Ci sono luoghi del pensiero in cui spesso un collezionista o un cultore monetario veleggia con sospirata nostalgia, attingendo allo scrigno dei ricordi e all’ardore dell’immaginazione per interpretare, con spirito nuovo, tempi e luoghi ormai lontani, da cui trae origine la sua storia. In Italia, dove la sensibilità artistica e la vena poetica hanno acquisito uno statuto particolare, questa forma del pensiero assume una conformazione precisa: un itinerarium mentis, che dalla severità barocca di Barbetti approda alla postmodernità policromatica di Capranesi, evolvendo verso sentieri tecnologici sempre più attuali e affascinanti.
Stiamo parlando del biglietto più conosciuto e nominato nella storia della cartamoneta italiana, un topos del pensiero e dell’azione: il simbolo della cartamoneta per antonomasia incarnato per secoli dal biglietto da Mille Lire. Questo “personaggio”, dal carisma magnetico, ha assunto fattezze e colori diversi nel corso della sua lunga storia. Compie il suo esordio a Torino, nel 1746 come cartamoneta di Stato con rendita annuale, per poi prendersi una “pausa tecnica” di circa un quarto di secolo. Infatti, a causa della Rivoluzione Francese nonché dell’invasione napoleonica, i “biglietti delle Regie Finanze” di Torino subirono una forte perdita del potere di acquisto e cessarono il loro corso con la loro ultima emissione del primo settembre 1799.
Anatomia di una banconota: dall’arte alla tecnologia è il testo che prosegue la collana di nummografia inaugurata con la monografia Mille lire al mese, tre secoli di storia raccontati da una banconota, che ha avuto un buon riscontro di pubblico ed è stato anche riconosciuto come “libro del mese” dalla casa editrice Lampi di Stampa.
L’argomento affrontato con questo secondo volume della collana è sostanzialmente inedito in Italia, perché esamina, in modo sistematico ed esaustivo, l’intero ciclo di esistenza della banconota, sia sotto l’aspetto tecnologico che artistico, nelle varie fasi della sua storia. Il libro è destinato non solo ai collezionisti più esigenti dei nummi cartecei ma anche ai cultori della cartamoneta e di storia monetaria e finanziaria.
IN VISTA DELLA RIFORMA MONETARIA, LA BANCA D’ITALIA INIZIÒ AD IMPEGNARE I PROPRI TECNICI E ARTISTI NELLA PROGETTAZIONE DELLE NUOVE BANCONOTE, IDEANDO SOLUZIONI PARTICOLARMENTE INNOVATIVE.
L’idea, da parte dello Stato italiano, di recuperare prestigio economico e politico da una riforma del “modulo monetario” nasce da lontano e acquista spessore teorico fin dai tempi della liberazione Alleata negli anni conclusivi del Secondo conflitto mondiale. In quella circostanza il paventato cambio della moneta si proponeva obiettivi ambiziosi e di giustizia sociale: dal blocco dei biglietti esportati all’estero a seguito di attività speculative e frodatorie, alla riduzione di almeno un terzo della base monetaria in funzione antiinflazionistica; dal censimento nominativo della ricchezza mobiliare (all’atto del cambio della valuta), al realizzarsi di una forma di imposizione fiscale diretta e più equa che servisse da volano per i primi investimenti pubblici nella ricostruzione.
Segue: articolo completo in formato pdf La lira pesante tratto da Panorama Numismatico nr.329, giugno 2017