Pier Renato Casorati, scomparso cinquant’anni fa, nel 1966, a Roma, ma legnaghese di nascita, è stato ricordato dal Circolo filatelico e numismatico che porta il nome di Sergio Rettondini, il suo fondatore, con una iniziativa conclusasi il 2 ottobre scorso.
Presidente della Sezione della Corte dei Conti e Accademico di San Luca, Casorati fu anche un appassionato conoscitore e studioso di medaglistica, tra i promotori dell’Associazione italiana degli amici della medaglia, di cui assunse la presidenza. In questa sua veste nel 1961, in Palazzo Braschi a Roma, organizzò l’Esposizione internazionale della medaglia e tre anni dopo divenne presidente del Comitato esecutivo dell’Esposizione internazionale della medaglia religiosa contemporanea, allestita in occasione del Concilio Vaticano II. Numerosi, e tutti di grande spessore, i saggi numismatici che portano la sua firma.
Una medaglia celebra i 150 anni dalla battaglia di Monte Suello, sul lago d’Idro, avvenuta il 3 luglio 1866, durante la Terza Guerra d’Indipendenza, a seguito della quale i garibaldini costrinsero gli austriaci a ritirarsi dalla piana della Valle del Chiese verso il Tirolo, ma nel corso della quale anche lo stesso Garibaldi venne ferito. A memoria di quella battaglia venne costruito l’Ossario di Monte Suello, in onore dei caduti.
Al fine di celebrare al meglio la ricorrenza, l’Associazione Culturale Capitolium presenta, ora, una medaglia in rame in 100 esemplari, opera dello scultore Gabriele Bono, accompagnata dall’opuscolo Ricordo di Monte Suello, copia anastatica dell’originale dato alle stampe nel 1885. L’iniziativa è idestinata a lasciare un segno tangibile dell’evento e a raccogliere fondi per le manutenzioni di cui l’Ossario necessita.
Presso la sezione staccata di via Balista dell’Istituto delle Arti “F. Depero”, si è riunita la commissione per valutare il progetto della medaglia che sarà coniata dal Circolo Culturale Numismatico Filatelico Roveretano in occasione della XXII Mostra di Filatelia, Numismatica e Cartofilia, prevista presso l’Auditorium Melotti di Rovereto dal 7 al 9 ottobre prossimi. Dato l’alto numero di progetti presentati, mai così numerosi dall’inizio della lunga collaborazione iniziata nel 2002 con l’Istituto Depero, che in passato ha prodotto anche una medaglia dedicata al MART, la commissione si è trovata in difficoltà nel dover operare una scelta.
TRA ALCUNE PRESTIGIOSE MEDAGLIE BORBONICHE DEDICATE ALLE INCORONAZIONI MARIANE SI RISCONTRA UNA NOTEVOLE AFFINITÀ. CIÒ PERMETTE DI ATTRIBUIRE A SCIPIONE CATENACCI UNA MEDAGLIA RIMASTA FINORA ANONIMA
di Francesco Di Rauso
Desidero iniziare questa pubblicazione con una breve introduzione storica proveniente dal volume del compianto Franco Bartolotti, Medaglie e decorazioni di Pio IX, che tratta di come la presenza del nome del Capitolo Vaticano e del pontefice sulle medaglie per le incoronazioni mariane coniate in varie città italiane sia da considerarsi ufficiale.
L’uso di incoronare con solenni e pubbliche funzioni immagini mariane trae origine dalla consuetudine antica di rappresentare le croci e le immagini sacre sormontate da una corona e di adornare, con oggetti preziosi, simulacri di santi. Alla fine del XVI secolo, Clemente VIII aveva donato una corona di gemme alla immagine della B.V. in S. Maria Maggiore e questa usanza si diffuse particolarmente per l’opera di due frati cappuccini, Girolamo Paolucci di Calboli da Forlì e padre Fedele da S. Germano Vercellese. Questi due religiosi, nei luoghi dove predicavano, incitavano i fedeli a raccogliere oro, argento e gemme per confezionare corone da apporre sulle immagini della Madonna localmente venerata. Si possono ricordare tra le tante solenni incoronazioni dovute alla loro opera quelle fatte a Cremona (1596), Parma (1600), Comacchio (1619) e Oropa (1620). Questa forma di culto fu poi favorita dal nobile Alessandro Pallavicino, conte di Borgonuovo (Piacenza) che donò l’oro per la corona con cui il Capitolo Vaticano adornò nel 1631 l’immagine di S. Maria della Febbre nella sacrestia dei beneficiati della Basilica di S. Pietro. Dopo aver promosso l’incoronazione di altre immagini mariane a Roma questo conte volle dare stabilità a tale devozione lasciando nel 1636, per testamento, un legato al Capitolo Vaticano che consentiva di incoronare, nel tempo, le Madonne che godevano di particolare venerazione nei vari santuari. Perciò la concessione di tali incoronazioni divenne da allora privilegio del Capitolo di S. Pietro il quale ne stabilì le condizioni ed il cerimoniale.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.298 – Settembre 2014
LA LAVORAZIONE DEL TABACCO VENNE INTRAPRESA A ROMA ALLA METÀ DEL XVIII SECOLO. VARIE FURONO LE MANIFATTURE PAPALI. NEL 1863 PAPA PIO IX NE INAUGURÒ LA SEDE STABILE A TRASTEVERE, EVENTO RICORDATO IN UNA MEDAGLIA.
di Fabio Robotti
L’uso del tabacco venne introdotto nella Roma pontificia dal cardinale Prospero Publicola de Santa Croce (1514-1589) che, in qualità di Nunzio Apostolico in Portogallo, ebbe l’occasione di incontrare, alla corte di re Sebastiano I, l’accademico di Francia Jean Nicot (1530-1600) e di sperimentare il fiuto del tabacco. Il celebre erudito francese, che in quel periodo ricopriva l’incarico di ambasciatore aveva, infatti, impiantato una coltivazione di tabacco nei giardini reali di Lisbona.
L’uso del tabacco si diffuse rapidamente a larghe fasce della società poiché era diffusa la credenza che la sua assunzione, fiutandolo ovvero fumandolo in pipa, giovasse alla salute per le sue virtù medicali.
Segue: LA MANIFATTURA DEL TABACCO NELLA ROMA PONTIFICIA, articolo completo in formato pdf, tratto da Panorama Numismatico nr.318 – Giugno 2016