di Giuseppe Carucci
COME VENIVA CONIATA LA MONETA NEL MEDIOEVO? CHI GESTIVA I GRANDI PROVENTI DELLE ZECCHE? ECCO COSA AVVENIVA NEL REGNO DI FRANCIA.
Un cronachista fiammingo ci informa che nel X secolo il conte di Fiandra Baldovino III (fig. 1) stabilì in un editto le regole per gli scambi commerciali per chi non possedesse denaro: per due galline bisognava dare un gallo, una pecora per due agnelli, una mucca per due vitelli, un vitello per due pecore e così via.
L’economia era basata sullo scambio in natura, si comprava e si vendeva poco ma comunque si commerciava anche in assenza di moneta sonante.
Tuttavia la moneta era pur sempre necessaria anche nei periodi più cupi della stagnazione economica medioevale.
di Giuseppe Carucci
Avere l’hobby del collezionare qualcosa è molto bello poiché riempie la vita, ti porta a fare ricerche, studi, ti entusiasma quando riesci a trovare un pezzo che ti mancava. Attenzione però, bisogna tenere a freno sia la tasca che, soprattutto, qualche momento negativo a livello emozionale.
di Giuseppe Carucci – anteprima da Panorama Numismatico nr.257/Dicembre 2010 di prossima uscita
Solitamente si sale al trono e ci si resta fino alla morte. Può anche accadere che il monarca venga spodestato da congiure o colpi di stato o che faccia rinuncia come Edoardo VIII di Gran Bretagna, ma essere re di uno stesso paese due volte di cui la seconda a distanza di molti anni è evento rarissimo e forse unico nella storia delle monarchie mondiali.
Eppure ciò è successo a Michele I, ultimo re di Romania.
Sciti, Celti, Illiri e Sarmati furono i primi popoli che si stabilirono nella regione chiamata, dai Greci, Dacia. Essa fu poi occupata definitivamente dall’imperatore Traiano agli inizi del II secolo. In seguito invasa da varie tribù germaniche, poi da slavi e parzialmente anche da ungheresi, la Romania cadde nel XVI secolo sotto il dominio turco e soltanto nel 1878 il congresso di Berlino riconobbe l’indipendenza dello stato rumeno che fu eretto a monarchia e affidato alla dinastia degli Hoenzollern – Sigmaringen (fig. 1).
di Giuseppe Carucci – da Panorama Numismatico 239/aprile 2009
UNA STORIA DAL MEDIOEVO ALL’ETA’ MODERNA DELLA MONETA VISTA SOTTO IL PROFILO ARTISTICO
Imprimendo il suo marchio su un pezzo di metallo, cioè sulla moneta, lo Stato mirava non solo a garantire il peso e la purezza del metallo, non solo a usare la moneta come mezzo di comunicazione di massa, ma anche a coniare monete belle, soprattutto quelle in oro e argento. Lo splendore dell’oro e lo scintillio dell’argento diventano di per sé equivalenti a dindicatori di bellezza. Le monete furono usate anche come decorazioni di capi di vestiario e di vasellame. Alla figura 1 è riportato un dettaglio di un abito femminile tradizionale di una popolazione del Volga fatto di monete cucite nel tessuto. Le monete qui presenti abbracciano un periodo cronologico da Ivan il Terribile fino alla metà del XIX secolo. A partire dal Rinascimento divenne moda in Europa abbellire coppe d’oro e d’argento con monete saldate sulla superficie dell’oggetto.
di Giuseppe Carucci – da Panorama Numismatico nr.226/Febbraio 2008
DOPO LA CADUTA DELL’IMPERO E LA FINE DELLA SUA IMPONENTE MONETAZIONE, LA RIPRESA DELLE CONIAZIONI FU OPERA DI QUELLE POPOLAZIONI CHE POCHI SECOLI PRIMA SI SAREBBERO DEFINITE BARBARE.
Dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente la produzione monetaria in Europa cadde in uno stato di profonda crisi, più grave di quella dell’ultimo periodo di Roma. In un primo tempo i re delle varie etnie barbare si accontentarono della vecchia moneta romana oppure ne coniarono di nuove ad imitazione dei solidi romani e bizantini. Dapprima era loro sufficiente che sulle monete ci fossero le iniziali dei loro nomi o i relativi monogrammi.