di Giuseppe Carucci
DOPO LA MORTE DI ALESSANDRO I DI RUSSIA, LA ZECCA DI MOSCA CONIO’ POCHISSIMI ESEMPLARI DI PROVA DI UN RUBLO A NOME DEL SUO PRESUNTO SUCCESSORE, COSTANTINO, IL QUALE POI NON SALI’ AL TRONO. DEL “RUBLO DI COSTANTINO” ESISTONO NUMEROSI FALSI, TRA CUI UNO, INSOLITO, NEL MUSEO MOSCOVITA.
Alessandro I[1. La morte di Alessandro è avvolta dal mistero. Trasferitosi a Taganrog, un porto sul Mar d’Azov, ufficialmente per il peggioramento della salute della moglie, vi trova la morte improvvisamente. Da più parti si dubitò del fatto che egli fosse realmente morto in quel posto ed in quell’anno. Secondo alcuni, Alessandro sarebbe vissuto fino al 1864 a Tomsk, in Siberia, sotto le sfoglie di un monaco o eremita con nome Fomic o Kuzmic; l’ambasciatore inglese in Russia affermò di aver visto lo zar a bordo di una nave successivamente alla sua morte ufficiale; chi lo vide dopo la morte fece fatica a riconoscerlo; i suoi successori Nicola I e Alessandro II trattarono sempre con molta deferenza il monaco in questione; lo stesso Lev Tolstoj accredita la versione della falsa morte nel suo racconto incompiuto Memorie postume del monaco Fëdor Kuzmic; secondo altri la vera morte sarebbe avvenuta non nel 1864 ma nel 1836. Il trasporto della salma da Taganrog a San Pietroburgo impiegò un tempo assurdamente lungo; i rapporti anatomici dell’esame del cadavere parlano di un problema ad una gamba che era realmente presente ma all’altra gamba, ed altri elementi ancora.
IN ALASKA, NEI TERRITORI CHE APPARTENNERO ALL’IMPERO RUSSO FINO AL 1868, LA PENURIA DI MONETA SPICCIA HA RESO INDISPENSABILE LA CIRCOLAZIONE DI SOLDI FATTI IN PELLE ANIMALE.
In alcune cronache russe della metà del XVII secolo comparvero per la prima volta affermazioni circa l’esistenza nell’antica Russia di “soldi di pelle” come prima forma premonetale.
In una cronaca bizantina del X secolo, di cui si è conservata una traduzione in russo del XVII secolo, si afferma che i soldi di pelle furono le prime monete della Roma davvero arcaica. Teoria per l’epoca affascinante poiché si era in un periodo in cui altissimo risuonava l’interesse per tutto quello che veniva collegato alle antichità romane, in quanto si riteneva che i regnanti moscoviti fossero diretti discendenti dei Cesari. Del resto la stessa religione ortodossa dichiarava che Mosca era la terza Roma (la seconda era stata Costantinopoli) come alfiere della cristianità e che non ce ne sarebbe stata una quarta.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr. 292 – febbraio 2014
di Giuseppe Carucci
LA STORIA DEI SOVRANI DI BULGARIA E DELLE LORO CONIAZIONI TRA LA SECONDA META’ DELL’OTTOCENTO E IL 1946, QUANDO L’ULTIMO ZAR VENNE DEPOSTO A FAVORE DELLA REPUBBLICA.
Il paese deve il suo nome ai bulgari, popolazione di origine unna che si stabilì nel V secolo nei territori a nord del mar Nero, tra i fiumi Volga e Don. I due gruppi fondamentali dei Kutriguri e Utriguri si riunirono nel regno della Grande Bulgaria, dissolto nel VII secolo dall’invasione dei cazari; il nucleo principale dei bulgari emigrò verso i Balcani dove, fondendosi con gli slavi locali, diedero vita a uno stato federativo bulgaro-slavo a scapito dei bizantini.
La Bulgaria divenne lo stato più fiorente dei Balcani sotto i regni di Boris I (853-889) e Simeone (893-927). Fu durante il regno di Boris I che i santi Cirillo e Metodio introdussero l’alfabeto glagolitico, detto anche cirillico. In seguito, sottomessa nuovamente dai bizantini dopo i torbidi scoppiati al decadere del primo regno bulgaro, tornò indipendente nel secolo XII sotto la dinastia degli Asen (fig. 1) per essere infine assoggettata dai turchi sul finire del secolo XIV.
NUMEROSI FURONO I CENTRI DI CONIAZIONE IN RUSSIA PRIMA DELLA RIFORMA MONETARIA DEL XVIII SECOLO VOLUTA DA PIETRO I. LA MONETA COMUNE A OGNI GRANDUCATO ERA IL DENGA D’ARGENTO CHE, PERO’, NON AVEVA PESO UNIFORME.
di Giuseppe Carucci
Nella seconda metà del XIV secolo si ebbe nelle terre russe una ripresa delle attività produttivo-commerciali e si rafforzò la lotta contro il conquistatore mongolo. Ciò provocò la ripresa della coniazione monetaria in alcuni ducati e principati. L’unità monetaria che venne a essere coniata fu chiamata denga.
La moneta d’argento con questo nome fu per lungo tempo l’unico nummo coniato, anche se in alcuni principati o ducati essa fu accompagnata dalla sua metà, detta poludenga, e a Pskov e Novgorod anche dal quarto di denga, detto cetveretza.
È opinione comune che il primo stato a coniare sia stato il granducato di Mosca, seguito dai ducati Rjazanski e Suzdalsko-Nizhegorodski. Dalla fine del XIV secolo e nella prima metà del XV secolo, coniarono anche altri principati e ducati vassalli.
È giusto sottolineare che agli albori della ripresa della coniazione nelle terre russe non si poteva parlare di vere e proprie zecche, bensì di “luoghi di coniazione”. Più che altro la coniazione avveniva nelle botteghe artigiane degli argentieri i quali lavoravano non su ordinazione del duca o principe ma con il suo consenso, poiché in realtà le monete servivano soprattutto ai mercanti ed erano loro ad avere disponibilità d’argento da trasformare in monete. Negli stati più grandi il sovrano aveva il proprio argentiere-zecchiere il quale, di tanto in tanto, veniva invitato, con la sua piccola borsa di strumenti, per effettuare la coniazione necessaria.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.286 / Luglio e Agosto 2013
di Giuseppe Carucci
Le due rivoluzioni del 1917, quella borghese del febbraio e quella proletaria dell’ottobre, spazzarono via definitivamente il plurisecolare ordinamento monarchico assolutista e con esso tutte le sue monete. Non è chiaro quali fossero le intenzioni originarie del nuovo governo dei Soviet circa una eventuale nuova monetazione. Com’era purtoppo naturale aspettarsi, il cambio di regime non fu incruento: si era ancora in guerra e l’armistizio che il governo firmerà in seguito con la Germania sarà molto pesante, comportando perdite territoriali; mentre la Finlandia otterrà la Lenin la restituzione della piena indipendenza. Ben presto scoppiò anche una guerra civile, che durò anni e fu molto sanguinosa e crudele da ambo le parti. Da un lato i Belogvardeizy (guardie bianche), che si battevano per la restaurazione monarchica ma soprattutto per la ricostituzione del grande latifondo; dall’altra i Krasnoarmeizy (soldati rossi), decisi a difendere fino alla morte la vittoria dei Soviet. La guerra civile si protrasse per anni e in una certa fase sembrò che dovesse terminare con la vittoria dei bianchi sui rosse, grazie anche all’aiuto delle potenze occidentali. Dalla Siberia premevano le armate del generale Kolciak, dal sud gli eserciti dei generali bianchi Denikin, Kornilov e Wrangler, e così il regime sovietico si trovò a controllare solo una parte del paese. La rivoluzione finì comunque con la vittoria dei Bolscevichi, che riacquistarono il controllo dell’intero territorio. (altro…)