di Gianni Graziosi
La zecca di Perth, nel 2012, ha coniato due tipologie di monete da un dollaro in argento, di peso pari a un’oncia (31,1 g, 40,6 mm, 6.000 pezzi), con forma decisamente insolita, quella del continente australiano. Al rovescio di un tipo è raffigurato un kookaburra posato su uno steccato, la figura si distacca nettamente dallo sfondo colorato. Il kookaburra (genere Dacelo, famiglia Alcedinidae) è un tipico uccello dell’Australia e della Nuova Guinea che ha una caratteristica particolare, quella di emettere forti richiami striduli ed acuti molto simili a una risata umana. Esso fu anche scelto come una delle mascotte ufficiali, assieme all’echidna e all’ornitorinco, della XXVII olimpiade che si svolse nel 2.000 a Sydney. Sull’altro pezzo è invece raffigurato un emù (Dromaius novaehollandiae), un potente e grande uccello, inferiore solamente allo struzzo per dimensione, che è anche un forte corridore e se minacciato può raggiungere i 50 km all’ora. Le due monete rappresentano le prime coniazioni di una serie che sarà dedicata alla fauna selvaggia dell’Australia.
di Gianni Graziosi
Nel tardo pomeriggio del 6 maggio 1937, alle 19 e 25, il dirigibile Hindenburg, mentre cercava di attraccare al pilone di ormeggio della stazione aeronavale di Lakehurst (New Jersey, USA), prese fuoco e venne completamente distrutto in meno di un minuto. Per commemorare i 75 anni della tragedia, le isole Cook hanno messo in vendita un conio, di ispirazione moderna, sul quale lo zeppelin tedesco Hindenburg è raffigurato, su una lamina di madreperla iridescente, mentre vola nel cielo di New York; al dritto la classica immagine della regina Elisabetta II. La moneta in argento, valore facciale 50 dollari 2013, appartiene alla serie “Mother of Pearl Coins”, pesa 155,5 g (5 oz.) e ha un diametro di ben 65 mm; solo 750 gli esemplari prodotti. Già nel 2012, per rendere omaggio al centenario dell’affondamento nell’Oceano Pacifico del Titanic, le isole Fiji hanno prodotto una moneta da 50 dollari in argento (stesso titolo, peso, diametro, tiratura) sulla quale, anche in questo caso, l’immagine del transatlantico in navigazione è realizzata su una lamina di madreperla posta al rovescio.
di Gianni Graziosi
Baldwin’s, la più importante casa d’aste inglese, specializzata in numismatica, ha tenuto il 27 settembre 2012 un’asta dove, tra le numerose monete proposte, sono stati esitati 101 dei più rari penny di Enrico III d’Inghilterra (1216-1272) provenienti dal tesoro scoperto a Bruxelles, in Belgio, nel 1908. Il tesoro venne rinvenuto da un gruppo di operai intenti a demolire una vecchia taverna per far posto alla linea ferroviaria principale che avrebbe attraversato il centro della città belga. Nascosto in un grande contenitore, era costituito da oltre 140.000 pezzi d’argento coniati in Inghilterra, Scozia, Irlanda e da altre monete continentali. La gamma dei pezzi presenti, penny con la croce lunga, coniati nella prima metà del XIII secolo, fanno ritenere che il contenitore sia stato sigillato fra il 1265 e il 1267, molto probabilmente nel 1267 quando le corporazioni artigiane si ribellarono con le armi all’autorità cittadina. I penny con la croce lunga, chiamati in questo modo perché i bracci superavano il più interno dei due cerchi ed arrivavano al bordo, vennero introdotti da Enrico III. Il penny è la più antica moneta anglo-sassone, equivalente al denaro, che abbia avuto corso in Inghilterra. Durante il regno di Enrico III un pound, pari a 7.680 grani, pesava 349,912 g pertanto un penny, detto anche sterling, doveva pesare esattamente 32 grani (di frumento del mezzo della spiga) ossia 1,458 g. Ricordo che un pound si divideva in 12 once e 240 penny.
Le monete del tesoro furono vendute, nel mese di ottobre del 1909, dalla casa d’aste di Carlo Dupriez (Bruxelles) dopo essere state divise in due grandi lotti. Uno, che comprendeva circa 55.000 monete continentali (soprattutto dei duchi di Brabante), fu venduto ad un acquirente che purtroppo le fece fondere dopo l’identificazione iniziale.
ATTI DELL’INCONTRO NUMISMATICO MEDAGLIA O MEZZO CARLINO DI OSTENTAZIONE “VICTOR ET LIBERATOR CONCORDIAE” PER ALFONSO II D’ARAGONA
In questa pubblicazione, una monografia di 51 pagine, l’autore prende in considerazione una moneta estremamente rara; fino ad oggi resta un unicum particolarmente interessante di Alfonso II d’Aragona apparso in vendita all’asta 32 della ditta Numismatica Ars Classica NAC (23 gennaio 2006, lotto n. 85). Nella prima parte del testo sono forniti brevi cenni biografici sul monarca in questione. Figlio di Ferdinando I (1458-1494), venne incoronato sovrano di Napoli nel 1494. Il regno di Alfonso II durò molto poco perché il giorno 23 gennaio 1495, abbandonato da tutti e sentendosi inviso al popolo, preferì abdicare a favore del figlio Ferrandino (Ferdinando II d’Aragona 1495-1496) particolarmente benvoluto dai sudditi. Si ritirò quindi nel monastero degli Olivetani, in Messina, dove morì il 18 dicembre 1495. Nonostante la brevità del regno, la produzione monetaria fu consistente in quanto il sovrano dovette affrontare spese per sostenere un’azione militare contro Carlo VIII di Francia che si preparava ad invadere l’Italia meridionale in quanto reclamava diritti sul trono di Napoli come successore della casa francese degli Angioini. Con Alfonso II vennero coniati ducati d’oro, coronati, mezzi carlini ed armelline (mezzi carlini con la raffigurazione dell’armellino) d’argento, trascurando completamente la moneta spicciola in rame in quanto ancora sufficiente ed in buono stato, quella prodotta da Ferdinando I.
Tra le monete proposte nelle varie aste si possono trovare pezzi particolari e insoliti. Recentemente mi è capitato di vedere un peso messicano 1966 contromarcato con simboli pontifici (Ex asta Artemide 18 E, lotto 530), inserito nelle monete e medaglie di zecche italiane, che ha subito attratto la mia curiosità. La sovrastampa, al centro del dritto, è costituita da un tondello con il gonfalone papale e le chiavi decussate di san Pietro, attorno l’iscrizione POPE JOHN PAUL II VISITS MEXICO · JAN. 26-31. 1979 ·. Al rovescio è raffigurato Josè Maria Morelos y Pavón (1765-1815); ovviamente l’immagine è deformata a causa della contromarca applicata sull’altro lato. Morelos fu un sacerdote liberale al servizio degli emarginati, degli indiani indigeni, che comandò, dopo la morte di Miguel Hidalgo y Costilla, il movimento indipendentista del Messico fino a quando, fatto prigioniero, venne processato e fucilato dall’esercito spagnolo.