Un lettore di Panorama Numismatico mi ha gentilmente segnalato il possesso di una strana moneta, precisamente un sesterzio di Filippo l’Arabo che non riusciva a catalogare.
Ho potuto in seguito esaminarla direttamente, questa é descrizione:
D/IMP M IVL PHILIPPVS AVG – Busto laureato e paludato a destra;
R/ PRINCIPI IVVENTVTIS – L’Imperatore in abito militare, in piedi a sinistra, che tiene una bacchetta nella mano destra ed una lancia con la punta rivolta verso il basso nella sinistra, alle sue spalle due insegne militari.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.116/febbraio 1997
di Roberto Diegi
Marcus Cocceius Nerva
Marcus Cocceius Nerva nacque a Narnia (l’odierna Narni, in Umbria) nel mese di novembre dell’anno 30 d.C.
Suo nonno, che aveva il suo stesso nome, aveva ricoperto il consolato ed era stato grande amico di Tiberio. La famiglia non era di origine patrizia ma annoverava illustri personaggi, soprattutto consoli, giuristi e letterati.
Anche il futuro imperatore, che era pure un noto avvocato, godette dei favori sia di Nerone che di Vespasiano.
Quest’ultimo lo scelse anche come collega nel consolato, nell’anno 71. Nel 90 ricoprì una seconda volta la carica di console insieme a Domiziano, che per la verità lo mandò in esilio dorato a Taranto nel 93 richiamandolo però a Roma l’anno successivo.
Secondo molti studiosi Nerva partecipò attivamente al complotto per uccidere Domiziano e questa tesi non appare poi neanche molto peregrina, visto che proprio Nerva fu acclamato imperatore il giorno stesso dell’assassinio di Domiziano.
Era il 18 settembre dell’anno 96 e Nerva aveva quindi quasi 66 anni, una età ragguardevole per quei tempi e già un po’ avanzata per assumere il potere. Infatti il nuovo imperatore sarebbe morto di lì a non molto, il 25 gennaio 98, dopo solo diciassette mesi di regno.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.227/marzo 2008
Publius Aelius Hadrianus
Adriano nacque, probabilmente, a Roma nel gennaio del 76, ma la sua famiglia era originaria della Betica (Spagna) dove si era trasferita moltissimi anni prima dal Picenum, terra d’origine della Gens Aelia. Il padre, Publius Aelius Hadrianus Afrus era cugino di Traiano. Alcuni sostengono però che il futuro imperatore fosse nato proprio ad Italica, in Spagna, come il suo predecessore.
Una radicata tradizione tramanda che Traiano, sul letto di morte, abbia adottato Adriano designandolo come suo successore. Secondo una più recente tesi storica pare però che le cose non siano andate proprio così perché Adriano, alla morte del padre avvenuta nell’85, fu affidato a due tutori uno dei quali era proprio Traiano: quindi già da molti anni il giovane Adriano era entrato a far parte della famiglia dell’imperatore che, ricordiamolo, non aveva eredi. Adozione formale o no, sul letto di morte o prima, Adriano era comunque il successore designato di Traiano, come risulta del resto, lo vedremo più avanti, da alcune monete.
Titus Flavius Vespasianus
Titus Flavius Vespasianus (Titus)
Titus Flavius Domitianus
Titus Flavius Vespasianus
Titus Flavius Vespasianus nacque a Reate nel 9 d.C. da una famiglia dell’ordine equestre. Il padre era stato esattore delle tasse; suo fratello maggiore Sabino era divenuto senatore ed era prefetto di Roma quando fu ucciso durante gli ultimi giorni di strenua resistenza di Vitellio e dei suoi seguaci.
Nel 40 Vespasiano divenne pretore e successivamente ebbe altre cariche, grazie alla protezione del potente liberto Narciso, ministro ai tempi di Claudio.
Come comandante di legioni si distinse, nel 43-44, nella campagna per l’invasione della Britannia; nel 51 fu proconsole in Africa dove meritò molti elogi per la sua buona e onesta amministrazione. Nel 67 fu nominato gvernatore della Giudea, con l’incarico di domare la rivolta degli Ebrei: alla metà del 68 Vespasiano aveva ridotto all’obbedienza quasi tutto quel turbolento paese, con l’eccezione della capitale Gerusalemme e di alcune fortezze periferiche: le operazioni furono sospese alla notizia della morte violenta di Nerone e Vespasiano riconobbe Galba come nuovo imperatore.
La guerra civile scoppiata a Roma, con l’uccisione di Galba, lo scontro tra Otho e Vitellio e l’assunzione al trono di quest’ultimo, indussero però Vespasiano ad intervenire, tramite i suoi due generali Gaio Licinio Muciano e Marco Antonio Primo: specialmente Muciano preparò il terreno a Vespasiano, che alla morte di Vitellio fu proclamato imperatore.
di Roberto Diegi
IL SIGNIFICATO DELLA CORONA RADIATA SULLE MONETE TRA IL I E IL III SECOLO d.C. E LE RIFORME DEL SISTEMA MONETARIO ROMANO.
È convinzione diffusa e ben radicata che nella monetazione imperiale romana l’apposizione di una corona radiata, anziché laureata, sul capo dell’imperatore di turno avesse il preciso significato di valore doppio della moneta in questione. In linea di massima ciò è vero, ma non sempre è stato così.
Gli assi coniati da Tiberio per la divinizzazione di Augusto, ad esempio, portano tutti la corona radiata ed è ben certo che queste monete non erano dupondi, cioè due assi. Il notissimo conio che riporto (foto 1), coniato da Tiberio nel 14 d.C., dimostra chiaramente come la corona radiata non avesse, in questo caso, alcun significato di “doppio”. Ma anche sotto Nerone, si hanno indifferentemente assi e dupondi sia con la corona laureata che radiata. Riporto due dupondi, uno con la corona radiata (foto 2) e l’altro con quella laureata (foto 3).
Ma la questione della testa radiata che avrebbe dovuto distinguere le monete di valore doppio crea non pochi problemi anche dopo Nerone. Adriano ha coniato dei bellissimi dupondi dove l’imperatore appare sia con la classica corona laureata che con quella radiata ed è solo in base al peso e alla lega che si possono distinguere gli assi dai dupondi. Le foto 4 e 5 sono emblematiche al riguardo.
La circostanza che nel I e II secolo d.C. la corona radiata non indicasse sempre e necessariamente un valore dopppio è testimoniata anche da questa anomala moneta (foto 6) fatta coniare da Lucio Vero: asse o dupondio? Il peso (9,67 grammi) fa pensare ad un asse, ma il capo di Lucio Vero porta una corona radiata.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.280 – gennaio 2013.