Medaglia n.2
D/ Nel campo: busti accollati del Re Vittorio Emanuele III, di Benito Mussolini e di Italo Balbo rivolti verso destra.
Lungo il bordo superiore, entro doppio cerchio: stella CROCIERA ATLANTICA ITALIANA stella
Lungo quello inferiore, all’infuori: ITALIA – BRASILE
R/ Nel campo: tre idrovolanti in volo verso sinistra sorvolanti alcune onde stilizzate e centralmente divise da un riquadro con al centro un fascio in palo. Ai lati del fascio: A – IX
Autore: non indicato; Coniazione: Lorioli & Castelli; Bordo: liscio
Diametro: rnm 32,5 con appiccagnolo; Metallo: bronzo, bronzo argentato
Riferimenti: Casolari IX/8, Lorioli I, p. 19
Medaglia n.1
D/ Nel campo: veduta del castello estense affiancato a sinistra dallo stemma della provincia e da rami d’alloro avvolti da nastro sul quale appare la scritta: XX / DICEMBRE / MCMXX
Alla base dei rami: S. J.
Nell’esergo, su quattro righe: VNA STRAGE DI GIOVINEZZA QVI SEGNO’ / IL TRACOLLO DI VNA BARBARIE / E L’ALBA DELLA PATRIA / RESVRREZIONE
R/ Nel campo, su tredi ci righe: 19221 / LE POPOLAZIONI / DELLA PROVINCIA I RlSORTE A LIBERA VITA / PEL SACRlFlClO CRVENTO / E L’AZIONE / VIGILE E GAGLIARDA / DELLA GIOVINEZZA FASCISTA / FERRARESE / QVESTO SEGNO / CHE E’ PEGNO DI / MEMORE GRATITVDlNE / OFFRONO
Autore: non indicato; Coniazione: Johnson; Bordo: liscio;
Diametro: mm 35 con cambretta; Metallo: bronzo; Riferimenti: Casolari 35
Trattasi della prima medaglia di chiara iconografia fascista emessa a Ferrara.
Premessa dell’autore Renzo Bruni
Perché un’opera su Balbo?
Immediatamente mi viene da rispondere: perché, essendo ferrarese, rientra nell’orbita dei miei studi. Questa risposta è assolutamente giusta ma non sufficiente, in quanto molti sono i ferraresi che meriterebbero di essere ricordati. La motivazione più profonda è forse nella seguente frase, rubata al Guerri 1: La storia di Balbo è la favola realizzata dell’uomo della strada che dice “se comandassi io” e arriva davvero a comandare, autore, vittima e complice del sistema in cui opera e di cui non si sa liberare. Queste righe evidenzieranno il Balbo alpino, squadrista, rivoluzionario, giornalista, aviatore, governatore. Ma nessuno degli aspetti che hanno caratterizzare l’esistenza di Balbo sarà esaltalo, né saranno espressi giudizi sul suo operato o sulle sue idee, perché questo non rientra nello scopo di questo studio. Una cosa sola sarà esaltata: l’arte della medaglia.
Renzo Bruni
- Giordano Bruno Guerri, ltalo Balbo. Milano 1998, p. 13. A quest’opera mi sono riferito per raccontare le vicende che hanno caratterizzato la vita di questo personaggio. ↩
GIOVANNI PIETRO CAVAZZONI ZANOTTI FU UN POLIEDRICO ARTISTA E SCRITTORE BOLOGNESE DEL SETTECENTO. ECCO LA SUA MEDAGLIA.
a, oppresso da un parruccone che gli scende fin sulle spalle e con una vistosa cravatta a sciarpa annodata sul collo, ha il volto statico, il naso pronunciato e gli zigomi in rilievo. Nel giro si legge: IO. PETRVS CAVAZZONVS ZANOTTVS. Nel rovescio è raffigurata una figura femminile, volta a destra, con vesti classiche, seduta su una sedia, in atto di dipingere su una tela poggiata sopra un cavalletto. E’ la rappresentazione allegorica della Pittura realizzata in stile classico. E’ la Pittura che copia il creato. Nel margine vi è la frase: IMITATIO RERVM NATVRAE (imitazione delle cose della natura). Non vi sono, sigle né simboli. Purtroppo nella medaglia non si scorgono neppure elementi originali di forza espressiva, probabilmente perché la lavorazione non era ancora perfezionata e, per questo non lascia vedere, nella sua funzione di prova, quale noi la consideriamo, quel realismo che dovrebbe coincidere con lo spirito emergente del suo tempo. Se questo esemplare, posto all’interesse dei lettori, fosse stato prodotto con un metallo nobile, avrebbe certamente mostrato una suggestiva e vibrante morbidezza. Si sa che Bologna, specie nel Settecento, era una città dedita alla cultura e alle arti che per altro testimoniavano l’intenso rapporto esistente tra la città stessa e gli artisti di talento, che numerosi vi vivevano e vi operavano. Giovanni Pietro Cavazzoni Zanotti era uno di questi.
NELL’OTTOCENTO FURONO CONIATE MOLTE SERIE DI MEDAGLIE DEDICATE A PERSONAGGI DELLA STORIA ITALIANA. UNA TRA QUESTE SERIE FU PRODOTTA CATENACCI NELLA ZECCA DI NAPOLI.
La bellissima serie di 17 medaglie del diametro di 40 millimetri coniata a Napoli e dedicata agli uomini illustri delle Due Sicilie, è stata a lungo considerata di committenza privata e quindi non facente parte della medaglistica borbonica. Tuttavia nel 2006 è stata meritevolmente inserita da Salvatore D’Auria nella sua opera Il medagliere.
Queste medaglie sono borboniche a tutti gli effetti in quanto regolarmente approvate dal Re con documenti ufficiali che ne autorizzano l’incisione e coniazione servendosi degli artisti della zecca di Napoli che in quel momento già lavoravano per la creazione di altre medaglie.
La coniazione fu approvata dal Re in diversi periodi a cavallo tra il 1830 ed il 1834. Ecco i personaggi illustrati nella serie.
Torquato Tasso (Sorrento 1544–Roma 1595) è stato uno scrittore e poeta italiano. Figlio del poeta Bernardo Tasso, a diciotto anni esordì con il poema Rinaldo, dedicato al cardinale Luigi D’Este. Si trasferì alla corte di Ferrara dove condusse una vita intensa e di grande attività artistica. E’ in questo periodo che, tra l’altro, finì il suo capolavoro, la Gerusalemme Liberata. A causa del suo particolare carattere, pieno di insicurezze e contraddizioni, fu colto da uno squilibrio mentale, che lo portò ad una vita solitaria, viaggiando attraverso l’Italia, fino a che, tornato a Ferrara, il duca Alfonso lo fece rinchiudere nell’ospedale di S. Anna, dove rimase per sette anni. Liberato per intervento della duca di Mantova, riprese i suoi viaggi in Italia, finché morì a Roma nel monastero di Sant’Onofrio. Questa sensibilità così spiccata e talvolta addirittura malata, si riflette nelle sue opere, liriche e appassionate, anche nella tragedia e nell’epos.