TRA ALCUNE PRESTIGIOSE MEDAGLIE BORBONICHE DEDICATE ALLE INCORONAZIONI MARIANE SI RISCONTRA UNA NOTEVOLE AFFINITÀ. CIÒ PERMETTE DI ATTRIBUIRE A SCIPIONE CATENACCI UNA MEDAGLIA RIMASTA FINORA ANONIMA
di Francesco Di Rauso
Desidero iniziare questa pubblicazione con una breve introduzione storica proveniente dal volume del compianto Franco Bartolotti, Medaglie e decorazioni di Pio IX, che tratta di come la presenza del nome del Capitolo Vaticano e del pontefice sulle medaglie per le incoronazioni mariane coniate in varie città italiane sia da considerarsi ufficiale.
L’uso di incoronare con solenni e pubbliche funzioni immagini mariane trae origine dalla consuetudine antica di rappresentare le croci e le immagini sacre sormontate da una corona e di adornare, con oggetti preziosi, simulacri di santi. Alla fine del XVI secolo, Clemente VIII aveva donato una corona di gemme alla immagine della B.V. in S. Maria Maggiore e questa usanza si diffuse particolarmente per l’opera di due frati cappuccini, Girolamo Paolucci di Calboli da Forlì e padre Fedele da S. Germano Vercellese. Questi due religiosi, nei luoghi dove predicavano, incitavano i fedeli a raccogliere oro, argento e gemme per confezionare corone da apporre sulle immagini della Madonna localmente venerata. Si possono ricordare tra le tante solenni incoronazioni dovute alla loro opera quelle fatte a Cremona (1596), Parma (1600), Comacchio (1619) e Oropa (1620). Questa forma di culto fu poi favorita dal nobile Alessandro Pallavicino, conte di Borgonuovo (Piacenza) che donò l’oro per la corona con cui il Capitolo Vaticano adornò nel 1631 l’immagine di S. Maria della Febbre nella sacrestia dei beneficiati della Basilica di S. Pietro. Dopo aver promosso l’incoronazione di altre immagini mariane a Roma questo conte volle dare stabilità a tale devozione lasciando nel 1636, per testamento, un legato al Capitolo Vaticano che consentiva di incoronare, nel tempo, le Madonne che godevano di particolare venerazione nei vari santuari. Perciò la concessione di tali incoronazioni divenne da allora privilegio del Capitolo di S. Pietro il quale ne stabilì le condizioni ed il cerimoniale.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.298 – Settembre 2014
Da anni mancava a Napoli il Convegno Numismatico. E l’assenza si sentiva. Il sud è sempre stato un grande serbatoio di collezionismo: per tutto il corso Novecento è persistita una vivacità di collezioni numismatiche di carattere generale e tematico che ha pochi eguali altrove. Noti a tutti sono i nomi di grandi collezionisti e studiosi napoletani come Trota, Cagiati, Fusco.
Organizzato dal nascente Circolo cittadino, torna quest’anno il Convegno Numismatico Partenopeo che ha tutti i requisiti per costituire una fondamentale premessa al futuro collezionismo. L’evento si terrà da venerdì 26 a domenica 28 settembre presso l’Hotel Terme di Agnano e ospiterà circa 35 espositori tra numismatici, editori del settore e case d’aste.
Non mancheranno importanti novità, come la concomitante visita guidata alla sezione numismatica del Museo Archeologico Nazionale di Napoli che si terrà il 26 settembre alle 10,30. Tra le maggiori raccolte numismatiche, il più antico nucleo del Medagliere si formò grazie alla collezione Farnese e si arricchì in seguito con le raccolte Borgia, Poli, Monteoliveto e con quella donata da Francesco I di Borbone, oltre che con le migliaia di monete provenienti dagli scavi archeologici delle città vesuviane e da tutta l’Italia meridionale. Oggi la sezione conta oltre 150.000 esemplari che coprono un arco cronologico vastissimo, dalle monete greche a coniazioni e punzoni della zecca borbonica, fino alle collezioni dello Stevens e del senatore Fortunato, acquisite nel corso del XX secolo.
NELL’OTTOCENTO FURONO CONIATE MOLTE SERIE DI MEDAGLIE DEDICATE A PERSONAGGI DELLA STORIA ITALIANA. UNA TRA QUESTE SERIE FU PRODOTTA CATENACCI NELLA ZECCA DI NAPOLI.
La bellissima serie di 17 medaglie del diametro di 40 millimetri coniata a Napoli e dedicata agli uomini illustri delle Due Sicilie, è stata a lungo considerata di committenza privata e quindi non facente parte della medaglistica borbonica. Tuttavia nel 2006 è stata meritevolmente inserita da Salvatore D’Auria nella sua opera Il medagliere.
Queste medaglie sono borboniche a tutti gli effetti in quanto regolarmente approvate dal Re con documenti ufficiali che ne autorizzano l’incisione e coniazione servendosi degli artisti della zecca di Napoli che in quel momento già lavoravano per la creazione di altre medaglie.
La coniazione fu approvata dal Re in diversi periodi a cavallo tra il 1830 ed il 1834. Ecco i personaggi illustrati nella serie.
Torquato Tasso (Sorrento 1544–Roma 1595) è stato uno scrittore e poeta italiano. Figlio del poeta Bernardo Tasso, a diciotto anni esordì con il poema Rinaldo, dedicato al cardinale Luigi D’Este. Si trasferì alla corte di Ferrara dove condusse una vita intensa e di grande attività artistica. E’ in questo periodo che, tra l’altro, finì il suo capolavoro, la Gerusalemme Liberata. A causa del suo particolare carattere, pieno di insicurezze e contraddizioni, fu colto da uno squilibrio mentale, che lo portò ad una vita solitaria, viaggiando attraverso l’Italia, fino a che, tornato a Ferrara, il duca Alfonso lo fece rinchiudere nell’ospedale di S. Anna, dove rimase per sette anni. Liberato per intervento della duca di Mantova, riprese i suoi viaggi in Italia, finché morì a Roma nel monastero di Sant’Onofrio. Questa sensibilità così spiccata e talvolta addirittura malata, si riflette nelle sue opere, liriche e appassionate, anche nella tragedia e nell’epos.
di Sara Battaglia
AL MUSEO PEPOLI DI TRAPANI UNA CONFERENZA HA RIPERCORSO LE VICENDE E LE OPERE DELL’ARTISTA TRAPANESE NOTO PER L’ATTIVITA’ DI MEDAGLIERE ALLA CORTE PARTENOPEA.
Lo scorso 18 ottobre, presso la sala della scalinata del Museo Regionale “Conte A. Pepoli” di Trapani si è tenuta una interessante conferenza volta a mettere in luce la storia dimenticata di un illustre artista trapanese, Michele Laudicina, che nel corso della sua breve vita realizzò alcune fra le più belle medaglie del periodo ferdinandeo.
di Francesco di Rauso
Giovanni Battista di Vico è oramai noto a tutti i cultori e collezionisti di medaglie italiane per la sua imponente presenza al dritto della medaglia. Il suo vero nome non fu Giovanni Battista Vico ma Giovanni Battista di Vico.
Qui di seguito, alcune ricerche d’archivio di Camillo Miniero Riccio (Napoli 1813-1882), storico archivista autore della scoperta del vero nome e della data di nascita e di morte del di Vico: Giovanni Battista di Vico, autore della Scienza Nuova nacque in Napoli il giorno 23 di giugno 1668 da Antonio di Vico e da Candida Masullo, ed il giorno dappoi fu battezzato nella chiesa parrocchiale di S. Gennaro all’Olmo dal curato D. Giuseppe Andrea Campanile […] al fol. 756 del libro 8 de’ battezzati si conserva nella parrocchia di S. Gennaro dell’Olmo si legge: A dì 24 di giugno milleseicentosessant’otto 1668 […] Gio. Battista fig.° d’Antonio di Vico e di Candida Masullo coniugi…
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.289 / Novembre 2013