La moneta di maggior valore battuta nella zecca di Firenze negli ultimi anni della dinastia Medici e durante il periodo lorenese fu senza dubbio il ruspone. Marco Benetello ha dedicato a questa moneta una monografia esaminandola sotto tutti i punti di vista, sia quello storico ed archivistico, che collezionistico. Molte informazioni sono state tratte dai materiali d’archivio del fondo della Zecca dell’Archivio di Stato di Firenze.
Il ruspone fu battuto per la prima volta nel 1719 sotto Cosimo III. Si trattava in pratica di un multiplo da tre fiorini d’oro e quindi del peso di 10,46 grammi al titolo di 24 carati. Il curioso nome, unico nel panorama numismatico italiano, derivava dal fatto che “ruspo” era chiamato il fiorino. Ruspo equivaleva a quel “brillante ruvido” come si presentava la moneta appena coniata che ancora non era stata usurata dalla circolazione. (altro…)
Negli ultimi anni la bibliografia sulla zecca di Firenze è notevolmente aumentata in particolare con le opere di Andrea Pucci dal periodo mediceo in poi e di Alessio Montagano nella collana dei MIR. In più, a coronamento di tutto, c’è stata la pubblicazione delle monete medicee e lorenesi presenti nella Collezione reale, conservata al Museo Nazionale Romano, nella serie del «Bollettino di Numismatica» diretta dalla conservatrice Gabriella Angeli Bufalini. Ma, si sa, in numismatica non è mai possibile scrivere la parola fine. Lo confermano questi due nuovissimi libri di Corrado Ciabatti che ripercorrono le ricche monetazioni di Francesco di Lorena e di Pietro Leopoldo, in particolare per quel che riguarda la moneta simbolo del periodo, cioè il francescone d’argento, di largo modulo, col ritratto del granduca al diritto e lo stemma coronato al rovescio. (altro…)
È sempre con molto piacere che segnaliamo un collezionista che pubblica la propria raccolta frutto di tanti anni di ricerche, sacrifici economici e non solo. Dovrebbe essere un traguardo di grande soddisfazione vedere le proprie monete stampate e divulgate per poi magari vedere dopo qualche tempo il proprio volume citato nelle bibliografie. Del resto, con le moderne tecnologie, l’impegno finanziario richiesto è molto contenuto. Si possono stampare perfino poche decine di copie in digitale e a colori spendendo spesso molto meno di quel che si potrebbe pagare una moneta di media importanza.
È quello ciò che ha fatto Wilder Pellegrini il quale, addirittura, è arrivato alla seconda edizione della sua raccolta. Pubblicato in soli 100 esemplari numerati, il lavoro è interamente a colori (diversi anche gli ingrandimenti) e con copertina cartonata. Presenta 154 monete e una prova emesse a partire da Francesco II di Lorena (la prima moneta della collezione porta la data del 1747) fino a Leopoldo II (l’ultima moneta è del 1859). Si tratta, come indicato dal titolo, di francesconi da 10 paoli e mezzi francesconi da 5 paoli ma vi sono comprese anche le dene e le mezze dene di Carlo Ludovico e Maria Luisa e il tallero per il Levante di Francesco II e Pietro Leopoldo. Dopo un breve profilo storico del periodo, viene il catalogo dove ogni moneta è illustrata e descritta con indicazione della rarità reputata dall’autore il quale indica anche, con giusto orgoglio, gli altri esemplari noti in caso di grandi rarità. E le grandi rarità, in effetti, abbondano: il francescone del 1792, per esempio, che l’autore riporta come noto in un solo altro esemplare, oppure il tallero del 1772 di cui sono noti appena altri due esemplari.