesi con la raffigurazione della civetta, animale sacro a Minerva. Non per niente, tra i numismatici queste belle monete sono chiamate semplicemente “civette”. Eccone quattro esemplari: due cosiddetti “arcaici”, per lo stile e l’epoca, e due più curati e coniati anni dopo.
Decisamente più curata e raffinata la tetradracma ateniese coniata anni dopo ma con la civetta sempre protagonista.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.315 – Marzo 2016
FU SIMBOLO DI ALCUNE CITTÀ DELLA MAGNA GRECIA, RAPPRESENTÒ IL DIO APIS PER GLI EGIZIANI E FU UNA FIGURA PREDILETTA DALL’IMPERATORE AUGUSTO. PER QUESTO L’IMMAGINE DEL TORO VENNE UTILIZZATA MOLTE VOLTE SULLE MONETE ANTICHE.
Dal mondo greco all’impero di Roma
Tutti i numismatici avranno avuto modo di notare come la figura di un toro compaia frequentemente sulle monete antiche, dalle splendide coniazioni del Mondo greco e della Magna Grecia in particolare, a quelle meno frequenti ma non meno belle dell’Impero Romano.
Questa cosa non dovrebbe stupire più di tanto se si pensa alla funzione importantissima della moneta per la diffusione di messaggi comprensibili a tutti. Il toro, per antonomasia, rappresentava, e rappresenta ancora oggi, la forza fisica: questa raffigurazione dava indubbiamente un messaggio immediato e facilmente comprensibile: la nostra città, o il nostro Regno, è il più forte e va temuto.
Così come si teme il toro.
Sulla base di queste considerazioni mi è venuta l’idea di mettere a confronto alcune – solo alcune – delle monete che, nel corso dei secoli e nell’antichità, hanno riportato, quasi sempre al rovescio, l’immagine del toro, simbolo di potenza e di virilità. Naturalmente ho dovuto fare una scelta, per me molto dolorosa, tra le molte immagini che ho visionato, selezionando quelle che meglio si prestavano alla riproduzione a stampa.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.313 – Gennaio 2016
Quali sono i volumi di moneta emessi nell’antichità? Di quanti pezzi si componevano le emissioni monetali greche? Quali erano le rese dei conii? A tutte queste domande gli studiosi hanno tentato di dare delle risposte ricorrendo a stime presuntive basate su calcoli statistici, non verificabili in alcun modo.
Elementi decisivi per la soluzione di tutti questi interrogativi sono stati individuati, incredibilmente, da Federico De Luca sulle monete stesse e più precisamente nei monogrammi riportati su di esse. De Luca si è interrogato per anni sul significato di queste sigle non ritenendo soddisfacente la spiegazione corrente secondo cui possa trattarsi dei monogrammi dei magistrati monetali. Ha cominciato a raccogliere e catalogare migliaia di immagini di monete vendute in Internet in giro per il mondo e immagini di monete provenienti da pubblicazioni specialistiche e ha ricostruito, in maniera quanto più completa possibile, intere emissioni di varie monetazioni greche. Successivamente ha studiato la sequenza dei monogrammi riportati sulle monete appartenenti con certezza ad una stessa emissione, arrivando alla conclusione che essi non sono composti di lettere ma di numeri, espressi in greco con le stesse lettere dell’alfabeto. De Luca ha così scoperto che con tali cifre veniva indicato il taglio delle emissioni, il numero di pezzi coniati all’interno di ciascuna di esse. Queste cifre, congegnate in maniera sempre diversa da emissione a emissione, venivano riportate nello spazio angusto della moneta perché servivano a portare il conto dei pezzi via via coniati e a distinguere varie emissioni di monete tutte perfettamente uguali tra di loro.