di Roberto Diegi
DAI PRIMI ASSI CON LA TESTA DI GIANO E L’IMMAGINE DI UNA PRORA ALLE MAIORINE DEL IV SECOLO, AL MARE E’ SEMPRE STATA DEDICATA UN’ATTENZIONE PARTICOLARE NELLE CONIAZIONI ROMANE, COSI’ COME E’ ACCADUTO NELLA STORIA DELL’IMPERO.
La prima cosa che uno pensa riguardo alla potenza militare di Roma e alle sue vaste conquiste militari è che questi risultati sono stati raggiunti grazie alle sue legioni di terra e alla loro perfetta organizzazione. Verissimo, ma non va dimenticato che Roma era collocata in mezzo al Mediterraneo e che il controllo del suo impero non poteva prescindere anche da un controllo del mare, sia militare che commerciale.
Non deve quindi stupire che Roma rappresentasse spesso la nave sulle sue monete, che – non dimentichiamolo – erano allora il primo e più immediato mezzo di “propaganda”. Antonio Morello, ha dedicato un importante studio sul potere marittimo di Roma nella monetazione repubblicana: io, molto più semplicemente, mi limiterò a una documentazione per immagini, allargando peraltro il mio orizzonte all’Impero.
UN CURIOSO PARTICOLARE AGGIUNTIVO NELLA ICONOGRAFIA MONETALE DEL BASSO IMPERO E BIZANTINA.
di Paolo Pini
A partire dall’epoca constantiniana il capo dell’imperatore non è più cinto, nel diritto delle monete, dalla corona d’alloro o radiata, ma da un diadema. Il nuovo ornamento, di derivazione orientale, è costituito da una doppia fila di perle o da una benda adorna di gemme che ne reca una più grande sulla fronte. In entrambi i casi questo vezzo termina con un nodo sulla nuca, dal quale scendono i due capo, In altri esemplari il diadema, che si arricchisce di due file di gemme frontali, orna l’elmo dell’imperatore, e questa tipologia si protrarrà nel periodo bizantino.
Ma in epoca teodosiana, un elemento nuovo fa la sua comparsa: la “MANUS DEI”, o la mano celeste, che, come uscente dal cielo, impone una ghirlanda sul capo dell’imperatore dell’imperatrice (fig.1). Il piccolo elemento accessorio si può riscontrare anche nelle figure interne dei rovesci.
In genere di trova sulla sommità del capo, a contatto o appena staccato, interposto alle legenda di bordo, e talora, dalle minuscole dimensioni e specie in esemplari non nitidi per conio o conservazione, può essere confuso con la gemma centrale del diadema. Tutt’altro che costante è tuttavia più frequente nei solidi, ma compare anche in monete bronzee.
La “manus” sta a indicare il diretto legame e la divinità. Dapprima non ancora necessariamente il Dio cristiano, se in emissioni dopo la morte di Costantino la mano uscente dalle nubi è tesa a guidare al cielo la quadriga su cui si trova l’imperatore defunto, in una ambigua significazione di “consecratio” ancora pagana.
Successivamente la “manus dei” si afferma il rapporto tra il Dio della nuova fede e il regnante. La ghirlanda, o corona, è simbolo sacerdotale ed è noto come sacerdozio e potestà regia fossero ab antiquo riunite nella stessa persona.
Si viene così esplicitando graficamente il concetto della autorità imperiale per grazia e benedizione di Dio. Non sarà poi peregrino indagare anche nella sfera civile per dare forse al simbolo una significazione e una motivazione più complete: nel più antico diritto matrimoniale romano al matrimonio era legato l’assoggettamento della donna alla potestà (manus) del marito. La manus dei delle monete e di quant’altre espressioni figurative dell’epoca potrebbe così anche indicare la sottomissione del regnante alla potestà divina.
Segue articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico n.78/settembre 1994
PUGLIA NUMISMATICA, VETRINE E ITINERARI DEL PORTALE NUMISMATICO DELLO STATO
Taranto, Museo Archeologico Nazionale, 7 giugno 2013
Latiano (BR), 8 giugno 2013
In occasione della pubblicazione del primo volume in versione cartacea della collana “Notiziario del Portale Numismatico dello Stato”, la Direzione Generale per le Antichità del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, d’intesa con la Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia e in collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., del comune di Latiano (BR), del comune di Mesagne (BR) e della Fondazione Casa Museo Ribezzi Petrosillo di Latiano promuove la manifestazione “Puglia Numismatica. Vetrine e itinerari del Portale Numismatico dello Stato”, dedicato alla tutela, alla fruizione e alla valorizzazione della numismatica archeologica in Puglia, il cui programma fornito in allegato si articolerà in due momenti e in due luoghi diversi:
Il primo Incontro si svolgerà il 7 giugno 2013 alle 17 presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Per l’occasione saranno presentati il primo volume del Notiziario del Portale Numismatico dello Stato in versione cartacea e le Vetrine Virtuali dei tesoretti monetali pugliesi conservati nel Museo e fruibili sul Portale. Interverranno, tra gli altri, Luigi la Rocca, soprintendente per i beni archeologici della Puglia , Antonietta Dell’Aglio, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Renata Cantilena, ordinario di Numismatico presso l’Università di Salerno e Aldo Siciliano, presidente dell’Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia.

Foto 1. Aureo di 7,26 grammi coniato a Roma nel 161.Al diritto busto con testa nuda di Marco Aurelio e legenda IMP CAES M AUREL ANTONINUS AUG. Al rovescio i due imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero si stringono la mano: la legenda è CONCORDIAE AUGUSTOR TR P XV; in exergo COS III. Cohen 70, R.I.C. 8. (a)
MARCUS ANNIUS VERUS poi MARCUS AURELIUS ANTONINUS
LUCIUS CEIONIUS COMMODUS poi LUCIUS VERUS
di Roberto Diegi
I due imperatori sono stati trattati in un medesimo articolo, sia perché entrambi erano stati adottati insieme da Antonino Pio, nel 138 d.C., sia perché per un certo tempo avevano retto congiuntamente l’impero, pur sottolineando che il vero ed unico imperatore, nella accezione più ampia del termine, anche perché era Pontefice Massimo, fu sempre Marco Aurelio. E questo anche durante la correggenza di Lucio Vero, durata otto anni.
Marcus Annius Verus, questo il suo nome familiare, era nato a Roma nel 121 ed era nipote di Faustina Maggiore, la moglie di Antonino. Dopo l’adozione mutò il suo nome in Marcus Aurelius Antoninus.
”]
Aspetti dell’iconografia monetale dell’antica Polis tirrenica.
CHI È LA FIGURA FEMMINILE CHE COMPARE NEI ROVESCI DELLE BELLISSIME MONETE DI TERINA? È FORSE NIKE? OPPURE LA SIRENA LIGEA?
di Francesco Cristiano
Da poco più di un secolo un ristretto numero di studiosi si occupa delle monete di Terina alla ricerca di spiegazioni convincenti che schiariscano la nebbia che avvolge gli splendidi coni della città tirrenica ritenuti, al pari di quelli di Siracusa, creazioni del miglior periodo dell’arte classica. La ricerca pone attenzione su molteplici aspetti, dalla nascita (cronologia) alla interpretazione dei tipi, dalla circolazione all’impatto artistico dell’unico elemento diretto, reale e certo che abbiamo della città di Terina: le sue monete.
La coniazione non è molto ampia. Il corpo degli stateri realizzato da Regling nel 1906 enumera circa 500 monete. Si tratta di una serie monetale di grande varietà ed immaginazione per la scelta stilistica dei suoi tipi. Terina, infatti, come poche altre zecche greche fecero, produsse, in un breve arco di tempo (da poco dopo la metà del V fino alla prima metà del IV secolo a.C.), una ricchezza notevole all’interno della variazione artistica dei suoi stessi temi, dimostrando non solo la sua indipendenza e la sua fiorente ricchezza economica, ma soprattutto il forte significato e la grande dedizione spirituale verso il proprio simbolo. (altro…)