Il Medaglione aureo con il ritratto di Teoderico venne presentato al mondo numismatico da Francesco Gnecchi (1850-1919) in un suo articolo pubblicato, nel 1895, sulla Rivista Italiana di Numismatica. Il monile era infatti entrato a far parte della raccolta del noto collezionista milanese; infine, nel 1923, venne acquistato dal Museo Nazionale Romano e, ancora oggi, è uno tra i reperti più significativi che vi sono conservati. Manufatto eccezionale sotto diversi punti di vista; ha un diametro di 33 mm, pesa 15,32 g con la chiusura a spilla saldata sul rovescio, risulta quindi essere un multiplo da tre solidi. Questo capolavoro dell’arte iconografia numismatica antica è l’unico documento che ci tramanda un’affascinante immagine di Teoderico e costituisce un unicum relativamente alla sua effige. Il celebre sovrano goto è ritratto di prospetto con sottili baffetti, il capo scoperto ornato da una lunga capigliatura liscia, arricciata alle punte. Dalle poche informazioni che ci sono pervenute, il ritrovamento è avvenuto in terra marchigiana, nel territorio di Morro d’Alba, in contrada Sant’Amico, nel podere Tognietti in un non meglio specificato deposito sepolcrale che venne sconvolto da lavori di scasso.
Michele Chimienti ormai da decenni sta dedicando tutte le sue ricerche in campo numismatico alla zecca di Bologna perché in questa città è nato e lavora.
Sono decine e decine i contributi ad essa dedicati, contributi basati sopratutto su una attentissima e scrupolosa indagine archivistica. Soltanto nel 2008 aveva dato alle stampe il suo primo volume, La zecca di Bologna e le sue macchine, ed ora porta finalmente a compimento quello che tutti si aspettavano da lui: un libro dedicato alle monete bolognesi, non solo le medievali, quelle predilette dall’autore, ma anche quelle del Sette ed Ottocento per arrivare fino all’ultima emissione a nome di Vittorio Emanuele II che poi sancì la chiusura definitiva.
Come base di lavoro Chimienti ha utilizzato le monete del Museo Civico Archeologico di Bologna in modo che questo stesso libro ne diventasse il catalogo generale. Dove la collezione civica mancava è stata integrata con esemplari presi da altri musei o collezioni private o, ancora, cataloghi d’asta.
Il volume, edito in occasione della 114a manifestazione VERONAFIL, tratta di alcuni pezzi enigmatici in piombo, più raramente in rame, aventi forma di conchiglia, che hanno particolarmente incuriosito l’autore. Egli ha intrapreso uno studio approfondito per cercare di fornire un’identità e, soprattutto, una funzione a questi antichi manufatti, le sue conclusioni sono presentate ed argomentate in questo interessante lavoro.
Pezzi, nella prima parte, affronta la monetazione nel mondo antico ponendo particolare attenzione ai precursori della moneta. Come noto, la nascita e la diffusione della monetazione, come oggi noi la intendiamo, è una conquista relativamente recente, risale infatti alla seconda metà del VII secolo a.C.
Il volume, come chiaramente si legge nel titolo, tratta di un aspetto particolare della monetazione di Giulio Cesare (100-44 a.C.), le monete con il suo ritratto. Cesare grande generale, capostipite della dinastia più famosa, rappresenta senza alcun dubbio uno dei personaggi più noti e mitizzati della storia. Figura straordinaria, primo dittatore perpetuo della repubblica romana e creatore dell’impero romano, anche se non fu imperatore. Potere che consegnò a suo figlio adottivo, il giovane Gaio Cesare Ottaviano, primo Augusto della cronologia di Roma. Moltissimo si è scritto sulla sua vita, i suoi amori, i suoi trionfi e sulle sue monete. Storici, archeologi, numismatici hanno effettuato innumerevoli ricerche e studi, numerosissime sono le pubblicazioni e gli articoli che lo riguardano. Fra tanti argomenti analizzati, un aspetto che sicuramente appassiona, sia i collezionisti che gli studiosi, è la conoscenza delle reali fattezze del volto di Cesare. Qual è la sua raffigurazione più veritiera? Qual è l’esatta cronologia delle monete emesse nel 44 a.C.? Questo libro esamina proprio questi aspetti. Sergio Novajra ha riassunto, analizzato e confrontato quello che gli studiosi hanno scritto al riguardo cercando di trarre, alla fine, le logiche conclusioni soprattutto dal punto di vista numismatico.
Questo libro, frutto di anni di ricerche dell’esperta di numismatica Franca Maria Vanni, viene proposto perché manca a tutt’oggi una monografia completa sulla zecca di Pisa che comprenda uno studio critico delle specie monetarie e il relativo catalogo delle emissioni conosciute. La monografia ha un ambito cronologico che inizia con l’età longobarda (VIII secolo dopo Cristo) e arriva fino al 1509, quando Pisa cadde sotto la denominazione fiorentina. Un capitolo a parte è dedicato anche alla monetazione medicea coniata nella zecca pisana appositamente per i commerci con il Levante.Nella monografia sono presenti numerosi pezzi inediti e il catalogo è strutturato in base all’esame di 14 collezioni museali italiane e straniere, completate dalla visione di 4 collezioni private, per una campionatura totale di 5.000 esemplari.
Oltre al catalogo delle emissioni suddiviso per epoche cronologiche, il volume è corredato da un’appendice dove sono stati trascritti i più importanti documenti riguardanti la zecca e da un indice delle legende del dritto e del rovescio. L’opera è illustrata con tavole e foto a colori.