di Alberto Campana
Ubicazione e cenni storici
Kalakte fu fondata nel 446 a.C. da coloni corinzi al seguito di Ducezio su una altura dei Nebrodi settentrionali in prossimità del mare Tirreno, nel territorio della moderna Caronia, in provincia di Messina, La sua estta ubicazione non è ancora identificata con sicurezza. […]
Monetazione
La monetazione di Kalakte è costituita da 6 emissioni in bronzo, che dovrebbero corrispondere a quattro nominali e sono state analizzate in uno studio di Katia Mannino, le cui conclusioni appaiono condivisibili.
L’emissione più pesante [vedi foto] presenta notevoli motivi di interesse, anche ai fini di una più esatta collocazione cronologica delle monete kalaktine. [segue].
Scarica articolo completo Sicilia-Kalakte tratto da Corpus Nummorum Antiquae Italiae, di A.Campana, Panorama Numismatico nr. 122/settembre 1998. Articolo richiesto da un nostro lettore.
In questo volume si pubblicano le 523 monete recuperate nello scavo della Regio VIII, insula 7, 1-15 di Pompei, nell’ambito delle indagini archeologiche condotte tra il 2005 e il 2009, in seno al Pompeii Archaeological Research Project: Porta Stabia dell’University of Cincinnati (OH-USA).
Studiare la moneta a Pompei significa certo analizzare e percepire l’incidenza che questo strumento ha avuto nelle attività economiche e sociali del mondo antico, indagarne i movimenti, l’uso che ne è stato fatto, i contesti che l’hanno restituita; ma significa anche provare ad avvicinare e percepire una storia culturale, quella di un Mediterraneo che nel passato comunicava, nonostante guerre e divisioni, molto meglio rispetto a quanto siamo in grado di fare oggi, in cui transitavano uomini e merci, idee e monete, appunto: Pompei è infatti caratterizzata, nell’arco di tutta la sua vita, dall’eterogenea e disinvolta presenza di moneta “mediterranea”. Studiare la moneta utilizzata nella cittadina vesuviana significa dunque tentare di recuperare e comprendere meglio quel ruolo di “oggetto sociale” che la moneta ha rivestito nel mondo antico e che, anche se con notevoli differenze, tuttora riveste.
Ovvero: tramonto di un collezionista di monete antiche
Proviamo a fare un gioco. Chiedete ai vostri amici nome e descrizione di alcune monete del passato, naturalmente escludete i numismatici. Probabilmente ne emergerà un quadro abbastanza semplice, non più di cinque o sei tondelli, quasi tutti riferibili a vecchie lire repubblicane. Sorprendente vero? In effetti sì, considerando che le monete ci accompagnano da almeno 2.500 anni e, nel bene e nel male, hanno notevolmente contribuito alla storia e all’economia dell’umanità. Aurei, sesterzi, denari repubblicani e imperiali, zecchini veneziani, genovini di Genova, oppure la quadrupla della lupa di Piacenza, con il ritratto di Odoardo Farnese, la sovrana di Francesco Giuseppe, i franchi d’argento di Napoleone I, le civette di Atene, il Pegaso di Corinto, l’augustale di Federico II, lo statere di Egina con la superba immagine, ad altissimo rilevo, della tartaruga, gli ongari di Mattia Corvino, sono qualche esempio fra i tanti che si potrebbero fare. Sono proprio le monete l’elemento ricorrente, il filo conduttore, di tutta la vicenda, una sorta di filo rosso che unisce passioni e curiosità, ma anche divergenze.
L’IMMAGINE DELLA FORTUNA COME VENNE RAPPRESENTATA SULLE MONETE DALL’ANTICHITà ALL’EPOCA RINASCIMENTALE.
La Fortuna nell’antichità
Nella mitologia greca l’archetipo di questa personificazione divina è rappresentato dalla Tyche (dall’etimologia: “accadere in sorte”), figlia di Oceano e di Tetide, una figura femminile drappeggiata e sovente turrita venerata come divinità civica delegata a proteggere dagli eventi negativi, il cui modello era la statua bronzea, ora perduta, opera dello scultore Eutychides. Nella mitologia romana, derivata da quella greca, la Fortuna prende maggiormente i connotati della dea degli esiti favorevoli nei casi della vita.
La sua origine sembra molto antica, addirittura precedente la fondazione dell’Urbe, anche se i Romani attribuivano l’istituzione del suo culto a Servio Tullio, fra i sette re il più favorito dalla Fortuna, il quale, con beneficio di inventario, le dedicò ben 26 templi, ciascuno con una diversa motivazione. La leggenda vuole che questa divinità lo amasse, benchè la sua natura fosse mortale, e che gli facesse periodicamente visita a domicilio entrando per uno stretto pertugio nella sua stanza.
Marco Tullio Cicerone, nel De Divinatione (XLI, 85-86), narra di un luogo sacro dove gli aruspici estraevano da una roccia, incise su legno di quercia, le sorti migliori, per ispirazione, della dea Fortuna e che proprio là fosse stato edificato un tempio, il primo di una lunga serie.
Scarica articolo completo in formato PDF I VARI VOLTI DELLA FORTUNA anteprima da Panorama Numismatico nr. 328 di Maggio 2017
di Federico De Luca
UN’INEDITA PANORAMICA DELLE MONETE ANTICHE CHE HANNO UNA RELAZIONE DIRETTA O INDIRETTA CON IL TERREMOTO.
Il terremoto: un nemico terribile, feroce e sanguinario che da sempre ha afflitto l’umanità. Se ne sta nascosto nelle viscere della Terra a dormire per anni, secoli ma poi riemerge all’improvviso, pazzo di furore, a seminare morte e distruzione. Pochi minuti di caos primordiale e dopo, oggi come duemila anni fa, il risultato è sempre lo stesso: paesi e città sventrate, case violate, vite spezzate e, nei superstiti, esistenze sconvolte. (altro…)